Lunedì. Cinque giorni fa un accordo senza precedenti tra Russia e Stati Uniti ha decretato l’inizio di un temporaneo cessate il fuoco in Siria. Senza precedenti, tanto che molti commentatori non hanno battuto ciglio nel commentarlo come una vittoria del regime di Assad. Non ha aiutato certo che, mentre Russia e Stati Uniti si stringevano la mano, Assad abbia annunciato che avrebbe ripreso il controllo di “ogni centimetro” della Siria.

New York. Nella notte di venerdì 16 settembre 2016 viene improvvisamente cancellato un meeting del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: a porte chiuse, non si sa bene, Russia e Stati Uniti non sono stati in grado di decidere se rivelare i risultati del cessate il fuoco, o si sono accordati sul non divulgare informazioni agli altri membri.

Il cessate il fuoco annunciato per permettere a organizzazioni internazionali di raggiungere le aree bombardate con supporti umanitari, non ha funzionato particolarmente bene. In una telefonata tra Kerry e Sergei Lavrov, il Segretario di Stato statunitense avrebbe lamentato i “continui e inaccettabili” ritardi, scrive John Kirby in un comunicato stampa dell’ufficio del segretario.

Il comunicato stampa continuava accusando la Russia di non aver “esercitato la propria influenza” sul regime Assad per facilitare l’accesso dei convogli ad Aleppo.

Kirby conclude minaccioso, “il segretario ha messo in chiaro che se la Russia non farà rispettare le norme necessarie per intensificare l’attività umanitaria, non sarà possibile mettere in atto il progetto del Joint Implementation Centre (che dovrebbe coordinare i lavori per la pace in Siria, ndr).”

Gli uffici russi hanno rilasciato dichiarazioni simili: “sebbene il cessate il fuoco fosse un accordo bilaterale, solo una parte l’ha rispettato” ha detto Igor Konashenkov, portavoce della Difesa russa.

Su un punto le diplomazie statunitensi e russe sembrano trovare accordo: il cessate il fuoco, “proposto” alle forze islamiste e ai ribelli anti–Assad, non è stato in nessun modo accolto dai guerriglieri. Tutte le aree controllate dagli uomini di Fateh al-Sham, organizzazione jihadista parte dell’alleanza ribelle, erano inaccessibili per le organizzazioni umanitarie, e di fatto il conflitto non si è mai arrestato in quelle zone.

In un’altra dichiarazione senza precedenti, le Nazioni Unite sembrano convenire con la Russia: non sono riuscite a far entrare nel Paese 40 camion di cibo — sufficienti per sfamare per un mese 80mila persone. Le vetture sono rimaste bloccate al confine con la Turchia, David Swanson, portavoce dell’Ufficio per la Coordinazione Umanitaria dell’ONU sostanzialmente conferma la versione di Lavrov: i territori ribelli sono impossibili da attraversare, rendendo impossibile raggiungere le popolazioni che vi risiedono.

Si deve decidere ora come proseguire: proprio in queste ore scade il cessate il fuoco.

Konashenkov dice che la Russia è disposta a trattenere le proprie forze per altre 72 ore, per dare un’altra occasione alle forze umanitarie di raggiungere le zone in conflitto, malgrado la frustrazione verso la mancata collaborazione delle forze ribelli. Se il Segretario di Stato statunitense accetterà nelle prossime ore la richiesta delle Nazioni Unite non ci saranno più dubbi, almeno una guerra, quella diplomatica, Assad l’ha vinta.

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