Sabato pomeriggio, ore 12:30, appuntamento davanti a Napoleone, piccolissimo negozio vintage tra Missori e la Statale. Inizia qui il mio viaggio alla scoperta di una Milano per me sconosciuta con Mille Punti.
Eddi si presenta puntualissimo con i suoi pantaloni a zampa e le basette foltissime. “Queste ce le ho per davvero, non solo per i live. Napoleone è il mio negozio di riferimento, va un po’ a fortuna, a volte non trovi nulla, ma altre esci con il guardaroba rifatto. Ormai compro solo qui,” mi racconta entrando. Mi porta dentro il suo mondo, così smaccatamente vintage che potrebbe non sembrare vero, e invece lo è.
“Il progetto Mille Punti nasce in un periodo particolare della mia vita, in cui si erano chiuse diverse parentesi, tra cui quella con la mia vecchia band, quindi la cosa più naturale che mi è venuta di fare è stata quella di imbracciare la chitarra e scrivere canzoni. Non è stato però un processo immediato, non ho mai suonato questo genere, ma era quello che volevo fare, che mi rappresenta. Ho provato, studiato, mi sono messo d’impegno perché non fosse solo una copia di qualcosa di già esistente, ma la mia versione”.
Tra una camicia a fiori sbiadita e delle tute Adidas — che mi tentano — usciamo da Napoleone e ci avviamo verso la seconda tappa della nostra gita.
È ora di pranzo e siamo davanti alla Statale. Il posto in questione è Margy Burger. “È così dal 1968, immobile, dentro trovi ancora dei panini che nessuno ha più il coraggio di proporre, ma è un luogo storico. Mi ci portava mio padre e per questo ci sono molto legato. Ma questo negli anni delle contestazioni era un luogo di ritrovo per i gruppi antagonisti. Una Milano che esiste e resiste a pochi passi dal Duomo”.
Il rapporto qualità prezzo del pranzo mi soddisfa e mentre provo a non rovesciarmi addosso la salamella, parliamo di live. “Siamo stati a Genova ed è stato molto bello, ora abbiamo qualche data per l’estivo, ma sono contento perché c’è una buona risposta. Poi adesso ci sarà il MI AMI, non male considerando anche che suoneremo in un buon orario. Con Marco (Manini, Les Enfants ndr) e Riccardo (Montanari, Belize ndr) ci conosciamo da un sacco di anni, apparteniamo un po’ alla stessa scena milanese che da anni si incontra nei locali per suonare, ci siamo trovati subito molto bene, è stato facilissimo”.Mentre andiamo verso la gialla per raggiungere il terzo luogo, parliamo di video. “Anche in ‘Piccola Velocità’ la regia è di Emiliano Neroni. Lui è un genio. L’ho contattato e abbiamo lavorato benissimo insieme, devo rincorrerlo per i tempi perché si lascia trasportare dall’entusiasmo ma è veramente bravo”. E in effetti anche il video di “Guidare da Te” è tanto folle quanto ben fatto. Penultima tappa, Affori, Osteria del Biliardo.
Nel bel mezzo del nulla che Affori può offrire un sabato pomeriggio anonimo di maggio, scopro questo posto incredibile, fermo agli anni Settanta. Chiuso a pranzo e la domenica, aperto per cena con menù della tradizione. Campi di biliardo che attirano professionisti della stecca e retromaniaci. Oggi è gestito da un giovane ragazzo albanese che ha deciso di non intaccare nulla di quell’atmosfera. Mentre ci spostiamo per l’ultima tappa riflettiamo con Eddi su questo continuo bisogno di cercare il futuro. In fondo, la fine dei Settanta e soprattutto gli Ottanta sono stati un’epoca in cui la musica, la moda, il cinema guardavano verso il futuro e paradossalmente noi, che siamo il futuro, continuiamo a guardare al passato.“È un po’ il gioco di Retrofuturo, il mio disco, in cui ho tentato di guardare al passato ma spostandolo su un piano temporale presente. In cui scrivo di ricordi ma provo a mischiarli con la realtà per non risultare troppo didascalico. Poi non so, un tempo forse c’era molta speranza per il futuro, si guardava avanti con ottimismo. Ora che i ci siamo arrivati, ci siamo accorti che non c’è nulla di quello che ci aspettavamo e siamo un po’ spaesati. C’è meno speranza e per questo il passato ci sembra un rifugio sicuro.”Con la gialla scendiamo a Zara, non poteva mancare un giro in Isola, il quartiere in cui Eddi abita da sempre e di cui ora mi racconta la trasformazione. “Negli ultimi dieci anni qui si è trasformato tutto, ogni giorno aprono locali nuovi, ristoranti. Il bello però è che ancora qualcosa resiste. Da piazza Archinto ai locali in cui ti porto ora, c’è ancora qualcosa di autentico in mezzo a tutto questo nuovo che avanza”. È proprio così ed è la bellezza di questo quartiere.
Saluto Eddi con un grosso in bocca al lupo, il suo è un disco onesto, originale, ben fatto e figlio di un’attitudine sincera.
Millepunti presenterà il suo primo album, Retrofuturo, il 25 maggio al MI AMI.