in copertina, foto di @roma_paoletta via Twitter
La differenza di scala rende i due modelli difficili da paragonare, e la raccolta differenziata è una variabile cruciale nel determinare il funzionamento più o meno scorrevole del processo. Ma nel caso di Roma può essere parte della soluzione alla crisi dei rifiuti.
Che fine fanno la buccia di banana che gettiamo nel cassonetto dell’umido e tutti i rifiuti buttati dai passanti nei cestini della nostra città? Milano si distingue per l’ottimo funzionamento dei suoi servizi di gestione e trattamento dei rifiuti, riuscendo inoltre a differenziare, secondo i dati Arpat, il 57,8% dei rifiuti raccolti. Roma invece è meno virtuosa: si differenzia il 43,22 % dei rifiuti ogni anno.
Ma i problemi non si fermano alla differenziata — la settimana scorsa è tornata sulle prime pagine dei quotidiani la cosiddetta “crisi dei rifiuti di Roma.” L’emergenza si è aperta nel 2013, con la chiusura dell’impianto di Malagrotta, un’enorme discarica a cielo aperto di 240 ettari, proprietà di Manlio Cerroni, dove venivano gettati rifiuti grezzi (cioè non sottoposti al trattamento meccanico-biologico), andando contro la normativa Ue vigente, che impone il pre-trattamento dei rifiuti urbani.
Si parla oggi di tonnellate di immondizia accatastate sui marciapiedi della capitale che non trovano spazio negli impianti di trattamento già saturi della regione.
Per capire come mai il sistema milanese di raccolta e gestione dei rifiuti arriva a tali livelli di efficienza, mentre quello romano sembra mal funzionare, ci sono tantissimi elementi da considerare, a cominciare dal numero di impianti disponibili per il trattamento e lo smaltimento in ciascuna area e la quantità stessa di rifiuti da smaltire, prodotta da una popolazione urbana di un milione trecentomila abitanti nel caso di Milano e di due milioni ottocentomila nel caso di Roma.
Le circa 1380 camionette verdi dellʼAmsa setacciano ogni giorno le strade di Milano e di altri 12 comuni, coprendo un’area di circa 302 km quadrati.
Un tempo era il ruèe che, girando per la nostra città con un carretto trainato da un asino, gerla in spalla, scopa e pala, raccoglieva i rifiuti accatastati nei cortili milanesi (la cosiddetta ruera) per portarli fuori dai limiti urbani in vari luoghi di scarico. Qui l’immondizia veniva già in parte divisa a mano dagli operatori e selezionata per recuperare elementi utili a concimare i campi o materiali preziosi riutilizzabili nelle industrie. Con il tempo il comune di Milano acquisì un controllo più diretto del servizio di raccolta delle immondizie domestiche milanesi, che andò razionalizzandosi e modernizzandosi sempre di più. Nel 1929 venne costruito l’impianto di cernita dei rifiuti in via Olgettina, dove oggi sorge la sede dell’Amsa.
I rifiuti in ogni casa milanese vengono raccolti con il sistema “porta a porta” che permette di raggiungere livelli più elevati di raccolta differenziata, grazie a una maggiore responsabilizzazione dei cittadini e alla maggiore comodità che si ha nel conferire le frazioni in modo separato. Quando ancora la città è addormentata, i camioncini verdi con cadenza bi o mono settimanale passano a prelevare i sacchi esposti negli androni delle case. La sala operativa centrale, in funzione 24 ore su 24, gestisce poi i software della ditta e monitora la mappa digitalizzata dei mezzi di trasporto dell’Amsa.
Una volta svuotati tutti i cassonetti, gli operatori li scaricano a seconda della tipologia nelle stazioni di trasferimento apposite per sottoporli a trattamento. I rifiuti raccolti in maniera differenziata sono trasportati verso impianti di recupero e/o di riciclaggio. Secondo il rapporto redatto dalla Regione Lombardia “Sostenibilità ambientale: la gestione dei rifiuti in Lombardia”, “Nella regione Lombardia l’ampia diffusione di tali impianti fa sì che la quasi totalità di questi rifiuti possa essere lavorata entro i confini regionali, pur non essendovi un obbligo normativo.” La parte residua del rifiuto viene trasportata a varie destinazioni a seconda dei contratti stipulati dai Comuni con i gestori: una parte è destinata a impianti di trattamento meccanico/biologico (33,7%), e agli inceneritori (64,0%), che ricavano energia elettrica e/o termica per le nostre città dalla combustione degli scarti indifferenziati; solo il 2,3% va in discarica. (dato ARPA 2014). In Lombardia ci sono 22 impianti “di piano” (tmb e inceneritori), di cui 1 tmb e 11 impianti di incenerimento e recupero energetico a Milano e in provincia.
