La rappresentazione più compiuta nel nuovo romanzo di Sally Rooney è l’erotismo nelle relazioni tra i personaggi. L’autrice si definisce marxista, la superficialità politica delle protagoniste è una critica o una riproduzione fedele dell’attivismo disimpegnato?
In “Dove sei, mondo bello”, Sally Rooney torna su terre già esplorate: lo schema narrativo è infatti cadenzato da un rapporto epistolare via mail tra le due protagoniste Eileen e Alice, un po’ come in Parlarne tra amici. Il nuovo romanzo di Rooney è uscito per Einaudi l’8 marzo ed è stato pubblicato in lingua originale il 7 settembre 2021, riconfermando anche a pochi giorni dall’uscita il successo dei primi due casi editoriali della “Salinger della generazione Snapchat.”
Eileen è una ventinovenne che vive a Dublino e fa l’editor per una rivista letteraria, mentre Alice è una romanziera di successo che si è trasferita recentemente in un paesino irlandese sulla costa atlantica; ma l’incontro tra le due è avvenuto durante gli anni universitari al Trinity College. Entrambe piuttosto infelici e alle prese con rapporti affettivi fallaci camminano su due soglie diverse di precarietà: Eileen è sottopagata come ogni lavoratrice della cultura che si rispetti; Alice, appena uscita da un ricovero psichiatrico, gestisce con difficoltà la fama con cui si trova alle prese. Le due donne sono accompagnate da Simon e Felix, controparti maschili che consentono il replicarsi di un altro fulcro narrativo centrale in Rooney: i rapporti di potere all’interno delle relazioni affettive. Simon è l’amore giovanile di Eileen, un bellissimo consulente politico per un gruppo parlamentare di sinistra, religiosamente molto cattolico. Felix è un magazziniere che incontra Alice su Tinder, e, nonostante la loro prima uscita risulta essere un flop, la scrittrice lo invita con lei a Roma, in occasione di un viaggio lavorativo.
L’autrice aveva già dichiarato in passato il suo interesse per l’indagine dell’etica della cura rispetto a quella individuale, ammiccando a quell’etica femminista che punta verso una ricostruzione dei rapporti in funzione di un’allontanamento dell’io dal centro, e di una maggiore messa in campo dell’altro, della relazione e della reciprocità. In questo senso l’insistenza sulle relazioni — affettive o amicali che siano — continua a essere un marchio di fabbrica di Rooney. Le relazioni che l’autrice descrive hanno tutte una caratteristica distintiva, ovvero lo squilibrio di potere, la mancanza di equità tra le parti. Già nei due precedenti romanzi quest’elemento contraddistingueva i rapporti che si snodavano lungo la narrazione. In quest’ultimo libro il tema torna in modo dirompente, sia nelle allusioni sulle quali l’autrice fa luce, sia nei dialoghi esplicitati dai protagonisti, scanditi da un continuo domandarsi: chi ama di più? Chi desidera più ardentemente? Chi ha più cura dell’altro? Chi lascerà per primo?
Quest’incertezza definisce la natura fortemente instabile dei rapporti di coppia, ma anche d’amicizia, che vengono qui indagati. Infatti, sono le stesse protagoniste che dopo un lungo rapporto epistolare si trovano alle prese con il dubbio sulla reale solidità del loro rapporto e sulla sostanziale sincerità del reciproco affetto. I personaggi incarnano così perfettamente la sensazione di un tempo storico in cui nulla sembra più poter essere dato per certo, dove gli equilibri sono precari e non consentono stabilità di alcun genere. Questa sensazione è restituita in modo puntuale dallo scambio di e-mail tra Eileen e Alice, in cui non solo si raccontano eventi intimi e personali, ma si muovono considerazioni su crisi climatica, pandemia, marxismo e tramonto delle ideologie, oltre a valore della letteratura in relazione a questo contesto. Le e-mail interrompono la narrazione dopo ogni capitolo, sospendendo le vicende e indagando a più riprese diversi aspetti della contemporaneità, giungendo pressoché sempre a un’unica conclusione, intimamente identitaria per i romanzi di Rooney ed esplicitata dal suo alter-ego finzionale, Alice:
“Ecco che nel bel mezzo di tutto, con il mondo messo com’è, l’umanità sull’orlo dell’estinzione, io mi ritrovo qui a scriverti un’altra mail a proposito di sesso e amicizia. C’è altro per cui valga la pena vivere?”
