Con colpevole ritardo, la politica italiana ha definitivamente preso atto che esiste un caso Ilaria Salis, anche se forse sarebbe stato meglio di no: la giornata di ieri è stata segnata dalle polemiche montate dalla Lega contro l’attivista detenuta a Budapest, accusandola ovviamente di essere una teppista di sinistra che in sostanza si meriterebbe tutto quanto le sta accadendo. La Lega ha detto che “è finita a processo per aver assaltato il 18 febbraio 2017, a Monza, un gazebo della Lega.” Peccato che durante quel processo è stata assolta, e anzi nelle motivazioni del processo la giudice Maria Letizia Borlone faceva notare che in quell’occasione Salis aveva impedito che l’attacco al banchetto leghista proseguisse, mettendo “braccio dietro la schiena ad un giovane che aveva appena buttato a terra la bandiera leghista, come ad invitarlo a proseguire nel corteo.” Salvini ha anche dichiarato che sarebbe “Assurdo che Ilaria Salis faccia la maestra,” con la segretaria Pd Schlein che gli ha risposto “se chi è accusato di lesioni non può fare la maestra, chi è accusato di sequestro di persona non può fare il ministro.”
Ieri inoltre sono emersi altri dettagli sul caso. È stato reso noto, ad esempio, un memoriale scritto dall’antifascista lombarda in cui a ottobre denunciava le sue condizioni di detenzione: “Mi trovo tutto il tempo in una cella minuscola e senz’aria, tra gli scarafaggi, il vitto scarso, senza possibilità di comunicare, trattata come una bestia al guinzaglio.” E ancora: “Sono stata costretta a rivestirmi con abiti sporchi, malconci e puzzolenti che mi hanno fornito in questura e a indossare un paio di stivali con i tacchi a spillo che non erano della mia taglia” — indumenti con cui è stata costretta a stare per cinque settimane, in cui non le sono mai stati forniti sapone o assorbenti. “Per i primi 3 mesi sono stata tormentata dalle punture delle cimici da letto. Oltre alle cimici, nelle celle e nei corridoi è pieno di scarafaggi. Nei corridoi esterni spesso si aggirano topi. Il carrello passa per la colazione e per il pranzo ma non per la cena. A colazione si riceve una fetta di salame spesso in cattivo stato. A pranzo danno zuppe acquose in cui c’è pochissimo cibo solido, ma dove spesso si trovano pezzi di carta e di plastica, capelli o peli.”
In questo frangente, se Salvini ha scelto la solita linea becerofascistoide, sembra che Meloni abbia deciso di fare silenzio e forse addirittura fare qualcosa: ieri la presidente del Consiglio ha incontrato a Bruxelles il presidente ungherese Orbán, con il quale in genere va d’amore e d’accordo. Dopo l’incontro Orban si è mantenuto sul vago: “Ho raccontato nei dettagli il caso a Meloni. Le ho detto che la magistratura non dipende dal governo, ma dal Parlamento. L’unica cosa che sono legittimato a fare è fornire dettagli sul suo trattamento in carcere ed esercitare un’influenza perché abbia un equo trattamento.” Orban ha poi dichiarato che “laria Salis ha potuto fare delle telefonate e non è stata isolata dal mondo.” È presto per dire se il rapporto personale tra i due sarà sufficiente a ottenere risultati come far processare Salis in Italia: il piano che sembra trapelare da fonti del governo consiste nel velocizzare i tempi del processo e poi, in caso dicondanna, ottenere un decreto di espulsione dall’Ungheria. Tra le altre cose comunque Orban e il suo partito sono notoriamente amici anche dei neonazisti ungheresi e un’influenza sulla magistratura ce l’ha eccome, come documentato anche da András Jámbor, segretario della sigla ungherese di sinistra Szikra.