Una folla aspetta consegne di farina fuori da uno stabilimento UNRWA nella città di Gaza. Foto: WAFA
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Netanyahu e i suoi ministri hanno ripetuto più volte che un attacco di terra contro Rafah è inevitabile nella loro campagna verso la “vittoria totale” contro Hamas, ma a distanza di settimane — durante le quali i bombardamenti sulla città si sono fatti sempre più frequenti — un piano di evacuazione non si è mai materializzato. Parlando con la radio Kan, il ministro degli Esteri Israel Katz ha dichiarato che i civili rifugiati a Gaza verranno spostati “a Ovest”: “Ci sono paesi arabi che possono aiutare nel costruire tende o qualcosa del genere.” Katz non ha elaborato ulteriormente e la sua ipotesi di evacuazione non sembra confermare quella anticipata dalle IDF la settimana scorsa, riguardo la costruzione di “isole umanitarie” nel centro della Striscia. È facile capire perché il governo Netanyahu VI non stia facendo passi avanti sugli impegni presi con i propri alleati, e i piani siano tuttora molto vaghi: come confermano diversi esperti, organizzare un’evacuazione da Rafah è impossibile. L’esperta di Human Rights Watch Nadia Hardman sottolinea che “le persone non sanno dove andare. Non ci sono posti sicuri a Gaza.” Parlando delle “isole umanitarie,” il coordinatore umanitario ONU Jamie McGoldrick ha commentato: “Onestamente non so dove potrebbero essere costruite.” “Come sposteranno le persone da dove sono ora? Saranno spinte, forzate, incoraggiate? Non è qualcosa a cui parteciperanno le Nazioni Unite perché non prendiamo parte a qualsiasi tipo di deportazione forzata.”
Katz ha sminuito le notizie di tensioni con gli Stati Uniti riguardo all’attacco di Rafah. Nel frattempo, gli attacchi contro la città dove sono concentrati 1,5 milioni di sfollati continuano: l’aviazione israeliana ha condotto una serie di attacchi contro edifici residenziali in diverse aree della città, uccidendo almeno 14 civili, tra cui donne e bambini. L’aviazione ha lanciato bombardamenti anche su una casa nei pressi del campo profughi di Nusseirat, nel centro della Striscia di Gaza — al momento non ci sono dati sul numero di persone uccise in questo attacco.
Il giornalista di Al Jazeera Ismail al-Ghoul è tra i civili che le IDF hanno catturato nell’ultimo raid dell’ospedale al–Shifa, al–Ghoul è stato rilasciato dopo 12 ore, e riporta una testimonianza di gravi maltrattamenti: è stato vittima di un grave pestaggio, ed è stato costretto a rimanere per ore schiacciato a pancia in giù, con una benda davanti agli occhi, le mani legate dietro la schiena, mentre le IDF aprivano il fuoco vicino ai prigionieri per spaventarli.
The imminent famine in the northern part of Gaza is an entirely manmade disaster.
I repeat my call for an immediate humanitarian ceasefire.
We must act now to prevent the unthinkable, the unacceptable, the unjustifiable.
— António Guterres (@antonioguterres) March 18, 2024
Il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres ha commentato la presentazione di un nuovo report della Integrated Food Security Phase Classification sulla crisi a Gaza, che descrive in modo analitico i livelli di profonda malnutrizione di cui sono vittima i residenti della Striscia. Gli autori sottolineano che l’aggressione di Gaza ha causato “il numero più alto di persone mai registrato in condizioni di fame catastrofica” — 1,1 milioni di persone hanno completamente finito le proprie provviste e il cibo che arriva nel territorio non è sufficiente per sfamarle tutte. Il numero di persone in condizioni critiche è raddoppiato in soli 3 mesi. Gli autori del report, e Guterres stesso, sottolineano che si tratta di un disastro “artificiale.”