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Questo sabato suonerà al Magnolia sul palco di wow! – roba fresca a milano, prima di Giorgio Poi. Ma per essere pronti a un concerto non bastano strumenti e amplificatori. Per questo abbiamo accompagnato Marco Giudici, per gli amici “Juju”, in arte Halfalib, a curiosare fra le bancarelle del mercato dell’usato di Piazzale Cuoco a Milano, in una domenica di ottobre ormai autunnale.

—foto di Francesca Motta

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Volete andare in quello disagio o in quello fighetto?”, ci chiede subito Marco. “Quello che preferisci.”Allora cominciamo da quello disagio.”

Il mercato di Piazzale Cuoco, che si estende per tutta la collina che costeggia via Tertulliano, è in realtà formato da due mercati, uno “ufficiale” e uno di venditori, diciamo così, più “liberi.” Decidiamo di cominciare da questo, più affollato e decisamente variegato.

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Contratti mai quando vai al mercato?

No, non son capace.

Qualche tempo fa ci hai detto che ti piace molto venire a passeggiare in questa zona, cosa ti piace di più?

Mi piace l’atmosfera. Qua adesso è un po’ affollato e di solito soffro le folle, però non so, mi piace anche un po’ per il fatto che pur essendo domenica mattina si vedano tante facce ed è una cosa abbastanza non comune. E poi è bello perché vedi così tante persone diverse in un posto così ristretto e concentrato, non so, mi piace, c’è un’aria particolare. Però in effetti in genere preferisco passeggiare in luoghi meno affollati, tipo la zona di fianco all’Ortomercato mi piace molto. Di questo mercato mi piace il fatto che è molto essenziale dal lato estetico.

Compri di più in questo o nell’altro mercato, quello “fighetto”?

Ho comprato un po’ di cose qui, però in realtà non compro nulla. (ride)

Qual è stata la cosa più strana che hai comprato?

Hm, probabilmente non me la ricordo perché l’ho persa! Probabilmente alla fine mi piacciono di più le persone che gli oggetti.

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In effetti a giudicare dalla merce in vendita sembra quasi che uno abbia gettato alla rinfusa quello che aveva nei cassetti e lo abbia messo in vendita…

Esatto! È un po’ come stare a casa delle persone.

Tu abiti in questa zona da quando sei nato, giusto?

Sì e penso che rimarrò qui ancora per un bel po’. Una cosa che mi piace di questo quartiere è che c’è un sacco di diversità, non mi sembra che ci sia quell’intento di omologare tutto a pizzerie e kebab, ci sono un sacco di attività diverse, non italiane, che conservano la loro identità. Alla fine viale Molise e piazzale Cuoco sono delle strade spartiacque tra una Milano più “borghese” e una Milano multietnica.

Ci spostiamo verso il mercato meno affollato e più “ortodosso” delimitato da una recinzione che introduce alla zona allestita con delle casupole adibite a spazi espositivi. Una volta entrati effettivamente notiamo che c’è più spazio per muoversi e le merci sono suddivise entro piccoli gazebo. A sinistra Juju nota un banco di ammennicoli elettronici.

Compri mai strumenti musicali qui?

Quando vengo qui c’è una parte nerd di me che dice: “Dai! Adesso trovo uno strumento fighissimo e me lo porto a casa.” Però poi in realtà trovo mai ‘sti grandi affari. Poi c’è sempre qualche amico che ti dice che ha trovato lo strumento della vita e l’ha pagato invece di 800, 30 euro e dici “Wow!”. Però a me non è mai capitato. O non so guardare o sono sfigato. Non so.

Poco dopo un’altra bancarella cattura la sua attenzione. Ci avviciniamo: è un banco che vende felpe sportive usate. Cominciamo a rovistare tra le felpe Adidas, Fila, Lotto. Ed è subito il 1986. A quel punto parte il momento fashion blogger.

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Tu in genere che look sfoggi?

