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Houston, abbiamo un problema: un presidente razzista.

La distruzione portata dall’uragano Harvey a Houston è un drammatico esempio del fallimento sistematico del populismo di destra di fronte ai disastri naturali.

Si tratta di una lezione particolarmente importante per il nostro paese, sismico e così interessato da fenomeni climatici atipici negli ultimi anni, e puntualmente incapace di affrontare questi fenomeni con puntualità, efficacia e umanità.

Dopo sette mesi, Trump è arrivato alla propria prima emergenza completamente impreparato. Non è una coincidenza, non è “un caso:” le priorità politiche del presidente e del suo staff sono altre — quelle iper populiste e vicine agli argomenti di estremisti di destra e letteralmente nazisti.

Così, di fronte a un disastro ambientale di quelli che accadono una volta ogni mille anni Trump si è presentato con un capo dell’Agenzia per la Protezione Ambientale che non crede nella scienza, con l’agenzia per le emergenze federali completamente senza staff, nel bel mezzo di un attacco programmatico all’innegabile realtà del cambiamento climatico.

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Il populismo, però, i disastri naturali se li dimentica quasi sempre, perché chi tira le fila di quei discorsi tende a considerarsi al sicuro, riparato nella propria superiorità: nella retorica razziale, nei fatti, sempre, economica.

È questa superiorità che porta i populisti di destra ad allinearsi verso un sistematico “alleggerimento dello Stato.” Perché loro, e ben inteso, non i loro elettori, non ne hanno bisogno. L’odio coltivato contro sistemi di welfare e di salvataggio per i piú deboli, proprio tra i piú deboli è forse l’aspetto piú intrinsecamente meschino delle politiche di destra.

Oggi migliaia e migliaia di elettori di Trump hanno la propria casa distrutta mentre il presidente continua a non essere in grado di gestire la crisi.

Di fronte al dramma di un disastro naturale la completa maldicenza di qualsiasi presupposto razzista e classista emerge in superficie, smascherato. Vedremo se in futuro gli elettori del Texas ricorderanno. Ma oggi, non è importante.

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Quanto sarebbe invece fondamentale, è imparare da questa occasione quanto sia pericoloso eleggere persone che, dall’estrema destra di Salvini alla destra di Minniti, identifichino dei “confini” dell’umanità. In un clima come quello odierno è ancora impossibile che si abusi di eventi come quello di questi giorni negli Stati Uniti per colpire un’etnia o un ceto, ma stiamo costruendo i presupposti perché succeda, e soprattutto, a prescindere: politici che dimostrano di non capire la centralità dello Stato nell’assistere chi ne ha bisogno eventualmente tradiranno il loro stesso mandato. È inevitabile, perché mancano loro gli strumenti per svolgere competentemente la loro professione, e la loro missione — distruttiva — eventualmente porta le proprie conseguenze su tutti, e non solo sulle vittime innocenti della loro furia irrazionale.

Mentre il dibattito in Italia si fa progressivamente sempre più retrogrado, sempre più monopolizzato dalla retorica di “chi si merita” l’assistenza e chi no, il disastro lasciato da Harvey dimostra cosa succede quando si elegge chi della mancanza di umanità fa la propria bandiera. E chi non riesce a praticare empatia per una disperazione che non conosce, potrebbe imparare a praticare paura, di finire in mano a crudeli, o peggio ancor più crudeli.

Blogger, designer, cose web e co–fondatore di the Submarine.