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foto via X @netanyahu

Il gabinetto di sicurezza del governo Netanyahu VI ha aggiornato gli obiettivi ufficiali dell’aggressione di Gaza, aggiungendo un quarto punto: “Il ritorno sicuro dei residenti del nord nelle loro case.” Finora gli obiettivi dell’operazione erano tutti limitati alla Striscia di Gaza — l’eliminazione militare e politica di Hamas, la liberazione dei prigionieri israeliani, e garantire che dalla Striscia non possano essere lanciati ulteriori attacchi. L’aggiunta di questo quarto obiettivo formalizza la volontà di continuare — o intensificare? – gli attacchi contro il Libano. Lunedì un consigliere di Biden, Amos Hochstein, ha ammonito nuovamente Netanyahu, chiedendogli di non iniziare una guerra con il Libano.

Gli sviluppi, allarmanti, arrivano mentre si intensificano i retroscena sul possibile e imminente licenziamento del ministro della Difesa Gallant. Netanyahu aveva già cercato di licenziare Gallant — lo scorso marzo 2023, quando la crisi in corso era quella della riforma giudiziaria — ma era stato costretto a fare marcia indietro in seguito a pressioni della società civile. Secondo Haaretz Gallant potrebbe essere rimosso proprio con la motivazione di essere stato troppo “morbido” con il Libano — un cambio di ministro potrebbe anticipare l’inizio di una guerra totale contro Beirut.

In precedenza, la leadership delle IDF aveva indicato che per condurre una guerra contro il Libano era necessario prima arrivare a un cessate il fuoco con Hamas. Nelle ultime settimane, però, la trattativa è arrivata allo stallo totale. Una fonte di Al–Araby Al–Jadeed sostiene che “tutti si sono convinti che Netanyahu non voglia che i negoziati portino a un accordo.” I mediatori qatarini ed egiziani stanno chiedendo agli Stati Uniti di aumentare la pressione sul Primo ministro israeliano.

Per continuare la guerra, però, servono soldati: un retroscena di Haaretz rivela che l’esercito israeliano sta facendo reclutamento tra i richiedenti asilo provenienti dall’Africa per mandarli a combattere a Gaza, promettendo loro la piena cittadinanza alla fine dell’operazione militare. Nel paese ci sono circa 30 mila richiedenti asilo, principalmente provenienti da Sudan ed Eritrea, vittima di dure campagne d’odio da parte della politica israeliana — Netanyahu li chiama “infiltrati.” Finora il numero di richiedenti asilo che hanno ricevuto la cittadinanza in cambio del proprio impegno di guerra è: zero. Il quotidiano sottolinea che gli è stata “vietata la pubblicazione del modo in cui l’esercito israeliano impiega i richiedenti asilo” per via delle regole di censura militari del paese.


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