Ripulire Guanabara Bay, che tra due settimane ospiterà le gare di nuoto, vela e windsurf, era una delle promesse più ambiziose fatte dal Brasile al comitato olimpico quando il Paese propose Rio de Janeiro come luogo per le XXXI Olimpiadi.

Ogni giorno circa 170 milioni di rifiuti non trattati prodotti da attività umane finiscono nelle acque della baia, inquinate tanto quanto quelle dell’India e di alcune regioni africane.

Izabella Texteira, Ministra dell’Ambiente dal 2010, il 20 luglio ha dichiarato che la proposta di ripulire dell’80% la zona di Guanabara Bay entro l’inizio delle Olimpiadi era troppo ambiziosa. Secondo lei ci vorrebbero 25 anni e 20 miliardi dollari – una cifra improponibile, soprattutto per un Paese che sta vivendo una delle peggiori recessioni della sua Storia.

La gravità dell’inquinamento nelle acque di Rio aveva già sollevato uno scandalo la scorsa estate, dopo che un’inchiesta della Associated Press aveva rivelato che ingerire anche solo tre cucchiaini di acqua comporta il 99% di possibilità di contrarre un virus (ovviamente il dato cambia a seconda dei vari livelli di immunità della popolazione).

Marinai, nuotatori e surfisti sarebbero così esposti “a malattie dell’apparato respiratorio e digestivo, incluse diarrea cronica e vomito, oltre al rischio di contrarre l’epatite di tipo A.”

Nonostante i dati preoccupanti, il governo brasiliano sostiene che sia perfettamente sicuro sostenere le gare nella baia di Guanabara, dal momento che sono stati fatti dei passi in avanti.

Ma non bastano: se dal 2009 la CEDAE, azienda idrica di proprietà dello Stato, dice di aver speso oltre 500 milioni di dollari per triplicare lo smaltimento di rifiuti nella baia, ad oggi comunque solo il 49% dei liquami scaricati a Guanabara Bay viene trattato.

Diversi enti si erano proposti di occuparsi dello smaltimento ma lo stato non è riuscito a trovare i fondi. E “Guanabara Bay resta una latrina,” dice l’ambientalista Mario Moscatelli, che si occupa di monitorare la situazione una volta al mese. “Ci avevano promesso una Porsche V16 e ci ritroviamo con una Volkswagen 1200.”

Il fallimento delle norme di protezione ambientale e di smaltimento dei liquami non sono solo fonte di imbarazzo per la città di Rio de Janeiro e per il Brasile in generale, ma costituiscono un vero e proprio rischio per i partecipanti alle imminenti Olimpiadi. Ancora una volta, sembra che il gioco non valga la candela.