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in copertina, grab via Facebook

Ieri i media di tutto il mondo hanno dato per confermata la malattia del presidente brasiliano, che però poi ha negato. In questa situazione, ogni errore della stampa rende piú facile il lavoro dei demagoghi, ma forse non esistono soluzioni

Finora il discorso sulle fake news sul coronavirus della Covid–19 è stato divisibile sostanzialmente in tre filoni: teorie del complotto sulle origini del virus, teorie del complotto sull’affidabilità dei numeri pubblicati da Cina e Iran, cure piú o meno miracolose e segrete che promettono la guarigione o, peggio, l’immunità.

Il caso della presunta malattia di Bolsonaro si muove in modo sostanzialmente diverso. Sebbene ci siano state diverse, e spesso gravi, eccezioni, finora gran parte delle teorie del complotto si sono diffuse fuori da media di comprovata fiducia, spesso in spazi completamente privi di vera moderazione, come i gruppi su Facebook e i gruppi su WhatsApp. In questo caso, invece, non solo la notizia è stata riportata sostanzialmente da tutta la stampa “tradizionale” e rispettata, ma apre a un problema piú ampio: come deve affrontare la stampa internazionale la possibilità concreta che un paese menta riguardo alle condizioni di salute del proprio leader?

Ieri pomeriggio il giornale brasiliano O Dia aveva confermato che Jair Bolsonaro era risultato positivo al test di nuovo coronavirus. La notizia arrivava accompagnata da una descrizione del presidente come “pallido e abbattuto.” Poche ore dopo Bolsonaro ha smentito la notizia, dicendo di non credere alle “fake news,” e postando su Twitter uno screenshot del video della conferenza stampa in cui faceva il gesto dell’ombrello. (Sì, è una cosa che è successa davvero)

Tra le fake news, però, sembra esserci anche suo figlio — o almeno Fox News — che nelle ore precedenti aveva annunciato di avere la conferma del risultato proprio da parte del figlio del presidente brasiliano. Poco dopo anche il figlio stesso, però, ha dichiarato di non aver mai detto a nessuno “nemmeno alla stampa” che il padre, o lui, fossero risultati positivi ai test.

La notizia sulla presupposta malattia di Bolsonaro ha fatto immediatamente il giro del mondo, venendo pubblicata da testate rispettate a livello internazionale — tra cui anche il Guardian — anche perché Trump ha interagito con Bolsonaro e Wajngarten proprio mentre il secondo era già malato. Non è la prima volta che si ripete quest’ordine di eventi: anche giovedì erano circolate indiscrezioni che Bolsonaro fosse malato, dopo la conferma del test positivo per il suo segretario alla stampa Fabio Wajngarten.

Nel pieno della crisi del nuovo coronavirus si presentano così due nuove criticità: non solo la validità delle notizie anche da parte dei media più affidabili si fa meno solida, ma questa debolezza può essere usata da demagoghi, che possono continuare a raccontare ai propri sostenitori “fatti alternativi” sostanzialmente senza conseguenze: quattro giorni fa Bolsonaro aveva descritto la crisi del nuovo coronavirus come “una fantasia” diffusa dai media. Negare di essere malato, in questo contesto, è strutturalmente funzionale alla retorica di Bolsonaro: ma quindi, di chi deve fidarsi un lettore?