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Foto di gruppo di soldati delle IDF. Sullo sfondo edifici in fiamme a Jabalia.
Foto via X @ytirawi

L’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha pubblicato una nota in cui esprime il proprio timore per la “distruzione della popolazione palestinese nel governatorato più a nord di Gaza attraverso la morte e lo sfollamento.” L’ufficio riporta di essere “sempre più preoccupato dal modo in cui l’esercito israeliano conduce le proprie ostilità nel nord di Gaza, tra l’ingerenza illegale con l’assistenza umanitaria e gli ordini che stanno portando allo sfollamento forzato.” Il documento sottolinea che “anche dove i gruppi armati palestinesi dovessero aver mancato di rispettare le norme della legge umanitaria internazionale, le forze israeliane mantengono i loro obblighi nel rispettare i principi di distinzione, proporzionalità e precauzioni nell’attacco.” L’ufficio conclude il comunicando “ricordando anche a Israele che, in quanto potere di occupazione, deve garantire la disponibilità di cibo, risorse mediche e luoghi di rifugio per la popolazione di Gaza, come anche ordinato dalla Corte internazionale di giustizia.” Circa un’ora prima l’UNIFIL aveva a sua volta pubblicato una dichiarazione in cui denunciava che le IDF avessero usato un bulldozer per demolire una torre di osservazione dei caschi blu e la recinzione perimetrale di uno stabilimento ONU a Marwahine, in Libano. “Ancora una volta, ricordiamo alle IDF e a tutti gli attori dei loro obblighi nel garantire la sicurezza del personale e delle proprietà ONU.” Gli attacchi condotti contro i caschi blu costituiscono infatti una “violazione flagrante della legge internazionale.” “Le IDF hanno ripetutamente chiesto che l’UNIFIL abbandoni le proprie posizioni lungo la Linea blu e ha deliberatamente danneggiato posizioni ONU. Nonostante la pressione esercitata sulla missione e i paesi che contribuiscono alle nostre truppe, i peacekeepers rimangono in tutte le loro posizioni.”

Nel frattempo, in Hamas si lavora per la successione dopo l’assassinio di Yahya Sinwar. Parlando con Middle East Eye, Basem Naim, un membro del ramo politico di Hamas, ha dichiarato che “sembra che Israele creda che uccidere i nostri leader significhi mettere fine al nostro movimento e mettere fine alla lotta del popolo palestinese.” “Hanno ripetuto queste dichiarazioni quando hanno ucciso Sheikh Ahmed Yassin e Abdel Aziz al-Rantisi,” il fondatore del movimento e un suo altro leader, “ma ogni volta Hamas diventa più forte e più popolare.” “Hamas è un movimento di liberazione guidato da un popolo che cerca libertà e dignità. E questo non si può eliminare.” Chi sostituirà Sinwar, però? Potrebbe non essere chiaro, almeno per un po’: secondo i retroscena della stampa locale ci sono diversi candidati possibili, e l’organizzazione starebbe prendendo in considerazione di tenere segreta l’identità del proprio prossimo leader per cercare di proteggerlo.”

I bombardamenti in Libano si fanno sempre più intensi, in vista della visita dell’emissario statunitense Amos Hochstein, che oggi sarà a Beirut per presentare ai funzionari libanesi le condizioni per il cessate il fuoco con Israele. Secondo un retroscena di Axios l’ufficio del Primo ministro israeliano avrebbe dato alla Casa bianca le proprie condizioni per il cessate il fuoco la settimana scorsa. Condizioni che sono però a dir poco estreme: Tel Aviv vuole che le IDF abbiano il permesso di condurre attività militari nel sud del Libano (!) per impedire il riarmo di Hezbollah, e che l’aviazione israeliana abbia libertà d’azione nello spazio aereo libanese (!!). Entrambe le richieste sono in contraddizione con la Risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza, che stabilisce che sono le forze armate libanesi e l’UNIFIL a garantire il cessate il fuoco tra Israele ed Hezbollah.


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