Mah io in genere ho questa — indicando la felpa che sta indossando, una tuta della Diadora verde acqua e blu con il colletto alto — che tra l’altro mi sa che indossavo anche l’ultima volta che mi avete intervistato (ride). Poi oltre a questa giacca che ho su — un bomber giallo canarino — che era di mio padre, ho anche una giacca della Columbia.

Il tuo must-have?

Dunque, la giacca la indosso da tre anni, la felpa da due, e basta (ride).

Che colori preferisci?

A me piace molto il giallo, e il verde acqua. Poi in realtà un colore per cui sto andando in fissa adesso è il rosa. Rosa tipo molto chiaro, pastello.

Qual è la cosa che avresti sempre voluto indossare ma non hai mai avuto abbastanza coraggio per farlo?

In realtà non ho molto imbarazzo nel vestire. Quindi se trovassi una cosa che mi piace, anche fosse rosa, la metterei. In effetti la cosa che mi pesa di più del vestirmi è allacciarmi le scarpe. Per cui preferisco andare in giro senza, oppure senza allacciarle.

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Parte un momento nostalgia in cui rievochiamo le scarpe con la chiusura in velcro (in slang dell’infanzia “con lo strip e strap”) e il modo di chiuderla tale da formare una “X”. Ricominciamo il girovagare verso una bancarella che vende merce mista.

Una delle cose che mi piglia più bene di questi posti è vedere le cianfrusaglie, come quelle bancarelle che vendono cose che non c’entrano assolutamente niente l’una con l’altra.

Ci avviciniamo e Juju prende in mano un cd di “GIONNYSCANDAL” detto “GIONATA.” Lo osserva un po’ per vedere da chi è prodotto, ma non lo conosce. (N.D.R. ricerche successive ci portano a scoprire che l’artista in questione è un rapper di 25 anni con oltre 4 milioni di visualizzazioni su YouTube che non si è mai arreso al dolore. Mea culpa per l’ignoranza.) Dopo aver scartato un altro paio di cd, l’attenzione cade su una compilation di Sanremo 2014. A quel punto, la tentazione all’acquisto è forte.

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Notiamo che alcuni gazebo espositivi sono quasi delle piccole abitazioni autonome, fornite di TV, fornelli, rubinetti e ciò che serve per il sostentamento. Ricordano vagamente i campeggi della Maremma Toscana.

Un bidet, un faro allarme, un registratore a nastro a bobina, fra i banchi si trova qualsiasi cosa. Chiediamo il prezzo di quest’ultimo ma ci viene detta una cifra decisamente fuori budget (450 euro). A quel punto l’attenzione cade su una piccola tastiera della CASIO. Dopo averla provata, Juju chiede quanto costa. Poi si allontana.

“Ecco, ho già sbagliato.”

Perché?

Eh, volevo mettere in pratica la tattica di contrattazione di un mio amico. Dovrebbe funzionare così: vedi una cosa che ti piace, ti avvicini, fai vedere che ti interessa, poi te ne vai, senza dire niente. Dopo un po’ ritorni, e cominci a chiedere al commerciante un po’ di informazioni su altra merce in vendita che non c’entra. Poi te ne vai via di nuovo, dopo un po’ ritorni, chiedi quanto costa la cosa che vuoi (però un po’ come se non te ne fregasse nulla), anzi se ricordo bene devi prima chiedere di un’altra cosa proprio che neanche ti interessa. Poi dopo che ti dice il prezzo della cosa che desideri, qualunque sia il prezzo, te ne vai via indignato dicendo “No, no! È troppo!.” Poi te ne vai, per ritornare e contrattare finché non arrivi al prezzo che effettivamente hai intenzione di spendere. Questo mio amico facendo così mi ha raccontato che è riuscito a portarsi a casa una cosa a 3 euro anziché a 30.

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Magari verso fine giornata è più facile no?

Lui in realtà va anche alle 4 di mattino, quando non c’è nessuno, poi boh secondo me ci devi essere anche un po’ cresciuto con questa abitudine. Per me è una roba assurda, non ho mai imparato a farla.