La domanda posta dalla scrittrice sorge effettivamente spontanea durante la lettura, ma, più che nelle parti su sesso e amicizia – efficaci come nei precedenti lavori di Rooney – proprio in quelle aree testuali in cui si rincorre un virtuosismo narrativo di dibattito sul contemporaneo. Le e-mail sono utilizzate come espediente per dare spazio, senza pretese di particolare continuità o struttura, a diverse riflessioni su quelli che si potrebbero definire i “grandi temi” di oggi, soprattutto per quelle nuove generazioni di cui Rooney stessa è parte e con le quali, più che con altri lettori, sembra cercare il dialogo. E allora le due protagoniste riflettono nelle e-mail su questioni come: quel senso di colpa improvviso che le coglie mentre fanno la spesa al supermercato e si trovano a pensare a tutte le persone che non hanno mai avuto la possibilità di entrare in un negozio di quel tipo, o ai politici di destra in generale, o al tramonto dell’Età del Bronzo o al crollo delle grandi ideologie. Temi che avrebbero un’effettiva rilevanza nel dibattito, ma che sono superficialmente inseriti all’interno del flusso di coscienza epistolare, e risultano essere più un tentativo di posizionamento ideologico che non una reale volontà di aprire — anche all’interno del contesto narrativo e romanzesco — una sincera riflessione su questi temi.
La superficialità della trattazione esula, di fatto, lo spazio che viene dedicato alle tematiche in questione; ovvero, il tentativo di inserire senza impegno degli accenni a questi dibattiti è intellettualmente onesto, a maggior ragione per un’autrice come Rooney, che da sempre ci tiene a definirsi marxista e a prendere posizioni politiche di un certo rilievo (come la scelta di boicottare Israele durante la pubblicazione di questo nuovo romanzo), ma il problema è che il modo in cui strutturalmente vengono inserite le riflessioni le rende artificiose e poco convincenti. Le e-mail sono vittime di un certo scollamento rispetto al resto della narrazione, interrompono il flusso e allontanano dalle vicende, appesantendo la lettura senza conferire in cambio nessun valore aggiunto.
Nel resto del romanzo gli accenni alla questione di classe o alle relazioni alienate in cui i personaggi sono implicati restano presenti come nei primi due, ma in modo delicato e totalmente inglobato all’interno del racconto, senza forzature né virtuosismi. Le disparità salariali dei personaggi sono palesate e sono spesso oggetto di discussione tra loro, e così il lavoro e i problemi che ci ruotano attorno sono un carattere distintivo dello sguardo di Rooney. Sembra che con l’espediente delle e-mail l’autrice tenti però di fare un passo oltre, di spingersi verso delle vocazioni saggistiche che rendano più evidenti alcune posizioni — per le quali probabilmente la pura narrativa non le sembrava sufficiente — ma il tentativo risulta poco riuscito.
In alcuni passaggi sorge il dubbio che l’intento sia in realtà quello di fare satira, di mettere in crisi un sistema rendendolo ridicolo, di ironizzare su un certo modo progressista contemporaneo di atteggiarsi e colpevolizzarsi per i mali del pianeta in maniera comunque distaccata e superficiale, di prendere posizione per status, non per convinzione politica. I personaggi infatti vivono con lucida consapevolezza le situazioni di disuguaglianza, ma non sono arrabbiati, pongono l’accento sul problema senza che questo sembri provocare in loro un particolare coinvolgimento emotivo o ideologico, e forse ne sono consapevoli:
“Se un’azione politica seria è ancora possibile, e a questo punto la ritengo una questione aperta, forse non riguarderà persone come noi – a dirla tutta, sono praticamente sicura che non ci riguarderà”. […] “Ma se mi baso su internet, non vedo molte idee per cui valga la pena morire.” […] “Certo, tutto benissimo, ma poi, io quando mai intervengo? A mia discolpa posso dire che sono molto stanca e buone idee non ne ho.”
