I muri tornano a solcare l’Europa. La Gran Bretagna ha annunciato che finanzierà un divisorio di cemento a Calais, in territorio francese, lungo la strada che costeggiando l’accampamento dei migranti arriva al porto, dove partono i traghetti per la Gran Bretagna. Il muro sarà lungo cinquecento metri e avrà l’obiettivo di impedire che i migranti raggiungano la strada per provare a salire sui camion e auto e raggiungere le isole britanniche. Settimana scorsa, alcuni camionisti hanno bloccato la strada per protestare contro i continui tentativi dei migranti di salire di nascosto sui loro mezzi.

Il muro costerà circa due milioni di sterline e sarà alto quattro metri. Il provvedimento è stato confermato dal Ministro dell’immigrazione britannico Goodwill (nomen omen), che ha dichiarato: “abbiamo costruito la barriera, ora costruiremo il muro”. Il progetto si inserisce nel piano del governo per ridurre l’immigrazione e farla scendere sotto le centinaia di migliaia. L’anno scorso, più di seicentomila persone si sono stabilite oltremanica. Goodwill ha dichiarato che questo obiettivo verrà perseguito inasprendo le condizioni per ottenere permessi di soggiorno.

La notizia della costruzione del muro ha scatenato varie proteste, a partire da quella dell’Associazione per il Trasporto Stradale, secondo la quale il muro è una spesa eccessiva e le risorse potevano essere meglio spese aumentando la sicurezza sulla strada stessa, a contestazioni più squisitamente umanitarie. I soldi per la realizzazione, tra l’altro, vengono presi da un pacchetto di fondi anglo-francesi di 17 milioni di sterline. François Bennoc, di Auberge des migrants, un’organizzazione di aiuto ai migranti attiva a  Calais, ha dichiarato alla testata inglese The Guardian, che il muro “risulterà solo in gente che passa da più lonano per aggirarlo. È uno spreco di denaro. I guadagni dei trafficanti di esseri umani aumenteranno e qualcuno rischia di farsi male provando a scavacarlo.”