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The Terror, la nuova serie disponibile su Prime Video, sfrutta l’assenza di una true story a cui rimanere fedele per descrivere un viaggio orrorifico attraverso un mondo in bilico tra realtà e incubo.

Nel 1845 due navi della Royal Navy lasciano l’Inghilterra per scoprire un passaggio navigabile attraverso l’Artico. Erano le navi più tecnologicamente avanzate di quei tempi. L’ultima volta furono viste da alcune baleniere in attesa delle giuste condizioni per entrare nel labirinto artico, poi entrambe le navi scomparvero. Con questa descrizione si apre The Terror, la serie tv prodotta da AMC e da poco disponibile completa su Prime Video, la piattaforma streaming di Amazon.

La fonte per la sceneggiatura televisiva è il romanzo omonimo dello scrittore Dan Simmons, che nel 2007 aveva immaginato il destino della Erebus e della Terror, i due vascelli che partirono capitanati da Sir John Franklin alla ricerca del Passaggio a Nord Ovest, e le possibili cause della loro scomparsa. Nelle dieci puntate della serie,  Dave Kajganich – showrunner con un passato da sceneggiatore e da guida alpina – dà forma e colore al mondo ristretto in cui i 128 membri della spedizione furono bloccati per anni prima di scomparire tra i ghiacci dell’Artico.

Tra il 2014 e il 2016, i resti delle due imbarcazioni sono stati ritrovati sul fondale del mare, rivelando il destino della Franklin expedition. Con una decina d’anni di ritardo la scienza ha ufficializzato ciò che l’immaginazione di Simmons aveva già ampiamente descritto nel suo romanzo: bloccati tra i ghiacci dell’artico da una serie di rigidi inverni, l’equipaggio abbandonò le due navi per cercare aiuto. Alcune teorie ipotizzano anche che l’uso di piombo per la conservazione del cibo abbia provocato l’avvelenamento dei marinai e la loro morte prematura.

Ovviamente l’opera dello scrittore e la serie di Kajganich si sviluppano entrambe con l’obiettivo di bilanciare i dettagli storici della reclusione dei marinai con la vena horror suggerita dal titolo. Sfruttando l’assenza di una true story a cui rimanere fedele, la serie si libera degli ostacoli narrativi più stringenti e descrive un viaggio orrorifico attraverso un mondo in bilico tra realtà e incubo.

Uno dei motivi per cui i binge watchers dovrebbero guardare The Terror è la capacità di ricreare la realtà dell’epoca con quello che il New York Times ha definito documentary impulse, una spinta documentaristica che cala lo spettatore sempre di più nello spirito di sopravvivenza della vicenda. Ci si rende conto che la serie ha raggiunto il proprio scopo quando ci poniamo una semplice domanda: “cosa avrei fatto io al loro posto?”

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Attenzione però a non confondere The Terror con altri falsi amici televisivi come The Walking Dead (sempre della AMC), in cui il feticismo per i corpi sorpassa la paura provocata dalla lotta per la sopravvivenza. I modelli seguiti da Kajganich sono altri, più legati all’esplorazione ottocentesca che all’horror televisivo. Le citazioni dei viaggi di Charles Darwin e delle sue opere sono tanti e ben visibili: lo stesso naturalista britannico sembra essere direttamente omaggiato attraverso il personaggio di Mr Goodsir, anatomista della spedizione che fino all’ultimo manterrà l’approccio più razionale all’interno del equipaggio.

Durante la prima puntata, un palombaro viene incaricato di rimuovere un blocco di ghiaccio incagliato tra le eliche della nave. La scena, che non dura più di qualche minuto, rappresenta al meglio l’attenzione ai dettagli della produzione.

La scena in questione ci permette di aggiungere un’ulteriore considerazione oltre allo spirito documentaristico della serie. La consapevolezza che il destino dei protagonisti è segnato (come sottolineano subito i volti scheletrici della sigla di apertura) non frena l’attenzione verso di loro: il luogo in cui il terrore prende forma infatti non è, come ci si potrebbe aspettare, la spianata di ghiaccio che circonda i due vascelli, bensì la mente umana.

Molti critici non hanno esitato a paragonare The Terror a opere come The Thing, di Carpenter, e Alien, di Ridley Scott (quest’ultimo coinvolto nella serie come produttore esecutivo), per la capacità della serie di proiettare l’uomo all’interno dell’impero della mente e di trasformare una natura immobile nelle paure subconscie. Ma se in Alien e The Thing il male prendeva le sembianze di creature deformi, grotteschi e falliche, nell’Artico [attenzione SPOILER] la paura deriva più dalla fame che dai mostri che possono risidervi.

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Il personaggio di Mr Goodsir interpretato da Paul Ready

Il Tuunbaq – lo spirito Inuit con le sembianze di un orso polare che minaccia la spedizione sin dalle prime puntate – è piuttosto la forma che assume la vendetta contro le pretese coloniali dell’Inghilterra imperiale: non va confuso con la rappresentazione del male dei film di Carpenter e Scott. Nella serie il vero terrore  è la fame e la lotta per la sopravvivenza nel lento sgretolarsi di ogni certezza. “C’è Dio qua? qualsiasi dio?” sentiamo sussurrare Mr Goodsir in una delle ultime puntate.

The Terror dimostra che l’uomo può affrontare l’ignoto finchè è munito del proprio moral compass, una volta persa la propria guida morale l’essere umano cederà a qualsiasi stimolo la sua mente gli suggerisca — buono o cattivo che sia.

Qualcuno ha invece criticato la serie per la sua eccessiva lunghezza — una storia che poteva essere raccontata in meno ore, allungata per necessità televisive a dieci episodi da un’ora l’uno. The Terror andrebbe elogiato e non criticato per questo: in un clima televisivo in cui più lo spettatore è coinvolto in una storia e meno pazienza ha, la serie di Kajganich non dimentica nulla e lascia il giusto respiro a ogni sviluppo narrativo, imponendo a chi guarda il tempo necessario per riflettere su cosa voglia dire essere bloccati in mezzo ai ghiacci dell’Artico.

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