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Dalle regole delle 6 M in Spagna alle norme sui fuochi di Capodanno in Germania, cerchiamo di capire come gli stati europei si stanno muovendo nella speranza di garantire un Natale sicuro

Tutta Europa aveva chiuso insieme, e ora tutta Europa cerca di riaprire per garantire (l’acquisto e) lo scambio dei doni. Ma la seconda ondata è tutto tranne che superata. Dalla regola delle 6 M in Spagna alle norme sui fuochi di Capodanno in Germania, cerchiamo di capire come ci si sta muovendo, nella speranza di garantire un Natale sicuro.

Come tutta Europa era arrivata di fronte alle necessità di fare nuovi lockdown, ora tutta Europa cerca di capire come riaprire in vista del Natale. A differenza delle riaperture di maggio, però, questa volta c’è molta più fretta: non si riapre perché si riusciti a limitare il contagio, ma perché c’è l’urgenza di garantire l’usuale boom dei consumi per i regali di Natale. Per questo, le misure arrivano con compromessi, promemoria, e preghiere di autoisolamento. 

In Spagna il governo lavora ad una campagna per ricordare le “6 M” da rispettare durante la tregua invernale — mascarilla, manos, metros, maximizar ventilacion, minimizar numero de contactos, e “Me quedo en casa” (sì); in Francia ci si potrà spostare tra regioni, ma bisogna evitare “i viaggi inutili;” in Germania i governatori dei Lander pregano i cittadini di mettersi in autoisolamento in attesa del cenone — e chiedono ai datori di lavoro di offrire flessibilità ai propri dipendenti per lavorare da casa nei giorni precedenti alle ferie, una cosa che succederà di sicuro. 

In Italia sono ancora molti i punti interrogativi, ma mentre continua la lotta tra regioni e stato sulla possibilità di spostarsi oltre i confini regionali, l’Europa deve fare i conti con la necessità di improvvisare un’alleanza per la chiusura delle località sciistiche.

Ma mentre ci si preoccupa di garantire lo scambio dei regali, l’Europa continua a non avere nessun vero piano per limitare il contagio e tracciare i contatti — al netto di ripetere enfaticamente che bisogna a tutti i costi “evitare la terza ondata,” prima ancora di aver superato la seconda. Gli stati europei, al contrario, sembrano concentrati per accelerare al massimo l’approvazione e la distribuzione del vaccino, un’operazione che però non è sostitutiva a quelle di test & tracciamento, anche perché per realizzare la vaccinazione di una parte consistente della popolazione ci vorrà molto tempo.

Show Notes

In questa puntata sono con voi: Stefano Colombo @stefthesube Elena D’Alì @daliconlapostrofo. Per non perderti nemmeno un episodio di TRAPPIST, abbonati su Spotify e Apple Podcasts.

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