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grab via X @KamalaHQ

Joe Biden ha ufficialmente passato il testimone ad Harris in un discorso commosso alla Convention nazionale democratica, dove ha ricevuto l’accoglienza da eroe che secondo i retroscena tanto voleva. Nel proprio discorso Biden ha attaccato le proposte più repressive del programma di Trump, e ha commentato: “È il momento di mettere una procuratrice nello Studio ovale, invece di un pregiudicato.” Al di là della facciata di entusiasmo, l’attrito tra il presidente e il partito rimane: il presidente uscente ha combattuto fino all’ultimo per un secondo mandato, e per quanto ora prometta di essere “il miglior volontario” del comitato elettorale di Harris, i segni di quelle tensioni non si superano rapidamente. Facendo un passo indietro, Biden ha permesso al partito di ottenere finanziamenti che fino a poche settimane prima sarebbero stati impossibili e i sondaggi sono effettivamente migliorati. Per Biden, e per il suo staff, questa campagna elettorale è diventata una battaglia per il proprio ruolo nella storia del partito o del paese: può essere il presidente uscente che ha aperto la porta alla vittoria della prima donna presidente degli Stati Uniti, oppure il presidente impopolare che ha impedito al partito di vincere in quella che ora sembra essere una battaglia possibile.

Nel corso della prima giornata della Convention Harris e Walz hanno ricevuto il supporto, tra gli altri, di Hillary Clinton e Alexandria Ocasio–Cortez. Clinton si è unita ai ringraziamenti per Biden, mentre dal pubblico arrivavano cori di “Lock him up,” un riferimento ai guai giudiziari di Trump — e alla violenta campagna elettorale che portò proprio alla vittoria dell’ex presidente. Cortez ha difeso la posizione di un sostegno di Harris “da sinistra,” dicendo che “sappiamo che Trump svenderebbe questo paese per un dollaro se volesse dire riempirsi le tasche e prendersi i soldi dai propri amici di Wall Street,” mentre invece Harris starà “dalla parte del ceto medio, perché viene dal ceto medio.”

Per garantire il voto della “sinistra” del Partito democratico statunitense, però, bisogna fare qualcosa per fermare l’aggressione di Gaza: fuori dalla Convention migliaia di persone hanno protestato contro il supporto ferreo dell’amministrazione Biden a Tel Aviv. La protesta è stata largamente non violenta, ma alcune persone hanno cercato di superare le recinzioni che isolavano la Convention — un numero imprecisato di manifestanti è stato arrestato. Dopo mesi di proteste contro “Genocide Joe” la frustrazione degli attivisti ora è rivolta verso “Killer Kamala”: in una concessione al movimento, alla DNC si è tenuto un panel di un’ora sugli orrori scatenati da Israele su Gaza. In questi giorni gli Stati Uniti hanno aumentato la pressione su Israele, ma non c’è all’orizzonte nessun cambio di direzione per il Partito democratico. Alla Convention si è approvato il programma politico senza cambiare una riga — letteralmente, il documento parla ancora di un secondo mandato di Biden. Nel testo si continua a parlare del diritto a difendersi di Israele e di soluzione dei due stati. Gli attivisti chiedevano supporto esplicito ad un embargo sulle armi — finora lo staff di Harris si è detto espressamente contrario.


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