A quel punto, decide di mandare un vocale all’aiuto a casa (il suo amico Bruno) per sapere come fare a muoversi nell’arte della contrattazione.

BRUNO, SONO IN PIAZZALE CUOCO E HO TROVATO UNA CASIO TONE CHE PERÒ COSTA 25 EURO, PERÒ C’È UN’ALTRA TASTIERA MOLTO CARINA, MI SON RICORDATO CHE DEVO ANDARE LÌ GUARDARLA E NON CHIEDERE NULLA. E HO FATTO COSÌ. ADESSO VADO A FARMI UN GIRO. AIUTAMI.

Il giro prosegue e in ordine sparso vediamo una serie di oggetti che vorremmo tanto acquistare.

Un Emilio Robot (must-have di ogni mercato dell’usato che si rispetti); un televisore rosa con lettore DVD annesso, per sognare come una principessa Disney; un orologio da polso gigante, per sapere sempre che ore sono.

Ci troviamo davanti a una bancarella di scarpe sportive in stato abbastanza passabile, mi avvicino e chiedo quanto costa un paio di scarpe che non sono interessata a comprare perché invece che avere la suola bianca delle Stan Smith hanno l’interno totalmente rosa lampone e la suola gialla. L’occhio poi mi cade su delle Vans nere in buono stato. Il commerciante mi dice che “la vans negra” è un 41, quindi sarebbe perfetta. Critico la scarpa, dicendo che ormai non è più stagione per le scarpe di tela. Il commerciante sembra tentennare “Te la do a 20€,” “Torniamo dopo!” dico. Mentre ci allontaniamo, mi rendo conto di aver messo in pratica la tattica di Bruno in maniera abbastanza inconsapevole. In effetti, non ero davvero intenzionata a comprare quelle scarpe. Juju si complimenta.

Ho visto della decisione. Sei più brava di me.

Proviamo a mettere in pratica la tattica di nuovo. Troviamo una tastiera (marca indefinita) in vendita a 20 euro. Mentre Juju la prova, io e la fotografa veniamo un attimo distratte dai lettori DVD portatili (così 2000) e dalla musica trap che una bancarella sta mandando in cassa (siamo pure sempre in ZONA 4). Juju torna sconfitto.

Mi hanno fatto il sovrapprezzo, invece che 20, mi han detto che la vendono a 30 euro. Adesso però a rigore di logica, dovrei tornare lì, magari verso chiusura (più o meno ci siamo, il mercato chiude fra un’oretta). Io ho provato a dirgli che avevo solo 10 euro  ma mi ha detto di no.

Arriva il messaggio di risposta dall’amico Bruno esperto di contrattazione:

JUJU, CHE TASTIERA È QUANTO VUOLE? L’ORARIO È ANCHE BUONO PER FARE L’AFFARE, MEZZOGIORNO CHE MANCA MEZZ’ORA SAREBBE IL TOP. CHIAMAMI.

Segue telefonata in cui Juju spiega la dinamica.

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Cosa ti ha consigliato?

Mi ha detto che probabilmente, dato che quelli che la vendono sono una famiglia di gente tutto sommato carina, devo provare a fargli pena (ridiamo) e mi ha detto che lo devo chiamare “capo.”

Decidiamo di provare la tattica con un altro commerciante, con la faccia antipatica così da non sentirci troppo in colpa a contrattare. Proprio in quel momento ci rendiamo conto che la zona del mercato confina a vista con la X-Factor Arena, come se i contrasti di questa zona non fossero abbastanza.

Dato che siamo in argomento, cosa ne pensi di X-Factor?

Beh ma è LOL X-Factor. Cioè non si tratta di musica, è uno show televisivo che usa la musica come scusa per fare certe cose. Quindi non mi sento di dare un giudizio a livello musicale e personale.

Ti hanno mai chiesto di partecipare a un talent?

