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Il presidente Trump ha deciso di cavalcare le proteste in corso contro le misure di distanziamento sociale, dicendo che i manifestanti sono persone “molto responsabili”

Negli Stati Uniti sono in corso da alcuni giorni manifestazioni “spontanee” contro le misure di distanziamento sociale e a favore della riapertura di tutte le attività produttive.

Ieri anche Donald Trump ha deciso di appoggiarle: in tre tweet destinati al MINNESOTA, al MICHIGAN e alla VIRGINIA, il presidente ha invitato i propri sostenitori a “LIBERARE” gli stati contro le norme per limitare il contagio.

È una svolta da capogiro rispetto alla posizione presa soltanto il giorno precedente, quando durante la propria conferenza stampa quotidiana aveva fatto un passo indietro, dichiarando che avrebbe lasciato ai governatori locali gestire la transizione verso una “fase 2.” Al contrario, Trump ora evidentemente mira a dividere la popolazione, utilizzando la frustrazione causata dalla clausura per agitare i propri sostenitori, in una protesta che ricorda da vicino gli albori del moderno Tea Party.

Poche ore dopo Trump ha attaccato direttamente il governatore dello stato di New York, che aveva dichiarato che per “riaprire” New York sarebbe stato necessario effettuare molti più test e che aveva bisogno del sostegno del governo federale. Trump ha twittato vantandosi di aver reso disponibili “migliaia di posti letto di cui [New York] non aveva bisogno e non ha usato” (…) sostenendo che il governatore doveva ringraziare il governo federale per quello che era già stato fatto. Cuomo ha risposto alle accuse di Trump in diretta televisiva, chiedendo retoricamente, “Cosa dovevo fare, mandare il bouquet di fiori?”

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Ma Trump è tornato a sostenere le proteste durante la propria conferenza stampa di ieri, rispondendo a una domanda al riguardo: “Queste persone stanno solo esprimendo la propria opinione… mi sembrano persone molto responsabili. Sono state trattate un po’ male.” Tra le risposte dei democratici, che hanno condannato le dichiarazioni del presidente, merita di essere citata quella del governatore dello stato di Washington Jay Inslee, che ha pubblicato un thread in cui dice che i tweet di Trump “incoraggiano atti illegali e pericolosi” e che mettono “milioni di persone in pericolo” di contrarre il nuovo coronavirus.

In Michigan si erano tenute proteste già il giorno precedente: migliaia di persone, molte anche armate, erano scese nelle strade di Lansing per protestare contro le chiusure e chiedere le dimissioni della governatrice Gretchen Whitmer. In Minnesota le proteste si sono spostate ieri fuori dalla casa del governatore Walz. Anche a Richmond, in Virginia, i manifestanti sono scesi in strada agitando cartelli che dichiaravano che i loro “diritti costituzionali erano stati violati,” da parte di quella che è “praticamente una tirannia.”

Tra i cartelli più divertenti, c’è sicuramente quello di questo tizio che dice di aver bisogno di un taglio di capelli:

Ma chi sta organizzando queste proteste?

Stato per stato, dietro i comitati promotori c’è un vario assortimento di gruppi di estrema destra come i Proud Boys, milizie armate, fondamentalisti religiosi, e gruppi antivax. Malgrado la partecipazione comunque numerosa, non si tratta di manifestazioni che definiremmo spontanee — non solo c’è stata grande pressione mediatica su siti e trasmissioni radiofoniche di destra, ma, in Michigan ad esempio, le manifestazioni sono organizzate da gruppi finanziati dal Michigan Freedom Fund, un’organizzazione politica legata alla segretaria di stato all’Educazione di Trump, Betsy DeVos.

I tweet di Trump non sono un problema solo perché politicamente scorretti — sono anche effettivamente pericolosi. La retorica del presidente ha sempre ispirato in tutto il paese azioni d’odio, inclusi diversi episodi di violenza, tra cui lo stragista di El Paso della scorsa estate. Nelle ore successive alle dichiarazioni di Trump, tantissimi account di estrema destra su Twitter si sono messi a parlare del “boogaloo,” una parola in codice / meme usato da troll e neonazisti online per indicare l’insurrezione armata.


In copertina, uno dei manifestanti in Minnesota, via Twitter