in copertina, foto via Twitter
In Italia l’organizzazione dell’ordine pubblico e della difesa costa circa 45 miliardi di euro all’anno. Mentre scuola e sanità subiscono tagli da anni, le spese militari sono in costante aumento
Negli Stati Uniti i sindaci delle principali città coinvolte nelle proteste di Black Lives Matter hanno dichiarato che taglieranno il budget delle forze di polizia, che nelle grandi città statunitensi può raggiungere cifre impressionanti: il New York Police Department (NYPD) costa 6 miliardi di dollari all’anno, la polizia di Minneapolis ha un budget annuale di 1,3 miliardi. Il sindaco di Los Angeles ha promesso di tagliare 150 milioni dal budget complessivo di 3,1 miliardi di dollari se si considerano anche le spese logistiche e di equipaggiamento del personale.
Per fare un confronto, in Italia il budget della polizia previsto per il 2020 su tutto il territorio è di 16,7 miliardi di euro, ma le funzioni di controllo dell’ordine pubblico in Italia non sono svolte solo dalla polizia di stato. Il movimento Defund the police, nato come richiesta spontanea degli attivisti dopo l’assassinio di George Floyd, ha portato la maggioranza del consiglio comunale di Minneapolis a chiedere lo smantellamento della polizia locale e il ripensamento del controllo sull’ordine pubblico.
La richiesta di depotenziamento delle forze dell’ordine negli Stati Uniti è un discorso aperto da tempo. Le pressioni di Black Lives Matter dopo la morte di George Floyd, ucciso dal poliziotto di Minneapolis Derek Chauvin, sono solo il punto di arrivo di una sfiducia diffusa nei confronti delle forze dell’ordine. La richiesta di riforma del sistema esisteva già dalle rivolte scoppiate nel 2015 a Ferguson, Missouri, dopo la morte del teenager Michael Brown, ucciso dalla polizia locale per aver rubato un pacco di sigarette in un negozio.
Secondo i dati di Mapping Police Violence nel 2019 negli Stati Uniti la polizia ha ucciso 1098 persone, con una media annuale costante dal 2013. Il 60% delle vittime era disarmata. L’uccisione di George Floyd è la conseguenza di un sistema che usa in modo sproporzionato la forza e le armi per mantenere l’ordine pubblico. E lo fa discriminando in modo razzista la minoranza afroamericana. Il 23% di tutte le persone uccise nel 2019 dalla polizia è afroamericana (13% della popolazione totale negli Usa). Un altro punto critico è l’azione penale nei confronti dei poliziotti responsabili della morte di civili: secondo il report di Mapping Police Violence nel 2017 ci sono state solo 13 azioni penali su più di 1000 morti.
La polizia statunitense è tra le più violente al mondo, una situazione che da questo punto di vista non è paragonabile all’Italia, che tuttavia non è estranea a casi di violenza indiscriminata delle forze dell’ordine, come ricordano le vicende, per esempio, di Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi. L’Italia ha vissuto anche il trauma della repressione più dura dell’ultimo ventennio ai danni di civili durante le manifestazioni contro il G8 di Genova del 2001, dove ha perso la vita Carlo Giuliani. In Francia la situazione della violenza razziale della polizia è molto più sentita. Ne avevamo parlato qui, a proposito del caso di Adama Traoré. Il comportamento violento della polizia francese è stato denunciato anche durante le proteste dei gilet gialli, suscitando l’indignazione soprattutto nel caso della protesta di Bordeaux.
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Che cosa si intende per “de-finanziare la polizia”
L’obiettivo del movimento Defund the police è anche la riduzione delle competenze e delle responsabilità dei corpi di polizia. La militarizzazione delle strade e l’affidamento di compiti civili alle forze dell’ordine non è solo un fenomeno americano. Un esempio di concentrazione di responsabilità della polizia in Italia è la gestione delle domande d’asilo della questura in prima istanza. Situazione non comune in Europa perché in Francia, Belgio e Regno Unito le domande dei richiedenti vengono gestite dall’amministrazione statale.
L’Italia ha utilizzato costantemente il corpo militare per il pattugliamento degli spazi pubblici negli ultimi 10 anni. L’operazione Strade sicure per la prevenzione della criminalità e del terrorismo continua dal 2008. Da quel momento, si legge sul sito del ministero della Difesa, i militari sono intervenuti in operazioni civili come il crollo del ponte Morandi, il nubifragio in provincia di Belluno del 2018 e il sisma di Catania nel 2018.
