Afghan women voice concerns to coalition forces

L’Europa rispedisce a Kabul i richiedenti asilo afgani: vere e proprie deportazioni che sembrano dare più sostegno alle ideologie di estrema destra, rispetto che alle idee di protezione, fratellanza e umanità dichiarate dall’Unione nei confronti dei rifugiati.


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Il 2 ottobre scorso, l’Unione Europea ha stretto un accordo bilaterale con l’Afghanistan per contrastare il fenomeno delle migrazioni irregolari, l’EU-Afghanistan Joint Way Forward on Migration issues. Il piano prevede che Kabul accolga un numero illimitato di richiedenti asilo la cui domanda di protezione internazionale ha ricevuto un diniego in Europa, anche contro la loro volontà. Insomma, si tratta di vere e proprie deportazioni.

L’Unione Europea ha negoziato l’accordo con Kabul in una conferenza a Bruxelles che lo stesso ministro afghano per i rifugiati si è rifiutato di firmare, lasciando il compito a un suo sottoposto.

Infatti, sembrerebbe che l’Europa abbia fortemente incoraggiato la disposizione dei rimpatri, costringendo Kabul ad accettare i richiedenti asilo con diniego, minacciando di tagliare i fondi per il Paese.

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Il piano prevede che i voli per l’Afghanistan trasportino un massimo di cinquanta deportati per volta per i primi sei mesi dopo l’accordo, ma il numero dei voli giornalieri per il Paese è illimitato. Anzi, sembra addirittura che da entrambe le parti si stia pensando alla costruzione di un terminal dedicato appositamente per questi voli, organizzati da Frontex.

L’accordo non riguarda solamente gli uomini soli, ma anche donne e bambini per i quali è prevista un’assistenza specifica in grado di fornire loro protezione durante l’intero processo di rimpatrio. Fino ad ora, soltanto la Norvegia ha messo in atto questo tipo di deportazioni.

Se il rimpatrio riguarda un minore non accompagnato e la sua famiglia non è stata trovata  in Afghanistan, questi può farvi ritorno solo se riceverà una accoglienza adeguata.

L’Europa, come si legge nell’accordo, si impegna a supportare l’integrazione dei cittadini afghani rimpatriati, fornendo programmi di sostegno per l’accoglienza.

Gli Afghani rappresentano il secondo gruppo di richiedenti asilo in Europa, con un numero di quasi 200 mila domande nel solo anno scorso.

Molti di questi, però, sono doppiamente profughi: sono scappati dall’Afghanistan e cresciuti in Iran e Pakistan e per questo motivo non hanno alcuna rete sociale su cui fare affidamento quando vengono rimpatriati.

L’Afghanistan è un Paese dilaniato dalla guerra civile, in cui Talebani e altri gruppi armati seminano terrore. Non è un luogo sicuro per i richiedenti asilo deportati, dal momento che potrebbero essere oggetto di persecuzioni e potrebbero essere costretti ad arruolarsi dai Talebani stessi. Per questi motivi, molti decidono di abbandonare l’Afghanistan dopo la deportazione, migrando nuovamente in cerca di salvezza.

La deportazione dei richiedenti asilo con diniego, quindi, può portare all’instabilità e all’uso di violenza.

Foto: U.S. Air Force Senior Airman Tania Reid

Non è la prima volta che l’Europa stringe patti di questo tipo con altri Paesi, basti ricordare l’accordo con Ankara. I movimenti xenofobi e il populismo stanno prendendo sempre più piede nei Paesi dell’Unione.

Queste decisioni che ricordano vere e proprie deportazioni sembrano dare più sostegno alle ideologie di estrema destra, rispetto che alle idee di protezione, fratellanza e umanità dichiarate dall’Unione nei confronti dei rifugiati.

La Germania, inoltre, dopo essersi fatta promotrice dell’accoglienza, ha stretto il patto con Erdogan sui migranti, e ora rimanda in Afghanistan un gran numero di cargo, pieni di richiedenti asilo. Questi raccontano di essere stati svegliati di notte dalla polizia che li ha scortati in aeroporto, a volte senza neanche lasciar loro il tempo di raccogliere le proprie cose.

Gli schieramenti dei Talebani in Afghanistan si sono rafforzati dall’inizio della guerra civile, nonostante l’intervento e la presenza di forze militari anche internazionali — oggi controllano oltre un terzo dei distretti del Paese. Il Paese non è affatto sicuro, ma nonostante questo l’Europa sembra non voler ritrattare l’accordo e continua a deportare centinaia di persone.