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L’OMS ha annunciato la formazione di un gruppo di esperti per indagare le origini del Covid-19 e prepararci alla prossima pandemia. Si cerca di superare l’approccio politico alla crisi sanitaria, ma la battaglia sembra persa in partenza

Questa settimana l’OMS ha annunciato la formazione di un nuovo gruppo di esperti — il SAGO, per Scientific Advisory Group on the Origins of Novel Pathogens — che avrà lo scopo di guidare gli studi sulle origini di tutti i patogeni nuovi o ri-emergenti, compreso il SARS-CoV-2. Tedros Adhanom Ghebreyesus ha spiegato la decisione ricordando che “l’emergere di nuovi virus con il potenziale di scatenare epidemie e pandemie è un fatto naturale, e mentre il SARS-CoV-2 è il più recente di questo tipo di virus, non sarà l’ultimo.”

Il direttore generale ha sottolineato la varietà di ambiti da cui provengono gli esperti e dicendo che riflettono “le diversità geografiche e di genere.” In ogni caso, prima della prima riunione del gruppo bisognerà aspettare le due settimane di consultazioni pubbliche previste dalle norme dell’OMS. Il gruppo, tra le altre funzioni, assisterà l’OMS nel valutare una serie di nuovi studi sulle origini del Covid–19.

L’annuncio è arrivato insieme a un editoriale, firmato da Maria Van Kerkhove, responsabile tecnica per la risposta alla pandemia, Michael Ryan, direttore esecutivo del programma dell’OMS per le emergenze sanitarie, e dallo stesso Tedros Adhanom Ghebreyesus, pubblicato su Science. Nell’articolo, titolato “Prepararsi per la Malattia X,” i tre autori spiegano la decisione di lanciare il SAGO: “Non è la prima volta che vengono lanciati studi internazionali sulle origini di un nuovo virus. Eppure, ogni volta, i ricercatori si trovano di fronte a una serie di sfide — non solo scientifiche, ma anche logistiche e politiche. […] Nel maggio 2020, gli stati membri dell’OMS hanno approvato una risoluzione all’unanimità per dare all’OMS un mandato per riunire un gruppo di esperti per realizzare studi scientifici e collaborativi sulle origini del virus. Ma è chiaro che i processi scientifici sono stati danneggiati dalla politicizzazione, ed è per questo che la comunità scientifica globale deve rinforzare il proprio impegno per portare avanti il processo scientifico.”

Evitare la politicizzazione delle indagini sarà difficilissimo: nel corso del 2021 la teoria delle origini in laboratorio del virus — che, ricordiamo, non ha nessuna prova a favore, ma è stata istituzionalizzata quando è diventata bipartisan negli Stati Uniti — è diventata sempre più forte, raccogliendo il sostegno anche di diverse testate che hanno una reputazione di affidabilità. È il caso ad esempio del New York Times, che da tempo ormai abbraccia tacitamente la teoria, e che ieri ha pubblicato un pezzo in cui spiega che il nuovo gruppo incontrerà forti resistenze dalla Cina.

Prepararsi alla Malattia X vuol dire anche superare le tante difficoltà che ancora rendono inutilmente difficile la pandemia in tante parti del mondo: mentre i paesi più ricchi del mondo si preoccupano del regime dei richiami — una cosa sacrosanta per la politica nazionale, ma miope su scala globale — i paesi più sfruttati devono affrontare sfide più complesse: in Africa il numero di tamponi è troppo basso, e un nuovo studio dell’OMS valuta che siano stati individuati solo il 14,2% dei casi — uno su tre. In tantissimi altri paesi come Indonesia e Brasile, dove la campagna vaccinale è stata condotta soprattutto con vaccini cinesi, la questione delle terze dosi è particolarmente urgente, perché questi vaccini garantiscono un periodo di protezione più breve. Così, mentre continuiamo a non produrre abbastanza vaccini per proteggere tutto il mondo, alcuni paesi che avrebbero bisogno urgente di terze dosi non hanno nemmeno quelle.

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in copertina, foto CDCPexels