La foto dei carri militari per il trasporto dei feretri delle persone decedute a Bergamo durante l’emergenza coronavirus è un’ulteriore testimonianza dell’impiego diffuso delle forze armate in contesti civili. “Non è il loro mestiere. I militari non hanno formazione di polizia. Il segnale di avere militari sulle strade viene venduto come segnale di sicurezza ma è di insicurezza. Il riutilizzo delle forze armate a nostro parere dimostra quanto sia sbagliato investire su cannoni e navi,” commenta Francesco Vignarca, coordinatore dell’associazione Rete Disarmo. “La nostra campagna parallela a Defund the police è Defund the military per la creazione di un dipartimento di corpi civili.” La rete ha presentato una proposta di legge popolare il 1° giugno per la creazione presso la Presidenza del Consiglio di un “dipartimento della difesa civile, non armata e nonviolenta,” dal quale dipenderebbero i Corpi civili di pace e la creazione di un istituto di ricerca sulla pace e il disarmo.
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In Italia il budget previsto per la sorveglianza e la sicurezza pubblica è frammentato tra i vari corpi di polizia e militari. Secondo l’Osservatorio Milex sulla spesa militare, le uscite previste per il 2020 sono in aumento del 6,4% rispetto al 2019. Si tratta di uno stanziamento di 26,3 miliardi (+1,3 miliardi rispetto al 2019) spesi soprattutto per stipendi e acquisto di nuovi armamenti. “Non è facile valutare la spesa militare. Ci sono parti della spesa militare italiana che vengono inseriti in altri bilanci. In Italia più della metà di quello che compriamo in nuove armi viene inserito nel bilancio del ministero dello sviluppo economico,” spiega Vignarca. Il finanziamento dell’arma dei Carabinieri, ad esempio, è a tutti gli effetti inserito nel budget della Difesa, occupandone la fetta più grossa, ma è una delle tre principali forze dell’ordine pubbliche insieme a polizia (16,7 miliardi secondo il bilancio previsionale per il 2020) e Guardia di finanza (4,4 miliardi).
Le uscite per la spesa militare previste per il 2020 sono in aumento del 6,4% rispetto al 2019
Complessivamente, considerando costi del personale, di addestramento e logistici ma escludendo ad esempio le voci di spesa trasversali come l’acquisto di armamenti, l’organizzazione dell’ordine pubblico e della difesa in Italia costa circa 45 miliardi di euro all’anno. Mentre il finanziamento della Difesa è rimasto costante nel tempo, tra il 2010 e il 2016 l’esborso per la scuola ha subito una riduzione del 9%, pur rimanendo superiore in termini assoluti: nel 2019 lo stato ha speso 64 miliardi per finanziare la scuola pubblica e 113 miliardi per la sanità (la voce di spesa pubblica più consistente). Togliere finanziamenti alle forze dell’ordine non vuol dire abolire la polizia dall’oggi al domani, spiega la professoressa Christy Lopez sulle pagine del Washington Post. “Abolizione vuol dire ridurre l’affidamento della sicurezza pubblica alle forze di polizia. Significa riconoscere che la criminalizzazione delle dipendenze e della povertà, che produce 10 milioni di arresti all’anno non ci ha dato la sicurezza che vorremmo e non lo farà mai,” dice la professoressa della Georgetown University, che ha guidato anche l’indagine sugli abusi della polizia di Ferguson. Tra le voci contrarie (oltre al presidente Trump) ai tagli negli Stati Uniti c’è Joe Biden, candidato alla presidenza della Casa Bianca che ha dichiarato: “Non sono a favore del movimento Defund the police ma per il finanziamento di quei dipartimenti che possono dimostrare di rispettare tutte le comunità.”
La proposta di riforma della polizia dei democratici non basta più agli attivisti, che chiedono di dirottare parte dei fondi dai dipartimenti locali a programmi sociali e contro il razzismo per creare anche un sistema penitenziario più orientato al rispetto dei diritti. Campaign zero, iniziativa civile collegata a Mapping Police Violence, ha individuato 10 punti per cambiare il comportamento violento della polizia negli Usa. Tra le priorità della campagna ci sono la demilitarizzazione, la formazione non violenta e la de-criminalizzazione di alcuni reati. Solo il 5% degli interventi della polizia – scrivono gli attivisti – avvengono in contesti di crimini violenti.
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