trappist-127-cover

in copertina: le strade di Treviri, allagate. Foto via Twitter

La Commissione europea ha annunciato il piano ambientale più ambizioso del mondo — che però è comunque insufficiente. Anche di fronte ad eventi meteorologici devastanti, continua a mancare la volontà politica di affrontare l’emergenza

L’alluvione che si è abbattuta in Germania, nei Länder di Renania settentrionale-Vestfalia e Renania-Palatinato, ha causato un numero di morti ancora imprecisato. Mentre scriviamo il liveblog di DW si ferma a 58 morti, ma Die Welt ne riporta già uno più alto, almeno 70. Solo nel circondario di Ahrweiler ci sono 1.300 dispersi: ci sono territori che sono rimasti completamente isolati dalle piogge torrenziali, senza possibilità di comunicare con l’esterno — la rete mobile non è funzionante — e dove i soccorsi non sono ancora arrivati. In molte città i soccorsi arrivano in elicottero, per recuperare le persone che hanno trovato riparo arrampicandosi sul tetto di casa. Anche i danni alle strutture sono ingenti: sempre secondo il liveblog di DW almeno sei case sono crollate, e altre 25 rischiano di cedere. L’alluvione ha colpito duramente anche il Belgio, dove hanno perso la vita 12 persone e almeno 21 mila persone sono senza corrente elettrica, e i Paesi Bassi, dove il governo ha dichiarato lo stato di calamità naturale. In Lussemburgo, secondo i meteorologi, non ha mai piovuto così tanto nella storia.

L’evento — Angela Merkel, da Washington, l’ha descritto come una “catastrofe” — segna una nuova fase del confronto tra i territori europei e le conseguenze del cambiamento climatico causato dall’uomo. L’emergenza climatica infatti non si traduce soltanto in estati torride e temperature da capogiro, ma rende anche molto più probabili alluvioni e allagamenti. Se è vero che eventi estremi come i flash flood difficilmente possono essere contenuti, è possibile mitigare gli effetti degli allagamenti attraverso strategie di urbanistica, architettura e scienza dei materiali.

L’altro ieri i funzionari europei avevano annunciato una serie di misure per ridurre le emissioni di gas serra e combattere il cambiamento climatico. La Commissione europea ha presentato un piano su larga scala che è il più ambizioso a livello globale: l’Unione europea dovrebbe tagliare le proprie emissioni del 55% entro il 2030, e raggiungere la piena neutralità climatica entro il 2050. Per farlo, il blocco promette lo stop della vendita delle automobili a benzina e diesel entro il 2035, e disegna un ampio progetto di ristrutturazione delle industrie europee, a partire dall’acciaio e dal cemento. Presentando il “Green Deal” europeo, von der Leyen ha detto che “salvare il clima è la nostra missione generazionale, che deve unirci e incoraggiarci, per assicurare il benessere e la libertà dei nostri figli.” Sono parole molto ambiziose, che però si scontrano con i fatti: nemmeno il piano climatico più ambizioso del mondo (finora) è sufficiente per rimanere sotto la soglia dell’aumento di 1,5° C, che porterà a conseguenze ambientali, sociali ed economiche devastanti, come hanno sottolineato Greenpeace e Greta Thunberg.

In questa puntata sono con voi: Stefano Colombo e Alessandro Massone. Per non perderti nemmeno un episodio di TRAPPIST, abbonati su Spotify e Apple Podcasts.

Show notes

Sostieni l’informazione indipendente di the Submarine: abbonati a Hello, World! La prima settimana è gratis