in copertina, foto via Twitter
Dal 1976 al 2000, il fiume è uscito dalle sue tubature 62 volte. Cosa si può fare per provare a risolvere questo problema, e da cosa è causato?
Nel corso di questa notte è esondato a Milano Nord il fiume Seveso. Il corso d’acqua, che scorre in delle condotte sotterranee per gran parte del suo percorso cittadino, è straripato in seguito ad un forte temporale. Mentre scriviamo queste righe, sulla città sta ancora piovendo.
Le esondazioni del Seveso non sono un fatto nuovo: il primo porto fluviale romano della città, quasi due millenni fa, è stato distrutto dalla furia delle sue acque, e più recentemente prova a vendicarsi della propria tombinatura allagando la superficie, soprattutto del quartiere Niguarda. Ogni anno il Seveso straripa senza che nessuno sembri in grado di fare nulla per impedirlo: nel periodo compreso fra il 1976 e il 2000, il fiume è uscito dai dalle tubature 62 volte.
Se si può discutere sul fatto che l’operazione di chiusura del Seveso e dei Navigli sia stata un bene o un male per la città a livello di vivibilità e di paesaggio, è comunque indubbio che sia stata fatta male.
La conduttura in cui il Seveso è forzato, infatti, è stata forse pensata in modo discutibile e nel corso del tempo ha avuto anche dei problemi di manutenzione. In occasione delle piene del 2014, l’anno peggiore per i danni causati da questi fenomeni, la colpa venne data a una serie di concause tra cui la presenza di numerosi detriti nell’alveo sotterraneo, che restringevano il passaggio dell’acqua favorendo gli straripamenti. In quell’occasione le acque hanno raggiunto addirittura il quartiere dell’Isola, un fatto piuttosto raro durante le piene del Seveso.