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Germanò nasce a Roma, cresce a Trastevere, quella Trastevere ancora piena dell’eco della vita popolare che ne ha delineato i vicoli. Ora, come racconta in un’intervista, casa sua l’hanno comprata gli americani, come gran parte del quartiere.

Ha iniziato suonando il basso, poi ha cominciato a cantare quando sono nati gli Alpinismo, con i quali ha prodotto un EP per 42 RecordsOggi vive a Milano dove porta avanti il suo progetto solista e venerdì 23 febbraio suonerà al Circolo Magnolia sullo stesso palco di Colombre e di Generic Animal per la serata Wow — roba fresca a Milano.

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Tu sei in giro dal 2008, dai Jaqueries all’EP degli Alpinismo uscito per 42Records. Ci racconti un po’ questo iter e come sei arrivato al progetto solista di Germanò?

Con I Jacqueries suonavo il basso, i nostri eroi erano i Pavement, i Joy Division, i Neutral Milk Hotel, con loro ho cominciato a scrivere canzoni e pensavo non mi sarebbe piaciuto altro, mi sembrava la verità assoluta, poi ho scoperto la musica italiana ed è li che mi sono davvero innamorato della musica, forse la verità sta nel mezzo.

È più difficile fare lo stesso percorso che hai fatto tu con un gruppo rispetto che da solisti?

Forse da solista senti più il carico delle decisioni da prendere, è difficile in ogni caso, forse è bello per questo.

Ora vivi a Milano, come ti trovi? Quanto c’è di Roma e quanto di Milano nel tuo primo album da solista Per cercare il ritmo?

Mi affeziono sempre di più a Milano, ogni volta che arrivo in stazione centrale mi sento a casa, in un lavoro prossimo magari potrei parlare di corvetto, o del perché quando qualcuno dice che si va al macao ci vai volentieri anche se non hai capito perché.

La scena milanese in cosa si distingue dalle altre e in particolare da quella romana e quella bolognese?

La scena milanese è molto bella, è piena di cose interessanti, ultimamente sta facendo più i conti con la propria identità. A Milano si ha la sensazione di essere più vicini a un punto d’arrivo per questo è meno disillusa. Si punta subito ad essere un big a considerare la musica seriamente come una possibilità, lo apprezzo molto.

Le influenze del tuo album ho letto che prendono tanto dalla disco music, per esempio Nile Rodgers e Donna Summer. Come le hai declinate nella tua musica?  

I pezzi prendono un po dalla disco per come sono strutturati non mi interessava fare qualcosa con una classica apertura pop da canzone tradizionale, volevo fare una cosa più viscerale.

Tu sei per metà australiano, ma comunque hai scelto di cantare in italiano, c’è un motivo preciso? Ci possiamo aspettare anche qualcosa in inglese in futuro?

Non credo, non per quello che sto facendo ora, Mi sono già cimentato con l’inglese. Di musica se ne produce tantissima ed è inevitabile che gli ascoltatori più vicini sono le persone che mi stanno attorno, è inevitabile che abbia un altro effetto comunicativo spesso più potente, magari più in là con qualcos’altro

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Come sei approdato a Bomba Dischi?

Conosco Davide di Bomba Dischi da un po’ di tempo, quando ancora esisteva il Circolo degli Artisti a Roma e i pischelli volevano essere fichi come jarvis cocker. Davide sapeva che stavo registrando dei pezzi e mi ha chiesto di farglieli sentire.

Il 23 suonerai al Magnolia per la prima volta, giusto? Sarai sullo stesso palco di Colombre e Generic Animal: cosa ne pensi di questi due artisti?

Hanno fatto due dischi stupendi. Stupendi perché sono loro stessi in quello che fanno, ed è ciò che apprezzo di più nella musica in generale al di là della forma, della estetica e di tante altre cose inutili. Colombre lo seguo da un po’ di tempo con i Chewing gum, li andai a sentire a le mura a Roma, erano super avanti.

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