La società che si occupa della gestione dei servizi ambientali a Roma è L’Azienda Municipale Ambiente (Ama), costituita in società per azioni nel 2000 e il cui capitale è detenuto interamente dal Comune di Roma. Amsa non è invece municipalizzata, ma detenuta per il 25% dal Comune di Milano, per un altro 25% da quello di Brescia e per la restante parte da A2A, gruppo di cui è parte dal 2008, e altri azionisti.
Anche Ama provvede allo spazzamento e lavaggio delle strade, oltre che alla raccolta dei rifiuti non riciclabili, al passaggio dei mezzi per la raccolta differenziata e dello svuotamento dei cestoni. L’area che copre Ama è però estesa 983 kmq in più rispetto a quella di Amsa.
Tessere eccessive lodi dell’efficienza dei servizi di Milano, che produce 676.286,495 tonnellate di rifiuti all’anno (dati 2017), viene ancora meno naturale se si guarda alle quantità di immondizia che deve gestire annualmente la società romana rispetto a quella milanese.
I dati ISPRA del 2017 parlano di 1.687.017,240 tonnellate prodotte dal Comune di Roma in un anno, e AMA dichiara che la produzione giornaliera di attesta intorno alle 4.600 tonnellate (dati da consuntivo 2016). Dove viene spedita tutta questa spazzatura, la cui gestione sembra essere diventata così difficile negli ultimi anni? Roma dispone di 4 tmb, sui 7 totali nella regione Lazio. A dicembre del 2018 l’impianto di Via Salaria, che aveva una capacità di ricezione di circa 234 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati, è stato colpito da un incendio e non è per il momento rientrato in funzione. I tmb Malagrotta 1 e 2, che nel loro insieme ricevevano 467 mila tonnellate di rifiuti, sono al momento in manutenzione e hanno quindi ridotto la loro capacità di accettazione. Il riacutizzarsi della crisi dei rifiuti di Roma è quindi in parte dovuta all’insufficienza di impianti in piena funzione.
L’amministratore delegato di Ama, Paolo Longoni, ha recentemente dichiarato che “Se sale la differenziata, la filiera del recupero o del ciclo di destinazione riduce la necessità dei tmb, ma in una situazione di emergenza, quando la raccolta va fuori controllo, la differenziata non si gestisce e cresce la necessità di trattare rifiuti indifferenziati nei tmb, che hanno capienza limitata.”
Si produce quindi un circolo vizioso, dove più sale la quantità di rifiuti indifferenziati, più i pochi tmb a disposizione a livello regionale si trovano sotto pressione e, già saturi, sono insufficienti a ricevere tutta la spazzatura in eccesso prodotta dalla città di Roma. Dai dati della regione Lazio risulta che, pur inviando delle porzioni di rifiuti romani negli impianti regionali ed extraregionali, il Lazio non ha raggiunto l’autosufficienza nel trattamento e smaltimento dei rifiuti che produce.
La spazzatura del Comune di Roma è infatti gestita per il 62,5% in impianti localizzati nel Friuli Venezia Giulia, per il 37,2% in quelli del Veneto, infine quantità residuali sono trattate in Sardegna, Lombardia, Umbria, Toscana ed Emilia Romagna.
Il capoluogo nordico e la capitale italiana si trovano in fatto di rifiuti a gestire situazioni molto diverse e con mezzi altrettanto differenti. Milano ha raggiunto la piena autosufficienza nello smaltire e trattare i rifiuti prodotti dai suoi cittadini, recuperando anche grandi quantitativi di materiali. Ma Amsa raccoglie e gestisce i rifiuti di un milione di abitanti, contro gli oltre due milioni di Roma. I dati Ispra mostrano che a livello nazionale la percentuale di raccolta differenziata ha conosciuto un aumento costante dal 2013 al 2017 e che dal 27,3% di tutti i rifiuti urbani trattati, si riesce a recuperare materia per generare nuovi beni.
C’è però ancora una forte disparità tra il Nord, il Centro ed il Sud in fatto di percentuale di rifiuti differenziati e in alcune regioni, come ne è esempio Roma, il ciclo di raccolta, trattamento e smaltimento non riesce a compiersi nella sua totalità all’interno dei confini regionali. L’introduzione e il miglioramento del sistema di raccolta differenziata rappresenta il fattore chiave per ottimizzare il processo di recupero di materiali ed energia dai nostri scarti, ma capita anche che, se fatta male, crei intoppi e intralci il sistema. C’è quindi ancora molto da fare, sia a livello regionale per costituire un sistema efficiente di trattamento e smaltimento che sia autosufficiente, e quindi anche più economico, sia a livello nazionale per innalzare i quantitativi di materia e di energia tratte dai rifiuti.
Edit: in una precedente versione di questo articolo si diceva erroneamente che la produzione annuale di rifiuti a Milano nel 2017 è stata di 676.286.495 tonnellate. Il dato corretto è 676.286,495 tonnellate.