Ritagliare per mettere insieme, l’arte del collage secondo il collettivo Oltre Collage

Oltre Collage porta al Rob de Matt, in occasione di Gomma festival, una mostra di lavori realizzati su foto dei quartieri di Milano, e un workshop per imparare come si fa e perché si fa un collage.

Ritagliare per mettere insieme, l’arte del collage secondo il collettivo Oltre Collage

in copertina, collage di Cranico

“La carta è il mezzo di espressione più importante che si sia; è giusto che ne si impari il valore, per capire che va rispettata.” Oltre Collage porta al Rob de Matt, in occasione di Gomma festival, una mostra di lavori realizzati su foto dei quartieri di Milano, e un workshop per imparare come si fa e perché si fa un collage.

L’arte del collage, tornata in voga solo pochi anni fa, è ancora sperimentata da pochissimi. A Gomma sarà presente il collettivo Oltre Collage con una mostra — realizzata appositamente per il festival — di re-interpretazioni artistiche di foto dei quartieri della Milano del passato, che raccontano la bellezza della città e ne rivelano il ruolo come uno dei fulcri culturali e artistici più importanti d’Europa.

Nel corso della giornata di domenica, invece, sarà possibile provare con mano come si fa un collage, attraverso un workshop di quattro ore, a cui è ancora possibile iscriversi, però è meglio se lo fate subito.

Nell’attesa di vedere i lavori del Collettivo esposti al Rob de Matt abbiamo raggiunto telefonicamente Franz Samsa, per farci spiegare la poetica dei collage, il valore della carta, e perché serve essere in un collettivo di collagisti.

Collage di Franz Samsa

Il collage è inevitabilmente una forma d’arte a cui si arriva alla fine di un percorso. Ma quali sono le caratteristiche artistiche, e poetiche, del collage come arte?

Il collage è composto di due parti: quella ludica, di puro diverimento, e quella artistica. La parte ludica è di puro divertimento: si creano collage semplicemente con casualità, prendendo le varie immagini che si hanno a disposizione e incollandole a sentimento. La parte artistica invece ha una dimensione più profonda, perché richiede competenze e sensibilità diverse, pregresse. Serve anche conoscere se stessi: tutti gli artisti di Oltre Collage hanno iniziato questo percorso da un posti diversi — io ho iniziato dalla pittura, perché studiavo Belle Arti; Zeno e Vania Cranico, invece, si occupavano di grafica. Le differenze di percorso rendono i nostri lavori molto diversi: io uso molti pezzi di carta colorati e poche immagini, usando i colori proprio come se fossero pennelli;  i lavori di Zeno e Cranico sono più graficati, stanno nelle dinamiche del design.

Hai menzionato due artisti membri del collettivo. Ma com’è nato Oltre Collage? E perché serve un collettivo di collagisti?

In realtà il collettivo è nato due anni prima della entrata, ed era gestito da altri artisti. È nato perché c’era una necessità di confronto all’interno della scena: all’inizio vantava addirittura 35 persone da tutta l’Italia… oggi siamo in quattro. Anzi, quattro più due: tre siamo a Milano, tre sono sparsi per l’Italia, di cui uno collabora in maniera assidua. Cinque o sei anni fa stava esplodendo di nuovo il trend del collage, ma tutt’ora lo fanno in pochi in realtà. In Italia eravamo abbastanza avanti, i collettivi più grossi erano quello di Brooklyn a New York, e noi! Noi non abbiamo fatto altro di riaccendere la lampadina del collage in Italia, non abbiamo inventato niente. Poi, anche all’interno di collettivi diversi alla fine noi collagisti siamo una grande famiglia, ci rispettiamo, ci conosciamo, ci aiutiamo in qualsiasi modo.

La necessità di far nascere un collettivo era quello di poterci confrontare, di poter dare esposizione ad altri artisti, magari meno conosciuti. Ad oggi abbiamo pubblicato quattro riviste di collage, realizzato diverse mostre e tantissimi workshop. Abbiamo macinato chilometri e incontrato tantissime persone, di cui davvero in molti si sono innamorati del collage. Alcuni sono anche stati selezionati nella nostra rivista — noi ci partecipiamo di rado, è più un’occasione per aiutare a far conoscere gli altri. Serviva un collettivo perché da singoli non sarebbe stato facile.

Al Rob de Matt sarà esposta anche una vostra mostra–anteprima, in cui reinterpretate foto dei quartieri di Milano. Raccontaci com’è nato il progetto.

Sono stati i ragazzi di Gomma stessi a scegliere il tema, ed è stata una scelta vincente, perché ci ha permesso di ricercare le caratteristiche del territorio che ci ospita. Gomma ci ha messo a disposizione una selezione di immagini, e abbiamo scelto di che quartieri occuparci in base all’ispirazione estetica delle immagini. Zeno ha scelto la zona di Stazione Centrale, io la Darsena, ad esempio. Io ho lavorato sulle foto integrando soggetti femminili — li inserisco sempre nei miei quadri — e forti elementi di colore.

Collage di Zeno Peduzzi

Domenica invece si terrà il workshop. Come organizzate i lavori?

