foto: WAFA
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Sono più di 40 mila le persone uccise dalle IDF dall’inizio dell’aggressione di Gaza. Il conto ha superato questo livello altissimo mentre Doha si riapriva la trattativa per il cessate il fuoco. Ai 40 mila morti si aggiungono più di 92 mila feriti — e circa 11 mila dispersi, tra cui ovviamente ci sono tantissimi morti e rimasti intrappolati sotto le macerie, o i cui corpi sono stati attivamente nascosti dalle forze israeliane — le persone confermate morte sono quelle con cui le autorità sanitarie di Gaza sono entrate in qualche modo in contatto, prima o dopo che perdessero la vita. Tra questi, più di 1.000 persone sono morte a causa del blocco dell’ingresso degli aiuti umanitari in seguito alla chiusura del varco di Rafah dello scorso 7 maggio. Lo ha sottolineato il direttore dell’ufficio stampa del governo di Gaza, Ismail al–Thawabta, ricordando come il blocco abbia peggiorato ulteriormente la situazione medica e umanitaria della Striscia.
Israele sostiene di condurre attacchi di precisione, di minimizzare il numero delle vittime, eccetera, però il dato di fatto è che ci sono decine di migliaia di civili morti, e gli obiettivi dichiarati dell’aggressione di Gaza non sono stati realizzati: in un’intervista con Associated Press, il rappresentante di Hamas in Libano e a Teheran Osama Hamdan ha rivelato che il comandante del braccio armato del gruppo, Mohammed Deif, è ancora vivo — le IDF avevano vantato di aver ucciso Deif in un attacco aereo lo scorso 13 luglio. Secondo Hamdan Israele avrebbe annunciato di averlo ucciso per giustificare agli occhi dei propri alleati quella che era stata una strage particolarmente grave — il bombardamento aveva ucciso 88 persone, e aveva causato più di 289 feriti.
Nella stessa intervista, Hamdan spiega che il gruppo sta perdendo fiducia sul lavoro di mediazione degli Stati Uniti per arrivare al cessate il fuoco — Hamas non parteciperà a questo round di trattative, perché sostiene che l’accordo a cui si è arrivati nei passaggi precedenti sia adeguato: “Qualsiasi incontro dovrebbe essere basato sul discutere meccanismi di implementazione e scadenze, invece di negoziare qualcosa di nuovo.” In questo secondo caso “Hamas non vede ragione di partecipare.” Il gruppo “non crede che gli Stati Uniti siano in grado, o vogliano, mettere pressione su Israele per raggiungere un accordo.” Un altro funzionario del gruppo, Sami Abu Zuhri, ha accusato di nuovo Tel Aviv di fare ostruzionismo per continuare la strage: “Partecipare ai negoziati permette all’occupazione [israeliana] di imporre nuove condizioni e avviare il labirinto del negoziato per condurre altri massacri.” Al termine della consultazione con Israele, i mediatori di Egitto e Qatar incontreranno in una seduta separata i rappresentanti di Hamas. Secondo Washington la trattativa si sarebbe riaperta in modo “incoraggiante,” ma nei giorni scorsi i media israeliani erano incerti su quanto margine avrebbero avuto i rappresentanti di Tel Aviv per arrivare a un accordo.