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tutte le foto dalla mostra Noi come gli altri, che racconta le storie dell’associazione Gabbiano, e che sarà visitabile durante il festival #ètuttodiverso. Foto di Stefano Santos

Abbiamo parlato con Laura Faraone, psicologa dell’associazione Gabbiano, per capire come accompagnare disabili e le loro famiglie in un percorso di emancipazione.

“Eravamo in una scuola quando una ragazzina chiede a A.[footnote]iniziale di fantasia[/footnote] come mai non può avere figli. A. le spiega che non è per limitazioni fisiche, ma per la sua disabilità. La ragazzina le dice di fare un figlio con ‘un normodotato.’ A. risponde con fermezza. ‘Io la mongoloide della coppia non voglio farla.’” È solo una delle storie che ci racconta Laura Faraone, psicologa dell’associazione di volontariato Gabbiano – Noi come gli altri.

Incontreremo di nuovo la psicologa Faraone questa domenica 10 giugno, alle ore 15:30 al festival #ètuttodiverso, durante il talk Netflix & Think, sull’efficacia della rappresentanza delle disabilità in serie tv e cinema.

L’associazione lavora per garantire servizi a disabili e le loro famiglie nella zona Baggio, a Milano.

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Le sue attività nascono attorno alla necessità di dare una valvola di sfogo sociale alle persone disabili, principalmente nelle giornate di sabato e domenica. Ma il Gabbiano offre anche gite, feste, e occasioni ricreative semplici quanto importanti come pizzate. L’associazione segue le famiglie nelle occasioni di festa, come Natale, Carnevale, e ovviamente l’estate. L’integrazione si fa anche permettendo ai disabili di sentirsi utili, facendo piccoli lavori nel quartiere, e andando a raccontare le proprie storie nelle scuole, per promuovere una nuova cultura di solidarietà.

Negli anni i progetti del Gabbiano si sono fatti sempre più ambiziosi, fino all’impegno nel restauro della Canonica della Chiesa Vecchia di Baggio, compresa la costruzione di un nuovo corpo fabbrica. Dal termine dei lavori, nel 2005, la struttura ha ospitato un nuovo Centro diurno per 25 persone, una Comunità alloggio con 10 posti letto e un Centro ascolto. La scorsa primavera il Gabbiano ha avviato una raccolta fondi per una nuova Comunità alloggio, in via Don Gervasini, che potrà ospitare altre dieci persone. Si tratta di un’operazione ambiziosissima, che mira a una più forte inclusione sociale per le persone disabili ospitate nel centro, che saranno impegnate in piccole commissioni e lavori per la comunità di Baggio. Alla costruzione di questa seconda “Casa Gabbiano” contribuiranno anche i proventi del festival #ètuttodiverso.

Laura Faraone ci ha raccontato come l’associazione lavora con famiglie per garantire spazi di integrazione per disabili di età adulta.

“Ho iniziato il mio lavoro ragionando sulla differenza tra bambino desiderato e bambino reale. Non si tratta semplicemente di qualcosa che interessa l’infanzia: è fondamentale focalizzare l’attenzione dei genitori per trasformare l’aspettativa per i propri figli. Per tante famiglie è difficile superare l’accettazione che il proprio figlio non si sposerà e non lavorerà mai. È importante lavorare al diritto di essere riconosciuti che spetta ai disabili.”

Faraone cita a questo proposito Cinquanta di questi giorni, un libro di Lascioli, Pezzetta, Tosini, per spiegarci come la vita delle persone con ritardo mentale sia completamente dimezzata — sotto ogni aspetto, da quello sociale a quello sessuale. “È importante lavorare sull’età adulta,” continua la psicologa, “perché ci sono molti momenti di transizione che i genitori non riescono a riconoscere. Alle famiglie serve assistenza per far fare ai propri figli qualsiasi percorso di emancipazione.”

imgp6693-modificaCostruire un percorso per il “Dopo di noi,” con le famiglie, è estremamente complesso.

