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Il caso del Portogallo dimostra quanto le varianti siano pericolose — ma anche quanto i veri lockdown siano efficaci. La coalizione che sostiene il governo Draghi, però, non ne sembra ancora convinta

Ieri diversi medici ed esperti si sono schierati pubblicamente a favore di un nuovo lockdown totale per impedire il diffondersi della variante B.1.1.7, scoperta per la prima volta nel Regno Unito. Come Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia dell’università di Padova, secondo cui “non ci sono alternative” perché la diffusione della variante B.1.1.7 “è destinata ad aumentare” e a diventare predominante, come prefigurato anche dall’indagine dell’Iss conclusa pochi giorni fa. Gli ha fatto eco anche il consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi, secondo cui “è necessario un lockdown totale in tutta Italia immediato, che preveda anche la chiusura delle scuole facendo salve le attività essenziali, ma di durata limitata.” Secondo Ricciardi, è arrivato il momento di basare la risposta alla pandemia “su tre pilastri: un lockdown per riportare la circolazione del virus sotto la soglia dei 50 casi al giorno su 100 mila abitanti, in modo da poter tornare a testare e tracciare, e una campagna di vaccinazione di massa, che da aprile potrà essere messa in atto. “Soltanto così potremo tornare alla normalità come accaduto in molti Paesi asiatici.”

In una parte sempre più consistente del mondo infatti, la gestione della pandemia resta un impegno durissimo, ma dai meccanismi comunque rodati. È il caso del lockdown totale di tre giorni iniziato oggi a Auckland, causato dalla scoperta dei primi due casi di variante B.1.1.7 in Nuova Zelanda. Grazie al numero di casi ristretto, nel paese è possibile ora fare contact tracing in modo chirurgico, e nei prossimi giorni le autorità sanitarie cercheranno di individuare possibili casi di esposizione. Operazioni precise e caute hanno permesso lo scorso gennaio di impedire la diffusione della variante B.1.351, individuata per la prima volta in Sudafrica, rintracciando il contagio ad uno degli hotel dove i viaggiatori devono passare il periodo di quarantena. 

Un altro esempio più vicino è quello del Portogallo, che è stato in qualche modo il paziente zero europeo della diffusione della variante B.1.1.7 – il paese il mese scorso è stato colpito da una delle ondate di contagio più gravi mai registrata dall’inizio della pandemia, ma grazie a un lockdown rigido, con il telelavoro obbligatorio per tutte le professioni che possono continuare a lavorare da casa, il numero di casi sta scendendo velocemente quanto era aumentato — ciononostante, le misure restrittive sono state estese almeno fino al primo marzo.

Il parere di Ricciardi, in realtà, non dovrebbe stupire, visto che il medico chiede misure più aggressive verso la pandemia praticamente ogni settimana. All’indomani della nascita del governo Draghi, però, le sue dichiarazioni hanno causato un piccolo terremoto politico, unite alla decisione last minute di prolungare la chiusura degli impianti sciistici, decisa ieri dal ministro Speranza tramite un’ordinanza. Matteo Salvini ha di fatto chiesto la testa di Ricciardi, colpevole di essere in sostanza un seminatore di discordia in questa fase di così ostentato ottimismo: “Non se ne può più di ‘esperti’ che parlano ai giornali, seminando paure e insicurezze, fregandosene di tutto e tutti.” Secondo la Lega “non si può continuare con il ‘metodo Conte’, annuncio la domenica e chiusura il lunedì, ad opera del trio Ricciardi-Arcuri-Speranza. Al di là di Speranza, appena riconfermato ministro, è necessario un cambio di squadra a livello tecnico.”

Non è servita la precisazione di Speranza sul fatto che anche in Germania e Francia si siano presi provvedimenti simili, e l’impegno a “compensare al più presto gli operatori del settore con adeguati ristori.” A Salvini e alla Lega nazionale hanno fatto eco gli esponenti della politica locale, come il governatore Veneto Zaia, che non si è limitato a chiedere i ristori ma addirittura i danni al governo, facendo notare come l’ordinanza sia arrivata solo quattro ore prima della prevista riapertura. Secondo il governatore ligure Toti, “i tecnici del Comitato tecnico-scientifico vivono lontani dal mondo reale.” Al coro si è unito anche un certo numero di associazioni di settore ed enti locali — e alcuni esponenti di partiti minori del governo, come Ettore Rosato di Italia viva, secondo il quale la decisione di Speranza è “una coda della caotica gestione del governo precedente e che lo stile da domani sarà molto diverso.”

Lo stupore mostrato dai politici della Lega sembra pretestuoso: i ministri di destra avevano già discusso della questione in Consiglio dei ministri, dove già 24 ore prima della firma dell’ordinanza da parte di Speranza si era presa la decisione di rinviare la riapertura — almeno stando a un tweet cancellato di Alberto Bagnai: non una fonte nota come affidabile, ma senza dubbio un personaggio che non avrebbe alcun interesse ad esporsi in questo modo su questo argomento. Il tweet è stato cancellato anche perché metteva a rischio un’altra linea d’attacco della destra: utilizzare l’urgenza con cui sono state imposte queste azioni per chiedere un “cambio di passo,” almeno della “squadra a livello tecnico.” 

Oggi, appunto: qual è la situazione epidemiologica italiana? Come registrato dall’Iss e come ha preso atto il ministero della Salute, la diffusione della variante B.1.1.7 nel paese raggiunge quasi il 20% dei casi totali, e tutti i dati e gli esperti concordano nel sostenere che la variante è più contagiosa rispetto al Sars-Cov-2 “originale.” Sulla letalità esistono dati meno precisi, ma diversi studi concordano nel definirla come probabilmente anche più pericolosa. Questi fatti concorrono a inquadrare la situazione attuale come critica nonostante i casi totali siano stabili: ieri a fronte di circa 205 mila tamponi, si sono registrati 11.068 casi, con 126 nuovi ingressi in terapia intensiva, per un totale di 23 letti occupati in più — e ancora 221 decessi. Per la prima volta dopo circa un mese è in aumento il totale degli attualmente positivi (che a ieri risultano 402.783). È quindi probabile che nonostante le richieste di “cambio di passo” che arrivano dalla sua destra il governo Draghi potrebbe trovarsi ad affrontare, tra le primissime cose, una recrudescenza della pandemia — che comunque, anche ora, fa registrare centinaia di morti al giorno.

In questo scenario, che potrebbe rapidamente peggiorare, la linea del governo Draghi sembrerebbe essere per ora anche quella del governo Conte: cercare di tenere i contagi a un livello accettabile per non aumentare troppo la pressione sugli ospedali, tollerando qualche centinaio di morti al giorno e aspettando l’arrivo del vaccino toccasana. È una strategia pericolosa: non tiene conto della diffusione e della nascita di varianti, e richiederà ancora molto tempo perché si possa tornare a una vita effettivamente normale — ammesso che questa definizione abbia senso. Draghi avrebbe come obiettivo arrivare il prima possibile a 300 mila somministrazioni di vaccino al giorno, anche se non è chiaro come sia possibile arrivare anche solo a una fornitura quotidiana su questi numeri nel breve periodo.

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