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Osservata con occhi europei, l’Africa può apparire un continente uniforme e indistinto, in cui ogni paese è assimilabile all’altro. Non è così: siamo stati in Uganda per raccontare uno dei luoghi più reconditi dell’Africa equatoriale. Da Akidele, nel nord del paese, fino alla capitale Kampala, Carlotta Passerini ci racconta cosa significa vivere sulle sponde del lago Vittoria.

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Akidebe è una cittadina nel distretto di Dokolo, nell’Uganda centro-settentrionale, che ospita circa 20.000 persone.

Akidebe si sviluppa lungo la strada principale che collega Mombasa, in Kenya, al Sud Sudan, su cui ogni giorno transitano tir che trasportano ogni genere di merci. Due piccoli fossati separano la carreggiata asfaltata dalle diverse attività che si sono sviluppate ai suoi lati. Alcune strutture in cemento ospitano negozi, taverne e supermercati, tutto di solito più piccolo rispetto agli standard occidentali. Le varie strutture hanno porte in metallo di colori diversi e presentano dei porticati dove sono disposti tavoli e sedie di plastica, su cui ci si riposa o si gioca al Parcis.

Le attività più numerose sono di tipo alimentare. Ci sono poi molti piccoli banchetti di compagnie telefoniche dove è possibile comprare una SIM. Una compagnia nazionale, inoltre, permette di ritirare contanti nei propri distributori, sostituendo gli ATM che non sono sempre presenti.

Ci sono molti banchetti che vendono chapati e rolex — una sorta di omelette —, lo street food più economico.

Fra le altre attività più frequenti ci sono laboratori di sartoria, ovvero piccole botteghe ricolme di stoffe colorate con cui le sarte impacchettano vestiti per pochi euro. Le sarte cuciono all’esterno, nel porticato di fronte alla bottega, con vecchie macchine da cucire Singer perfettamente funzionanti. Nancy è una di loro: la sua bottega si trova su una strada sterrata, perpendicolare alla Main Road. Nancy insegna a cucire alle ragazze che non vanno a scuola. Alcune studentesse la osservano dal porticato, altre sono costrette a stare all’interno del negozio per la mancanza di spazio.

È sorprendente vedere come la maggioranza delle attività del villaggio sono portate avanti da giovani donne.

Sono loro, infatti, a gestire ristoranti, supermercati, sartorie e stazioni di servizio, anche se non sono di loro proprietà. Una ragazza di un villaggio relativamente vicino, Soroti, lavora in una tavola calda piena di icone religiose appese ai muri, attorno alla fotografia del Presidente Museveni. Racconta di non aver potuto continuare a studiare perché doveva lavorare, anche se le sarebbe piaciuto molto andare a scuola. E, come lei, tante altre ragazze esprimono lo stesso desiderio, spesso infranto. Un’altra ragazza, Sharon, non ha potuto continuare gli studi e vive insieme a Innocent, il suo fidanzato, attualmente disoccupato. Innocent racconta di aver studiato come meccanico, dopo aver finito le scuole. Ha lavorato qualche anno come conducente di auto, ma ora non ha lavoro, anche se è speranzoso di trovare prossimamente un altro impiego.

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Attorno alle attività principali si estendono grandi campi coltivati — l’agricoltura è l’attività principale del Paese — e case costituite da piccole capanne rotonde in muratura con il tetto in paglia.

Ciò che separa le strade dai campi e dalle zone dove si sviluppano le attività commerciali sono piccoli fossati, che servono a incanalare l’acqua delle piogge, ma sono utilizzate come luoghi dove gettare cartacce e spazzatura. Lungo le strade sterrate di terra rossa che costeggiano i campi passano donne e uomini ogni giorno, su ogni tipo di mezzo o a piedi. Ci sono tantissime biciclette, molto alte, su cui si va in due, tre o più. Spesso le donne le usano per andare a prendere l’acqua al pozzo, caricandole di taniche di plastica.

Gli animali domestici girano liberi per le strade, ed è più che normale avere incontri ravvicinati con mucche, capre, maiali e galline. Fa impressione vedere la magrezza delle mucche, a volte pelle e ossa, con una grande gobba sul collo.

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Come in tutta l’Uganda anche ad Akidebe non mancano le stazioni di boda boda, motociclette che fungono da taxi. I boda sono un mezzo di trasporto conveniente, per i loro costi molto contenuti e perché il trasporto pubblico locale non è molto efficiente. Su un boda si sale anche in cinque, se ci si sta. Le motociclette sono più lunghe di quelle che siamo abituati a vedere in occidente, e sono spesso cariche di ogni tipo di merce. Le donne si siedono lateralmente, come nei nostri anni cinquanta. Per l’importanza dell’attività di boda nei villaggi sono nate molte botteghe che vendono selle di ogni tipo e genere, dal pitonato alle fantasie più africane.

Oltre ai boda boda ciò che non manca mai nei villaggi sono le chiese. Gli ugandesi sono molto religiosi, come si può facilmente notare dalle numerose immagini sacre e dalle scritte sui matatu — pulmini che fungono da taxi collettivi — che si rivolgono a Dio per proteggere il viaggio, e vedendo le condizioni dei mezzi si capisce quanto ne sia bisogno.

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Carlotta Passerini scrive da Akidebe, in Uganda.

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