Dharavi è lo slum più grande di Mumbai ― di conseguenza, uno dei più estesi dell’Asia ― e ospita circa un milione di persone di differente origine, religione e posizione sociale. Nonostante alcuni recenti investimenti volti a migliorare le infrastrutture del “quartiere” e un indotto di 650 milioni di dollari all’anno, la maggior parte dell’area è ancora estremamente carente per quanto riguarda servizi basilari di organizzazione, sanità e approvvigionamento di acqua pulita.
La vita a Dharavi è dura per tutti, ma per i bambini c’è una via d’uscita: l’istruzione. Sono moltissime le scuole, ufficiali o fai-da-te, che si impegnano a dare ai ragazzi e alle ragazze dello slum un’istruzione di base.
Reality Gives è una delle numerose associazioni che ceracano di dare un’istruzione di alto livello ai ragazzini degli slums.
Infatti, malgrado il Right to Education Act del 2010, che garantisce un’istruzione primaria gratuita e obbligatoria a tutti i bambini compresi tra i 6 e i 14 anni di età, sono milioni i ragazzi che rimangono al di fuori dei canali di istruzione ufficiali.
Il tasso di frequenza alla scuola primaria è comunque altissimo, rasenta l’80%, ma secondo uno studio nazionale solo la metà dei bambini di quinta elementare è in grado di risolvere un problema matematico con una semplice sottrazione.
In ogni caso, per i ragazzi dello slum l’istruzione costituisce la migliore opportunità per andarsene e costruire un futuro migliore di quello dei propri genitori, spesso addirittura analfabeti.
Il ruolo dei genitori è fondamentale nel percorso scolastico: per ogni genitore disposto a compiere sacrifici pur di far continuare gli studi ai propri figli ce n’è un altro che preferisce mandarli a lavorare il prima possibile. E il discorso si fa ancora più complesso quando si tratta di figlie femmine.
Aparna Kanda, una volontaria di Angles Xpress ― associazione che gestisce una scuola di strada a Mumbai ― lavora con un gruppo di bambini che era sul punto di abbandonare la scuola per sempre. Spesso questi bambini sono sconsolati dal fatto che non vanno bene a scuola, ma questo non significa necessariamente che non siano portati per lo studio: sono costretti a leggere e fare i compiti alle luce dei lampioni perché in casa manca l’elettricità e non ricevono alcun tipo di supporto dai genitori, che lavorano tutto il giorno per provvedere alla famiglia.
La scuola nel parco di Angles Xpress.
In merito ai genitori, la co-fondatrice di Angels Xpress Beena Adavani dice che “loro per primi vivono in condizioni di grande stress e privazione, per cui spesso non hanno il tempo o le conoscenze per passare il valore dell’insegnamento ai propri figli, che sono quasi sempre first-generation learnears. Quindi cerchiamo di passarglielo noi.”
Non mancano comunque gli esempi virtuosi.
Pratiksha è una studentessa universitaria di 23 anni che, intervistata da Laura Hakimi per il suo studio Schoolscapes: Educational Imaginaries in Comparative and International Contexts, dichiara con orgoglio: “Quando si trattava della mia istruzione, i miei genitori mi hanno sempre supportata. Anche mio padre, che si è fermato alla quarta elementare. Mia madre è una casalinga con pochissima istruzione alla spalle. Ma hanno sempre sognato di dare a me, loro figlia, una buona istruzione. E così hanno lavorato sodo per mettere da parte i soldi necessari affinché io ricevessi la migliore istruzione possibile, nonostante numerose difficoltà finanziarie. Ora mi sto per laureare e per loro è una cosa incredibile. Lo è anche per me, infatti sento che non ho bisogno di altro.”
A fornire un ritratto della vita agrodolce ― fatta di ambizione e violenza ― degli studenti di Dharavi ci ha pensato recentemente City of Dreams: A musical. Brian Hill e Sam Benstead hanno creato un documentario particolarissimo, che unisce nel girato interviste e scorci di vita degli studenti protagonisti e canzoni coreografate in stile Bollywood, dove studenti e insegnanti danno voce ai loro sentimenti più genuini.
La canzone di Iffat, City of Dreams.
Oltre ad essere un esperimento cinematografico molto interessante, il film rende l’idea di cosa significa davvero essere preadolescenti in uno slum, con ottimismo e senza essere stucchevole.