Il nostro workshop ha delle caratteristiche un po’ diverse da altri di laboratori di collage. Gli altri funzionano in modo abbastanza semplice: si portano libri da carta, si mettono in comunità, ognuno ritaglia cosa gli interessa, si incolla e si porta a casa il risultato. Il nostro è un workshop molto più didattico. Noi vogliamo fare innamorare le persone del nostro progetto: per capirlo iniziamo con una breve storia del collage, compreso un approfondimento sul valore storico della carta. Per fare collage si usa sostanzialmente colla, forbici, carta. Sui primi due abbiamo meno da dire (ride), invece sulla carta c’è un percorso un po’ più particolare.

La carta è il mezzo di espressione più importante che ci sia; è giusto che se ne impari il valore, per capire che va rispettata. Solo così si capisce perché si usano determinati tipi di carta invece che altri. E quando capisci il valore della carta capisci anche che se un collage non ti piace, lo puoi sempre riciclare!

Quando finiamo un workshop c’è sempre tantissimo materiale che resta avanzato, spesso tagliato in pezzetti piccoli. Ma buttarlo è uno spreco: va sempre riutilizzato. Quando vedo chi butta della carta mi sento sempre un po’ male — anche perché magari stai usando una carta di nessun valore, ma spesso capita di usare carte che hanno un valore più importante.

Certo: esistono delle carte di serie A e serie B — fino alla Z, ma bisogna dare importanza ed etica a questo tipo di prodotto, a prescindere. Ci sono tipi di carta che hanno un valore un po’ particolare: se ti presenti con un libro del 1800,ti dirò di non tagliarlo — ti assicuro che è capitato e ho dovuto dire no, c’è un etica.

Un’altra cosa su cui lavoriamo veramente tanto è la selezione delle immagini: ogni immagine può essere geometrica o fotografica, può ritrarre qualsiasi cosa vuoi — ma bisogna imparare che cosa si vuole da se stessi, cosa si vuole rappresentare, e poi cercare di trovare il mezzo per poterlo esprimere.

Lavoriamo poi sul sentimento: un collage bisogna sentirlo prima ancora di farlo — la tecnica viene dopo, soprattutto nel contesto del workshop, dove ci siamo noi ad aiutarti, e a diventare bravi c’è tempo.

Da lì partiamo a fare gli esercizi: innanzitutto serve capire che un collage non è riproducibile, praticamente. Anche recuperando le stesse figure, carta e resa di colore è di fatto impossibile. Dalle nozioni si inizia facendo un lavoro in copia: dal collage, che è un tipo di lavoro “anarchico,” si può imparare tantissimo su come collaborare, su come partecipare in un collettivo. Dopo il workshop a qualcuno potrebbe anche capitare di lavorare per mail art — è una cosa che si fa! — collaborando con persone attraverso posta tradizionale, a Sydney, New York oppure da un altro capo della tua città. All’inizio per alcuni è difficile, perché devi ragionare con la tua testa su un lavoro di un altro. Ma è un percorso che arricchisce, perché la collaborazione apre la mente, apre la creatività, e può dare anche grande soddisfazione.

Poi in quattro ore si fa quello che si può — sembrano tantissime da dire ma poi passando in un lampo. Nell’ultima parte del workshop si passa al lavoro individuale, e alla fine organizziamo una specie di piccola mostra, così tutti possono vedere cosa hanno fatto gli altri. E poi tutti portano a casa quello che hanno fatto.

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Mirko Pugliara in arte Franz Samsa è un collagista italiano, nasce nel 1982 a Siracusa. Si è formato all’Accademia delle Belle Arti di Bologna. Inizia a dipingere nel 2002. nel 2014 inizia ad usare la tecnica del collage. Alla fine del 2015 entra fare parte del collettivo italiano “Oltre Collage”.  Nel 2016 ha esposto i suoi quadri alla mostra Internazionale  “Collagism, a Survery of Contemporary Collage” organizzata da Kolaj Magazine, al museo di Stratroy, Canada, allo Starf di Milano e al Varco a Roma. Ha collaborato con i più grandi artisti di collage del momento come André Bergamin (Brasile), Martin Carri (Argentina), Fred Free (Usa),  Bill Noir (Francia) e molti altri. È stato recensito su noti magazine di collagismo: De_Taglio  (Italia), Aequographe (Francia) e Toombes (Finlandia/Usa). Lavora e vive a Milano dove porta avanti la sua passione per il workshop organizzando insieme al collettivo Oltre Collage workshop e mostre personali.

OLTRE COLLAGE è un gruppo di artisti di varie parti d’Italia, nato nel 2015 grazie ai social, inizialmente con l’idea di raggruppare un gran numero di persone lontane ma accumunate dalla passione e utlizzo della tecnica del collage. Negli anni si è trasformato in un gruppo più ristretto e solido, unito dalla volontà di cooperare per creare sinergie attorno alla passione per il taglia e incolla. OLTRE COLLAGE crede nella collaborazione come risorsa importante per sviluppare progetti nuovi, condividere idee, approfondire tematiche comuni, sperimentare e divulgare le modalità espressive del collage. Con questo spirito in questi anni abbiamo unito le nostre forze per organizzare mostre collettive, workshop didattici, laboratori e pubblicazioni autoprodotte. Membri: Emidio Bernardone, Cranico, Franz Murtas, Zeno Peduzzi, Franz Samsa, Emanuele Sartori, Johnatan Tegelaars.

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contenuto sponsorizzato da Gomma
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