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Secondo il centro di ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, sì: l’app si chiama ItaliaTiAscolto, vuole garantire un “pronto soccorso” psicologico — con psicoterapia di gruppo libera e gratuita

La pandemia che ha colto il mondo di sorpresa lo scorso gennaio ha avuto effetti devastanti sulla società a tutti i livelli. A partire dal sistema sanitario, di cui si è molto parlato, che è arrivato l collasso sia la scorsa primavera sia in questo autunno. Ci sono però anche ulteriori e più complessi risvolti, che coinvolgono aspetti economici e pratici, ma anche psicologici — sia dal punto di vista collettivo che individuale. La solitudine, il distanziamento sociale, le quarantene fiduciarie e il senso della comunità che viene necessariamente a mancare hanno un effetto drammatico sulla salute psicologica dei cittadini. 

Le ripercussioni della pandemia rischiano di lasciare un segno profondo per molto tempo, anche dopo che il virus sarà stato sconfitto. L’OMS ha persino coniato un termine per definire lo stress a cui la società è sottoposta in questo delicato momento storico: “pandemic fatigue” — già in primavera, l’organizzazione aveva lanciato una serie di allarmi riguardo la “pandemia psicologica.” Dopo l’ultimo Dpcm e le nuove limitazioni imposte, la situazione in Italia rischia solamente di peggiorare. Per il bene collettivo è molto importante prendere in considerazione l’altissimo livello di stress a cui sono sottoposti il personale sanitario, i pazienti affetti e i familiari delle vittime, ma anche la popolazione che vede cambiare repentinamente e profondamente il suo stile di vita. Altrettanto essenziale è riconoscere che i mutamenti a cui siamo sottoposti hanno un inevitabile impatto sulla cultura, il sistema sociale, il vocabolario e l’immaginario comuni. 

Davanti all’evidenza e alla gravità del malessere della popolazione, a settembre si è finalmente attivato un progetto di aiuto attivo e propositivo: “ItaliaTiAscolto” è un’app di supporto psicologico sviluppata da iMoobyte, in collaborazione con il centro di ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, l’Ordine degli Psicologi della Lombardia e il sostegno di Fondazione di Comunità Milano. “L’obiettivo primario di ItaliaTiAscolto,” spiega a the Submarine la Professoressa Rossella Dartizio, una delle psicoterapeute attive nel progetto, “è quello di fornire agli utenti un primo soccorso psicologico:” “il rischio di burnout è molto alto” ed è quindi essenziale che chi è in difficoltà abbia un punto di riferimento a cui rivolgersi, libero, trasversale, gratuito. L’applicazione è composta da una serie di “stanze tematiche” online per la psicoterapia di gruppo, a cui si può accedere da smartphone o tablet. 

Ogni “stanza” ospita fino a otto partecipanti, dando in questo modo l’occasione non soltanto di parlare con un professionista, ma di confrontarsi con chi sta affrontando situazioni traumatiche simili alle proprie.

La scelta di utilizzare la terapia di gruppo non è una scelta scontata, e punta a “trovare conforto attraverso la possibilità di scambiare opinioni con i propri pari, con quelle persone che, insieme a loro in quella stanza virtuale, stanno vivendo la stessa situazione,” con la speranza che questo “possa essere un aiuto anche nel fare eventualmente un passo successivo nel maturare una domanda più strutturata di supporto psicologico, anche al di fuori dell’applicazione.”

Le sessioni proposte durano un’ora, sono mirate a target specifici e la terapia non deve essere necessariamente continuativa: anche se si può partecipare più volte, ogni incontro vuole essere compiuto e a sé, un momento unico, secondo una dinamica che Dartizio definisce “one shot.” Gli psicoterapeuti attivi sulla App sono otto e sono tutti terapeuti di gruppo: si occupano di “raccogliere e contestualizzare la prima sofferenza” dei partecipanti. Al termine della sessione vengono date informazioni su come cercare un aiuto ulteriore qualora se ne senta il bisogno. 

Oltre a contenere un primo breakdown, ItaliaTiAscolto rende possibile un approccio più aperto alla terapia in generale, anche per chi non avrebbe mai pensato di averne bisogno. È anche possibile disattivare videocamera e microfono, e ascoltare semplicemente quanto viene detto nelle stanze. Alcune stanze virtuali sono “fisse:” affrontano le stesse tematiche dall’inizio del progetto. L’idea è che rimangano sempre a disposizione: tra queste ci sono “Vivere Senza,” dedicata a chi ha perso qualcuno e in cui si parla in maniera specifica di elaborazione del lutto e “Vita da Covid,” che si rivolge invece ai giovani dai 18 ai 26 anni su temi più trasversali, dalle relazioni alle diverse esperienze e difficoltà vissute a causa del virus. Altri gruppi sono invece “dinamici,” in costante evoluzione, si formano seconda del progredire della situazione sanitaria, del feedback degli utenti o del riscontro di nuove necessità. C’è per esempio una stanza specifica per chi è in quarantena fiduciaria, in questo periodo molto frequentata. La Dottoressa Dartizio racconta come si registrino uno scambio e un dibattito attivi tra i partecipanti, che si danno spesso consigli a vicenda a partire dalle piccole cose che ognuno fa quotidianamente per sentirsi meglio.

Le ragioni dello stress che causano il senso di “fatica” psicologico di cui parla l’OMS sono varie, complicate e spesso interconnesse. Prima di tutto la presenza improvvisa e diffusa del lutto, unito all’impossibilità di celebrare riti collettivi, hanno reso ancora più traumatico il distacco per chi si è trovato a perdere i propri cari a causa del Covid. Il lockdown e il conseguente arresto della maggior parte delle attività pubbliche e commerciali hanno anche comportato una consistente perdita di posti di lavoro, in un paese che già versava in condizioni economiche critiche. Essere costretti dentro casa ha causato seri problemi a chi semplicemente soffre la solitudine, venendo a mancare all’improvviso una rete di supporto sociale. In generale la mancanza di contatto, pur necessaria vista la drammatica situazione sanitaria del paese, ha minato la stabilità psicologica di un numero tuttora crescente di persone. Basti pensare ai giovani, che si trovano ad affrontare un periodo di per sé critico della vita in un contesto in cui le prospettive per il futuro sono ancor più precarie e vacillanti. 

Con l’arrivo della seconda ondata e la minaccia di una nuova chiusura si stanno strutturando anche altre forme di aiuto da integrare nell’applicazione, come per esempio un sostegno per le donne che si trovano a vivere la gravidanza durante il Covid, ma anche per maestre e insegnanti attivi a tutti i livelli del sistema scolastico — “una categoria ad altissimo rischio” — o per i genitori, che si trovano spesso a dover spiegare ai figli norme di comportamento nuove. Il progetto dietro ItaliaTiAscolto ricorda come l’emergenza scatenata in maniera diretta dal virus non sia l’unica che stiamo vivendo. Bisogna fare attenzione, monitorare i cambiamenti, sostenersi a vicenda, non sperare e non lasciare che le cose passino. Ascoltarsi, e ascoltare la propria voce mentre si rivolge a chi ci sta — anche solo virtualmente — vicino è importante. Solo così è possibile restare uniti e sentirsi nonostante tutto parte di una realtà condivisa, anche con tutte le inevitabili incertezze del caso.

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