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Benvenuti a Eco 

la rassegna stampa quindicinale dedicata a energia, ambiente, ecologia e sostenibilità.eco-titlecard-003

L’ultima puntata di Eco

Ebbene sì, dopo trenta puntate Eco giunge a una conclusione! Fin dal suo lancio è stato concepito come un progetto con un inizio e una fine, a cui arriviamo oggi—nessuna sorpresa, quindi. La speranza è che in questi mesi abbia potuto aiutare i lettori di the Submarine a prendere in considerazione temi energetici e/o ecologici spesso trascurati: dalle quantità enormi di energia consumate dalla rete Bitcoin agli impressionanti cambiamenti che hanno coinvolto il mercato del petrolio nell’ultimo anno, per passare dalle contestate politiche ambientali dell’amministrazione Trump all’uso spregiudicato dell’energia come arma politica (e l’elenco è incompleto). Un caloroso ringraziamento a tutti coloro che ci hanno seguito! A presto ?

Qui trovate tutte le puntate arretrate.

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1. Gli USA saranno la nuova Arabia Saudita? ?

Pare sempre più probabile, almeno a guardare i numeri. Se le previsioni dell’International Energy Agency (IEA) si riveleranno corrette, gli Stati Uniti nel 2018 dovrebbero produrre più di dieci milioni di barili al giorno, superando Arabia Saudita e Russia. Le conseguenze del sorpasso potrebbero essere notevoli: da un lato gli USA diverrebbero meno sensibili ad eventuali crisi politiche nei paesi mediorientali produttori di petrolio, dall’altro potrebbero imporre sanzioni ad altri paesi produttori (Venezuela e Russia in primis) con conseguenze minime. Gli effetti a catena da considerare sono, però, moltissimi, e non tutti positivi: da un punto di vista ambientale, la Terra ha bisogno di un nuovo produttore di petrolio? Gli investimenti in rinnovabili subiranno una flessione nel medio periodo? E quanto calerà  l’influenza degli altri principali produttori di greggio?

2. Dazi statunitensi sui pannelli solari ?

L’amministrazione Trump ha imposto un dazio del 30% sui pannelli solari importati dall’estero, che rappresentano il 95% dei pannelli usati negli Stati Uniti—oltre che sulle lavatrici. Gli effetti dei dazi—pensati per salvaguardare l’industria dell’energia solare dai concorrenti stranieri, Cina in testa—potrebbero essere pesanti: la Solar Energy Industries Association, che rappresenta le principali aziende attive nel campo dell’energia solare, stima che potrebbero causare la perdita di 23.000 posti di lavoro; dazi o no, inoltre, i salari dei paesi da cui provengono gran parte dei pannelli importati continueranno ad essere comunque più bassi rispetto a quelli d’oltreoceano. Per concludere, il numero di persone impiegate nella fabbricazione di pannelli solari è estremamente basso, se paragonato a quello di coloro impiegati nell’installazione o nella manutenzione.

Gif di Tim Colmant.

3. Enel non è interessata alle criptovalute

Pochi giorni fa si era sparsa la voce che l’italiana Enel fosse interessata a vendere energia ottenuta da fonti rinnovabili alla Envion AG, una compagnia svizzera attiva nel mercato delle criptovalute. Le operazioni di mining, infatti, consumano una quantità impressionante di energia—paragonabile al consumo annuo dell’Irlanda, per dare un’idea—e parecchie compagnie energetiche hanno iniziato a puntare i propri occhi su questo business. Giovedì, però, è arrivata la smentita: Enel non ha alcun interesse ad entrare nel mercato delle criptovalute, poichè “l’uso intensivo di energia destinato al mining” risulta una “pratica insostenibile,” non in linea con l’attuale modello di business.

4. Uno scettico sul cambiamento climatico al posto sbagliato ?

Neno Dimov: cinquantatré anni, bulgaro, e presidente di turno dell’Environmental Council del Consiglio dell’Unione Europea per i prossimi sei mesi, ovvero fino a quando avverrà il passaggio di consegne ad un altro Stato membro. Il problema? Dimov sembra piuttosto scettico riguardo all’esistenza del cambiamento climatico, che in passato ha definito “un inganno per spaventare la gente” e una “frode” (sì, parole che ricordano qualcun altro, oltreoceano). I dati della NASA a tal proposito, tuttavia, sono numerosi e inequivocabili. Il neo-presidente nei prossimi mesi non potrà avanzare proposte legislative—il compito spetta alla Commissione—ma avrà comunque un ruolo di primo piano nel dettare l’agenda per quanto riguarda le questioni ambientali.

Neno Dimov, CC Aron Urb / Flickr
Neno Dimov, CC Aron Urb / Flickr

5. In Svezia l’internet scalda le case

Nulla da fare, gli Scandinavi sono un passo più avanti, sempre. Esempio: i server che rendono possibile praticamente ogni nostra attività online consumano un sacco di energia, ma soprattutto si scaldano. Come raffreddarli, per renderli sempre funzionanti? Con dell’acqua fredda—sì, nulla di particolarmente originale—utilizzata per raffreddare l’aria che, successivamente, viene indirizzata verso gli stessi server, evitando così che si surriscaldino. A Stoccolma, nell’ambito del progetto Stockholm Data Parks, riutilizzano l’acqua scaldatasi durante la procedura, distribuendola nelle case tramite un complesso di condutture. Entro il 2018 dovrebbero essere serviti più di 2500 appartamenti.

6. #MapOfTheWeek

Concludiamo Eco con una serie di mappe che metteranno d’accordo tutti: sono quelle elaborate dal World Energy Council, uno dei più importanti forum a livello mondiale sull’energia. Qui quella sulle fonti energetiche, che permette di selezionare area geografica, tipo di fonte, e spremere ogni informazione possibile—un gran classico. Qui, invece, un’altra elaborazione grafica piuttosto originale, lo World Energy Issues Monitor 2017, che raggruppa tutti i principali fattori che potrebbero avere un impatto sul settore energetico, classificandoli per probabilità e impatto.


Eco è a cura di Giovanni Scomparin e Tommaso Sansone.

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