A me no. Son troppo brutto mi sa. A Any Other era stato proposto via messaggio Facebook di partecipare, ma ad Halfalib ne dubito (ride)

Negli ultimi mesi hai girato parecchio con Any Other. Cosa ti sei portato a casa dopo tutti questi giri?

Di recente siamo stati in un sacco di paesi in Europa, Slovenia, Austria, Germania, Belgio, Slovacchia. A me devo dire stanca molto girare in tour, cioè dopo un po’ tutti i concerti mi sembrano uguali! Però devo dire che in Europa hanno questa cosa bella per cui i concerti iniziano presto, tipo intorno alle 21:00, così uno alle 22:00 ha finito. Di solito a me piace andare a letto presto. Odio i festival.

Una delle cose più strane che ti è successa in tour?

Una sera in Slovacchia abbiamo suonato in uno squat, poi per dormire la sera ci avevano dato una stanza, io però non riuscivo a dormire. Così sono finito su due assi di legno a conca coperte di velluto davanti al palco dove avevamo suonato. Faceva freddissimo ed era pieno di insetti. Il giorno dopo la prima cosa che ho fatto è stato comprare un letto su E-Bay. Mi diverto un sacco poi a vedere gli oggetti di Design.

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Shopping compulsivo?

Prima del tour mi erano arrivati insieme un po’ di soldi per tutta una serie di lavori. Quindi sentivo di poter comprare cose. Ho comprato anche dei materassini gonfiabili alla Decathlon. Ne ho tre.

Sabato suonerai al Magnolia per Wow! – roba fresca a milano. Insieme ai ragazzi della redazione, abbiamo aperto i vasi di Pandora e raccontato i nostri momenti WOW al circolo, ce ne vorresti dire uno tuo?

Quest’anno al Magnolia mi sono addormentato. Ho resistito due ore e poi mi sono addormentato per tre ore su una sedia. Ed ero in compagnia, passavano un sacco di amici a dormire con me. È stato bello.

Qual è il tuo concerto ideale?

Tipo verso le 19:00, in un posto tranquillo. Poi è bello quando esci da un club vedi che c’è ancora luce. Quando suoni tardi magari hai ancora l’adrenalina post concerto e non dormi fino alle 3 di notte. Poi io mi sa che sto invecchiando, è davvero sempre più impossibile avere una vita normale se la sera prima ho bevuto e fatto tardi.

Dopo un altro tentativo di contrattazione, fallito, per un’altra tastiera, passiamo davanti a una bancarella che vende delle biciclette usate ancora in buono stato. Juju viene fermato dalla commerciante che lo invita a provarne una. In particolare coglie l’attenzione una bicicletta bianca laccata, marca “VETTA.”

Ah, sì ecco, in effetti avevo proprio bisogno di una bici.

Vogliamo provare a contrattare? O ci vuoi pensare?

Dai, sì. Cioè se non la prendo adesso poi non la prendo mai più e mi sa che mi serve davvero.

Verificando lo stato della bici, mi rendo conto che dinamo non funziona, chiedo che venga riparata ma dopo un dieci minuti spesi a provare a sistemarla, l’altro venditore, ci dice che non riesce. A quel punto Juju, esperto della lezione, chiede 5 euro di sconto, che gli viene concesso. La mattinata svolta.

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In quel momento passano dei ragazzini, di età intorno ai 16 – 17 anni, che con la poesia della gang guardano Juju e gli dicono “OH MINCHIA ZIO ORA SEI IN VETTA,” per poi auto-sfottersi per la battuta lame. Ci salutiamo così, con un acquisto fatto con plauso popolare e una mattinata ben spesa.

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Con un orecchio a John Lennon e uno all’afro-jazzhalfalib è il nuovo progetto musicale di Marco Giudici, già bassista di Any Other. Il suo album d’esordio, Malamocco, è uscito quest’anno per WWNBB Collective.

Questo sabato lo si potrà ascoltare in un set acustico al Circolo Magnolia per la prima serata di wow! – roba fresca a milanoinsieme a Plateaux e Giorgio Poi. Ingresso 5€ con tessera Arci. 

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