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Mentre esperti e attivisti insistono che la sospensione dei brevetti sia l’unica soluzione per accelerare la produzione, politica e media sono sempre più occupate da lobbisti delle grande aziende farmaceutiche

Oggi a Roma si è aperto il Global Health Summit del G20. All’evento sono convenuti paesi che sono apertamente contrari alla liberalizzazione dei brevetti — come Germania e Regno Unito — e paesi che finora hanno espresso il proprio sostegno alla causa in modo molto timido, come la Francia e il Canada. Nel corso della giornata ci sono stati momenti particolarmente bassi — come l’Unione europea che promette di donare 100 milioni di dosi di vaccino, quando ci sono 7,5 miliardi di persone ancora da vaccinare — ma anche rilevanti prese di posizione, come quella di Draghi, che si è allineato con gli Stati Uniti nel chiedere la sospensione dei brevetti per i vaccini.

Ieri, prima dell’apertura del summit, la People’s Vaccine Alliance, la coalizione che chiede la sospensione dei brevetti sui vaccini, ha fatto notare che siccome si è lasciato lucrare sulla vendita dei vaccini, nove persone sono diventate miliardarie. Queste nove persone hanno un patrimonio netto combinato di 19,3 miliardi di dollari — una cifra con cui si potrebbe vaccinare tutte le persone nei paesi più sfruttati del mondo, che finora hanno ricevuto lo 0,2% delle dosi prodotte dalle aziende farmaceutiche. Oltre a questi nove, altri otto miliardari hanno visto le proprie finanze crescere drasticamente grazie ai vaccini, con un aumento della propria ricchezza combinato pari a 32,2 miliardi di dollari.

Sospendere i brevetti è l’unico modo per garantire una drastica accelerazione della produzione dei vaccini — necessaria non solo da un punto di vista umanitario, ma anche per proteggere i paesi privilegiati, dove sempre più persone sono vaccinate, ma che potrebbero non essere protette anche da future varianti, che possono svilupparsi e diffondersi finché non avremo vaccinato tutt*.

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