In generale, il rapporto tra assistenza, medicina e famiglie non è stato dei più semplici, per anni — anzi la medicina spesso si è posta in opposizione alle famiglie. Il Gabbiano prova a riempire questo vuoto per la zona 7 di Milano, guardando al futuro dei disabili con progettualità, cercando di trovare soluzioni per garantire alle persone seguite un vero e proprio diritto all’età adulta: autonoma e necessariamente indipendente dalla famiglia di origine — indipendenza che è inevitabile quando i genitori si fanno troppo anziani per farsi carico dell’assistenza dei figli. “C’era questa donna sui settant’anni, con un figlio con sindrome autistica e disturbi comportamentali gravissimi, che da anni viveva perseguitata dall’idea di essere stata una ‘madre frigorifero.’ E al contrario è così che si rompono i rapporti dentro le famiglie, perché se un medico ti dice che stai facendo male a tuo figlio, tu quando torni a casa cosa fai?”

L’espressione “madre frigorifero,” coniata da Bruno Bettelheim, descrive la teorica e anzi mai dimostrata causalità tra un rapporto inadeguato tra bambino e madre e l’autismo.

Dal 2008, con esattamente dieci anni di anticipo rispetto alla politica nazionale, il Gabbiano offre supporto alle famiglie e direttamente ai disabili sull’argomento del “Dopo di noi.” La necessità di garantire una vita dignitosa per persone disabili dopo la morte dei loro genitori è un argomento estremamente delicato — naturalmente molto difficile da affrontare con le famiglie — che richiede la costruzione di un percorso di emancipazione graduale, fatto insieme alla famiglia e con il supporto di una rete sociale che sappia dare affetto ma anche senso alla vita delle persone, attraverso impegni e attività.

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“Il figlio deve essere legittimato a fare passi avanti — c’è il rischio che un percorso di emancipazione sia vissuto come un abbandono: invece dev’essere il contrario: il disabile deve capire che queste sono cose che può fare. Sono tantissimi i genitori che non sono in grado di vedere i propri figli come adulti. È qui che deve intervenire il volontariato e la dimensione sociale. Per molti, anche normodotati, imparare a fare delle cose da soli, significa paradossalmente ‘rimanere da soli’ — è necessario accompagnare le persone con disabilità nella promozione delle autonomie, senza fargli sentire che sta perdendo l’attenzione e l’affetto delle sue figure di riferimento.”

Da più di dieci anni il Gabbiano mantiene attivo un laboratorio teatrale per persone disabili. Il teatro è uno strumento formidabile per l’assistenza ai disabili, perché costituisce un canale di espressione all’interno del quale ogni persona può fare esattamente quanto riesca. Fin dal 2006 gli spettacoli della compagnia del Gabbiano si sono concentrati in forme che permettessero la partecipazione anche a persone con evidenti difficoltà, come il teatro delle ombre. Questo ottobre, di nuovo sotto la guida di Patty Giramondo, la compagnia tornerà a teatro con uno spettacolo ispirato a “Il Gabbiano Jonathan Livingston.”

Un altro laboratorio fondamentale per permettere a adulti disabili di esprimere e sentire le proprie emozioni è quello della danza terapeutica: un’esperienza multisensoriale vivida, con musica, proiezioni e uso di materiali di carta e stoffa. Gli incontri di danza terapeutica — uno al mese dal 2001 — offrono alle persone disabili la possibilità di ritrovare il piacere di muoversi, e l’entusiasmo di partecipare ad attività di gruppo perfettamente immediate, che superino il linguaggio verbale.

Il ruolo dei volontari è fondamentale per l’integrazione dei disabili — “la differenza tra la presenza di personale pagato e la compagnia di persone che sono lì volontariamente è molto profonda. È il ruolo fondamentale dell’affetto: sono qui perché voglio stare con te.”


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Blogger, designer, cose web e co–fondatore di the Submarine.