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Joe Biden ha vinto. Ma basterà? I repubblicani hanno avviato numerose cause per sopprimere centinaia di migliaia di voti, e il comitato elettorale di Trump minaccia che le elezioni “non sono ancora finite”

Ok, Trump è indietro in tutti gli stati chiave, e ormai manca davvero poco alla fine dello spoglio dei voti di tutto il paese. Ma era uno scenario tutto sommato previsto — ecco perché il bancarottiere di New York sta da tempo preparando il terreno per cercare di rubare le elezioni. Ieri Trump ha iniziato la giornata twittando di FERMARE IL CONTO — e ha passato la giornata ad accusare i democratici di stare “rubando” le elezioni, ovviamente senza produrre nessuna prova tangibile. Parlando per la prima volta dopo il suo intervento al termine dell’Election Day, quando aveva falsamente annunciato la vittoria, Trump ha dichiarato che “se si contano solo i voti legali” ha vinto, e che “è strano come questi voti per posta siano così di parte” — come se non fosse stato lui stesso a istruire il proprio elettorato a non usare il voto postale.

Per capire il livello di menzogne a cui Trump sta arrivando: durante il discorso ha detto che in Georgia “le procedure di voto sono controllate dai democratici,” quando il Segretario di stato non solo è repubblicano, ma è Brad Raffensperger — che due anni fa meritò un diretto endorsement di Trump. Secondo Trump, i democratici “non vogliono che i repubblicani abbiano osservatori a Detroit” per monitorare il voto. A Detroit, per la precisione, i repubblicani hanno 134 osservatori.

Ormai è praticamente certo che Biden arriverà sopra i 270 grandi elettori, e in un mondo in cui gli Stati Uniti sono una democrazia funzionante, sarebbe finita lì. Sono però già in atto una serie di strategie per provare a ribaltare la situazione a colpi di carte bollate, possibilmente corredati da minacce di intervento di milizie armate. Il voto in Wisconsin, ad esempio, verrà quasi sicuramente ricontato: se la forbice di diff tra i due candidati è sotto l’1 si può fare praticamente in automatico e di sicuro Trump lo chiederà. Sono già in moto iniziative o tentativi di invalidare i voti in Pennsylvania, Michigan, Arizona — tutti gli stati chiave, insomma.

Con il vantaggio per Biden che sembra sempre più solido, è anche sempre meno probabile che questi tentativi di colpo di stato invalidare il funzionamento della macchina elettorale riescano. Sono però un indizio della lunga eredità lasciata da quattro anni di presidenza Trump, che hanno scosso in profondità le fondamenta già precarie del sistema democratico statunitense, e che dureranno molto più a lungo anche di una presidenza Biden — a cominciare dalla Corte Suprema più conservatrice dell’ultimo secolo. Nel frattempo, sono già iniziati i regolamenti di conti all’interno del partito democratico, con l’ala di destra che sta cercando fin da subito dopo il voto di scaricare la responsabilità della performance poco brillante del partito su quella di sinistra, nonostante i numeri smentiscano questa interpretazione.

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Show notes

In questa puntata sono con voi: Stefano Colombo @stefthesube Alessandro Massone @amassone. Per non perderti nemmeno un episodio di TRAPPIST, abbonati su Spotify e Apple Podcasts.

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