Se l’intento fosse effettivamente questo allora il romanzo guadagnerebbe in credibilità, anche se, il fatto che sorga un dubbio sulle intenzioni dell’autrice svela una fraintendibilità di fondo dei toni e del messaggio che cerca di veicolare. In diverse interviste e dichiarazioni Rooney ha concordato con alcuni suoi critici: “while a novelist may be Marxist, novels rarely are.” Sarà infatti Alice stessa, l’alter-ego romanzesco dell’autrice, a scrivere ironicamente in una delle e-mail:
“Quando ho iniziato a parlare di marxismo la gente mi rideva in faccia. Adesso ne parlano tutti. E a tutti questi nuovi arrivati che cercano di renderlo cool io vorrei solo dire, benvenuti a bordo, compagni. Nessun rancore. Il futuro è luminoso, per la classe operaia.”
Il paradigma della colpa, per la quale mentre il mondo va in pezzi si continuano a scrivere romanzi di successo su sesso, amore e amicizia, è esposto chiaramente nel testo, e svela una certa consapevolezza dell’autrice rispetto alla falsa pretesa di scrivere romanzi marxisti, che forse spesso è stata più una velleità della stampa che non propriamente di Rooney. Questo riflette in modo lucido le corrispondenze esistenti tra letteratura e realtà, e se viviamo in una società in cui la politica e il coinvolgimento attivo in una dimensione che non sia puro attivismo ma reale militanza sono pressoché scomparse allora come possiamo sperare di vederle ritratte in un romanzo che parla di noi, della nostra epoca e della nostra generazione? In un altro scambio tra le due protagoniste si legge:
“Alice, davvero credi che il problema del romanzo contemporaneo sia semplicemente il problema della vita contemporanea?”
Eileen stessa risponderà che non è l’arte il problema, ma il mondo
Smarcandosi dal senso di colpa autoriale per cui, nonostante tutto, viene ancora meglio scrivere d’amore e d’amicizia che non di politica, è proprio in quegli anfratti che riguardano il desiderio e la dimensione erotica che si nasconde il meglio di questo terzo romanzo. Il sesso è finalmente vero, i rapporti sono finalmente complessi ma reali, tangibili. C’è materialità, ci sono corpi e sensazioni che non sono mai state così vivide nel resto della sua opera. C’è una nuova lentezza e minuzia stilistica nella descrizione di ogni gesto, di ogni particolare, suono e sapore. Soprattutto c’è un modo nuovo di parlare e scrivere di un tema negli ultimi anni parecchio dibattuto: l’erotizzazione del consenso. Sui social e nella divulgazione mainstream se ne parla spesso assumendo una certa posa morale, quasi pedagogica, dipingendo una pratica che sembra dover necessariamente spegnere l’erotismo. Rooney invece incarna una svolta, inserisce nelle scene di sesso un continuo domandare (Posso provare a fare questo?) che aumenta l’attesa per l’atto successivo e, anziché spegnere l’interesse, aumenta il desiderio.
Mentre Alice e Felix sono personaggi più interessanti per i temi che portano a galla nelle conversazioni che non per la loro intesa sessuale o affettiva, Eileen e Simon sono i veri protagonisti della svolta erotica di Rooney.
E se una delle accuse più diffuse nei confronti dell’autrice è la poca vivacità dei personaggi, il fatto che non lascino trapelare emozioni e non coinvolgano a sufficienza il lettore, rivelandosi spesso eccessivamente freddi, in quest’ultimo romanzo sono proprio le scene erotiche a catalizzare l’intesa. Tutto ciò che esula da questa dimensione ripresenta invece le stesse fragilità che sono state anche dei precedenti libri: i personaggi sono effettivamente poco a fuoco, molto impenetrabili ed emotivamente distaccati. Ma, rispetto agli altri due romanzi, al centro ha smesso di esserci quell’amore freddo e letterario, e ha iniziato a esserci più che altro il desiderio, che viene a galla con un’efficacia decisamente maggiore. È un desiderio che torna ricorrente anche quando non esplicitato da vere e proprie scene erotiche, che è nei messaggi riportati attraverso le chat tra i protagonisti, nei dialoghi privi di punteggiatura caratteristici di Rooney, nelle descrizioni dei singoli movimenti. L’aspettativa nei confronti di questo nuovo romanzo come vera e propria “marxist novel” è così spazzata via dal vero fulcro narrativo dell’intreccio, che indubbiamente non è la questione di classe, e nemmeno la crisi climatica o il mondo che va in pezzi, ma il sesso.