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grab via Twitter @netanyahu

Netanyahu ha pubblicato un nuovo messaggio video in cui per la prima volta collega esplicitamente la trattativa per il cessate il fuoco con la minaccia di ulteriori stragi. Il Primo ministro israeliano sostiene che il suo governo sta lavorando per “ottenere il rilascio” dei prigionieri, ma anche per arrivare alla “vittoria completa” su Hamas. Vittoria completa, che, come ripetuto spesso, “richiede l’ingresso a Rafah.” L’operazione di terra sulla città, dove ha trovato rifugio più di un milione e mezzo di palestinesi, “succederà; c’è una data.” È la quarta volta in due mesi che Netanyahu dice che le IDF stanno per lanciare un attacco di terra contro Rafah — la città è già regolamente nel mirino dei raid aerei dell’aviazione israeliana — ma è la prima in cui dice espressamente che l’inizio dell’operazione è stato fissato.

La reazione degli Stati Uniti è stata fredda: il portavoce del dipartimento di Stato Matthew Miller ha dichiarato che Washington non è ancora stata aggiornata sui nuovi piani di Tel Aviv, e che finora “non li abbiamo ancora visti presentare un piano credibile per gestire 1,4 milioni di civili che sono a Rafah.” John Kirby ha commentato che “gli israeliani ci hanno assiucrato che non ci saranno operazioni a Rafah finché non abbiamo avuto l’occasione di parlare in modo più approfondito di opzioni percorribili e alternative a una operazione di terra impegnativa.” Secondo Kirby “non ci sono segnali che un’operazione di terra di questa scala sia imminente,” e che le truppe spostate da Khan Yunis “verranno riposizionate per quel tipo di operazione.”

Anche questa volta, insomma, i rappresentanti di Israele si sono presentati alla trattativa per il cessate il fuoco con una pistola carica. Il portavoce di Hamas Sami Abu Zahry ha dichiarato ad Al Jazeera che le dichiarazioni di Netanyahu “pongono domande sullo scopo della riapertura dei negoziati.” “Il successo di qualsiasi negoziato dipende dal concludere l’aggressione,” ha spiegato Zahry, aggiungendo che le richieste di Hamas sono “chiare”: “Mettere fine all’aggressione contro il nostro popolo.” Nel frattempo, la strage a Gaza continua: lunedì l’aviazione israeliana ha condotto diversi bombardamenti, ma non è ancora chiaro quante persone siano state uccise — nel corso della giornata sono stati rinvenuti 15 corpi, ma soccorrere i feriti e recuperare i corpi dei morti è ogni giorno più difficile.


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