Il piano vaccinale è in ritardo. Draghi e Figliuolo se ne assumeranno la responsabilità?
Ostentare la tuta mimetica e il cappello da alpino non basta a far funzionare miracolosamente il piano vaccinale — e il ritardo di questi giorni ne è la prova
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in copertina, il commissario Figliuolo in visita a Genova, foto Presidenza del Consiglio dei ministri
Ostentare la tuta mimetica e il cappello da alpino non basta a far funzionare miracolosamente il piano vaccinale — e il ritardo di questi giorni ne è la prova
Le vacanze pasquali hanno fatto rallentare significativamente la campagna vaccinale: sabato e domenica sono state fatte circa 90 mila somministrazioni al giorno, ieri circa 160 mila, allontanando ulteriormente non solo il traguardo delle 500 mila somministrazioni giornaliere — previsto per fine aprile — ma anche quello delle 300 mila, che si sarebbe dovuto raggiungere già a fine marzo. Il ritardo accumulato in questi tre giorni si può calcolare in circa due milioni e mezzo di immunizzati da recuperare.
Ad essere particolarmente indietro è la vaccinazione della fascia d’età 70-79: solo l’11% ha ricevuto la dose e solo l’1,87% anche il richiamo, mentre tra gli over 80 circa il 63% è stato vaccinato almeno con una dose — ma in alcune regioni si supera l’80%. Il piano stilato inizialmente dal ministro Speranza aveva indicato come obiettivo per il 31 marzo l’immunizzazione di 6 milioni e 416 mila persone: al momento siamo a circa 3 milioni e mezzo di immunizzati con entrambe le dosi, mentre circa 4 milioni e 200 mila sono in attesa della seconda.
Popolazione over 80 vaccinata con almeno una dose
>80%: Basilicata
70-80%: Marche, Molise, Bolzano, Trento, Veneto
60-70%: Abruzzo, Campania, ER, Lazio, Lombardia, Piemonte, Umbria
50-60%: Calabria, FVG, Liguria, Puglia, Sardegna, Toscana, VdA
<50%: Sicilia pic.twitter.com/OFhvSpaut0
— Lorenzo Ruffino (@Ruffino_Lorenzo) April 5, 2021
A guardare i dati sulle somministrazioni, si capisce che il problema riguarda anche e soprattutto la quantità di dosi disponibili: nessuna regione ha somministrato meno del 70% delle dosi a disposizione, e molte — come Veneto, Valle d’Aosta, Toscana, Molise e Bolzano — sono oltre o attorno all’85%. Due giorni fa l’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato ha detto chiaramente che, con queste forniture, arrivare all’obiettivo dichiarato dal governo ad aprile “è impossibile.”
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Che questo obiettivo fosse minato da un eccesso di ottimismo è chiaro ormai da qualche giorno. Il piano vaccinale presentato lo scorso 13 marzo dal commissario Figliuolo — che ha come obiettivo “finale” la vaccinazione di tutta la popolazione entro metà settembre — non prendeva esplicitamente in considerazione eventuali nuovi ritardi nelle consegne. Ritardi che però, puntualmente, ci sono stati: le dosi di AstraZeneca consegnate all’Unione europea nel primo trimestre si sono fermate a un terzo rispetto agli impegni contrattuali.
Stamattina i giornali danno conto di “telefonate” che Mario Draghi starebbe vacendo ai vertici delle case farmaceutiche, in accordo con la Commissione europea, per fare pressione sulle consegne e scongiurare nuovi ritardi. Non risulta, però, che il presidente del Consiglio o il commissario straordinario Figliuolo si siano assunti la responsabilità di aver elaborato un piano con obiettivi irraggiungibili e già smentiti dalla realtà dei fatti. Pochi giorni fa, intervistato dal Corriere della Sera, Figliuolo ha detto che aprile è il mese “decisivo,” ribadendo che entro la fine si arriverà al traguardo delle 500 mila vaccinazioni giornaliere — “se il sistema regge.” Anche Draghi, parlando con i governatori regionali a fine marzo, aveva detto che l’obiettivo delle 500 mila dosi “non sembra così lontano.”
Ora sappiamo che è molto improbabile che sia raggiunto prima di maggio. Anche così, in linea di principio, evitando altri intoppi e scommettendo sul vaccino monodose di Johnson & Johnson, si potrebbe concludere la campagna entro agosto. Nel frattempo, però, il governo “dei competenti” potrebbe almeno chiedere scusa per aver toppato calcoli e previsioni, anche solo per compensare l’enfasi esagerata con cui è stata accolta la nomina del generale Figliuolo — salutato come un “genio” della logistica militare — al posto del bistrattato Domenico Arcuri, come se bastasse indossare una mimetica e il cappello da alpino per far miracolosamente accelerare il piano vaccinale.
L’andamento dei contagi
L’effetto festivo si è fatto sentire anche sul numero dei tamponi e quindi dei contagi registrati: ieri sono stati 10.680 su 102.795 test, con un tasso di positività al 10,4%. Aumenta di 34 unità il saldo dei ricoverati in terapia intensiva (con 192 ingressi), mentre resta alto il numero dei decessi — ieri sono stati 296.
🔴 #Coronavirus, 05/04/21
• Attualmente positivi: 570.096
• Deceduti: 111.326 (+296)
• Dimessi/Guariti: 2.997.522 (+9.323)
• Ricoverati: 32.522 (+387)
• di cui in Terapia Intensiva: 3.737 (+34)
• Tamponi: 51.302.838 (+102.795)
Totale casi: 3.678.944 (+10.680, +0,29%) pic.twitter.com/3aCv0rZI3r
— YouTrend (@you_trend) April 5, 2021
Oggi intanto riparte lo schema dei colori, con nove regioni ancora in zona rossa. I governatori regionali continuano a premere sul governo per anticipare le riaperture, proponendo come data il 20 aprile come “check-point” post–pasquale per valutare un allentamento delle restrizioni nel caso di un miglioramento dei dati epidemiologici. Fonti del governo hanno però chiarito che per ora non è stata convocata la cabina di regia né sono state definite date, e quindi per il momento la valutazione andrà avanti su base settimanale come al solito.