Joseph Kabila è il terzo presidente della Repubblica Democratica del Congo. Il suo mandato è iniziato dopo l’assassinio del padre, Laurent-Désiré, avvenuto il 16 gennaio di quindici anni fa.
Kabila è stato il presidente più giovane al mondo, salito al potere all’età di soli 29 anni.
La sua politica è caratterizzata da grandi silenzi che potrebbero renderlo impopolare, ma che in realtà utilizza per evitare tentativi di colpi di Stato.
Le sue campagne elettorali del 2006 e 2011 sono state affidate a portavoce e ai suoi comunicati trasmessi in televisione in forma scritta.
Il mandato presidenziale di Kabila dovrebbe finire il 19 dicembre di quest’anno, ma le elezioni che si sarebbero dovute tenere il 27 novembre sono state rimandate da un accordo siglato a ottobre dalla maggioranza e anche da parte dell’opposizione — il mandato del presidente avrà dunque termine nell’aprile 2018.
Nonostante questo, il premier della Repubblica Democratica del Congo Augustin Matata Ponyo ha annunciato le sue dimissioni: il suo mandato si concluderà il 19 dicembre, come previsto dallo stesso accordo di ottobre.
Le motivazioni addotte all’accordo, secondo il presidente sono riferite al fatto che il Paese non è pronto a nuove elezioni, perché il numero dei nuovi elettori non ancora iscritti nelle liste elettorali è molto elevato.
Aggiornare gli elenchi richiederebbe molti mesi, dal momento che sono milioni gli elettori che alle elezioni precedenti erano minorenni.
L’opposizione del Congo il 19 ottobre ha manifestato protestando contro il prolungamento dell’incarico di Kabila, chiedendone le dimissioni. Le mobilitazioni, infatti, sostenevano che Kabila abbia addotto scuse infondate per ritardare le elezioni, volendo mantenere il potere il più a lungo possibile.
Kinshasa è a ferro e fuoco, gli uffici dei partiti di opposizione sono in fiamme e l’esercito reagisce con violenza alle mobilitazioni.
Durante le proteste di settembre, oltre 50 civili hanno perso la vita negli scontri con le forze dell’ordine, ma Kabila non rilascia dichiarazioni, mantenendo la politica silenziosa che lo caratterizza.
L’ex governatore della provincia del Katanga, Moise Katumbi, in un’intervista a Le Monde spiega “Se se ne va, Joseph Kabila sarà un padre della democrazia. Se si ritira pacificamente, il prossimo presidente dovrà proteggere e rispettare la continuità. Ma se se ne andrà con la forza, dovrà affrontare la giustizia.”
Katumbi era candidato con l’opposizione per le elezioni di novembre. Noto uomo d’affari è anche proprietario di una squadra di calcio congolese. È stato incarcerato per tre anni, in seguito a una disputa immobiliare e questo gli ha impedito di candidarsi alla presidenza. Inoltre, è stato incriminato per aver attentato alla “sicurezza dello Stato” servendosi di mercenari — accuse che nega e che dice fondate solo su una strategia politica di Kabila.
“Il pericolo è reale. Oggigiorno i politici non possono più esprimersi, gli arresti arbitrari continuano” dichiara Katumbi. Il leader dell’opposizione racconta di aver subito pestaggi da parte degli uomini di Kabila che gli hanno procurato un’ insufficienza respiratoria, avendogli iniettato una sostanza velenosa nel corpo.
Anche i figli di Katumbi sono stati minacciati, prima che dichiarasse le dimissioni da candidato, e da quel momento vive sotto scorta.
Nonostante questo, dopo alcune consulenze mediche, il leader dichiara di voler far ritorno nella Repubblica Democratica del Congo.
Molti pensano che siccome gli affari di Katumbi hanno riscontrato un grande successo sotto il mandato di Kabila e siccome lo stesso Katumbi era alleato del presidente, dietro alla sua candidatura ci fosse solo ambizione.
L’uomo d’affari spiega che i motivi per cui si era candidato sono esclusivamente politici, mirati a difendere la costituzione. Questa difesa sarà fatta dal popolo, se Kabila non si dimetterà rispettando il giuramento fatto all’inizio del suo mandato.
“Il presidente cerca di intimidirci, per restare al potere” dice Katumbi e prosegue “Se le elezioni non avranno luogo in Congo, ci sarà molta instabilità (…). L’Europa ha messo miliardi nelle nostre elezioni del 2006, e ha molti progetti per il nostro Paese.”
Si saprà solo nei prossimi mesi quello che succederà effettivamente nella Repubblica Democratica del Congo, il Paese francofono più popolato in Africa.