L’approvazione di questo testo ha mostrato un’altra volta un Parlamento criminalmente distante dai temi su cui sta esprimendo la propria opinione.
Il Parlamento Europeo ha approvato una versione del testo della direttiva sul diritto d’autore che comprende gli articoli 11 e 13 contro cui gran parte dell’internet ha manifestato costantemente negli ultimi due anni.
L’articolo 11 prevede obblighi artificiosi alla possibilità di pubblicare link di contenuti di terze parti: viene presentato come garanzia di compenso “consono” per i creatori di contenuti.
Catastrophic Article 11 vote: The European Parliament just endorsed a #linktax that would make using the title of a news article in a link to it require a license. #SaveYourInternet #SaveTheLink pic.twitter.com/hWti1XyoQi
— Felix Reda (@Senficon) September 12, 2018
L’articolo 13 prevede che ogni proprietario di piattaforma implementi un sistema di Filtro di Upload che impedisca la ripubblicazione di contenuti di cui non si è detentori di copyright. Il suo funzionamento dovrebbe essere simile al Content ID di YouTube.
Article 13 vote: The European Parliament endorses #uploadfilters for all but the smallest sites and apps. Anything you want to publish will need to first be approved by these filters, perfectly legal content like parodies & memes will be caught in the crosshairs #SaveYourInternet pic.twitter.com/bTEtXRS3qx
— Felix Reda (@Senficon) September 12, 2018
Dietro la pretesa di essere norme a favore dei “creatori di contenuti,” e da poche ore anche “contro il terrorismo,” se applicata la direttiva si tradurrà in alcune drastiche conseguenze per la forma e il funzionamento di internet.
La combinazione delle due leggi rischia di tradursi in un costo operativo semplicemente insostenibile per qualunque start up che voglia competere con Facebook, YouTube e gli altri giganti già affermati: Google ha speso finora piú di 60 milioni di dollari nello sviluppare il proprio sistema di riconoscimento contenuti, in uno sforzo economico che è semplicemente irriproducibile per qualsiasi altra azienda.
La creazione dell’infrastruttura necessaria perché le piattaforme paghino la “link tax” ai creatori dei contenuti costituisce un’ulteriore muro tra editori, piccoli creatori e proprietari di piattaforme. La naturale spinta verso il rafforzamento dei monopoli però garantisce che nessun creatore di contenuti avrà voce in capitolo su come e quanto sarà pagato, perché non avrà alternative se non accettare i termini offerti dalle piattaforme stesse.
La direttiva garantisce che i proprietari di piattaforme non solo saranno costretti ad adempire alle richieste delle future leggi nazionali, ma che saranno particolarmente attentinel farla rispettare, perché verrebbero considerati, nel nuovo inquadramento, come responsabili di ogni infrazione del diritto d’autore dei propri utenti.
L’approvazione di questo testo ha mostrato un’altra volta un Parlamento criminalmente distante dai temi su cui sta esprimendo la propria opinione.
Nei prossimi mesi il testo della direttiva passerà al trilogo, un meeting a porte chiuse parte del processo legislativo europeo, tra Commissione, Consiglio e Parlamento europeo.
Solo in seguito la direttiva verrà riportata in Parlamento, per una ultima approvazione plenaria. Quindi, starà ai singoli stati tradurla in leggi nazionali.
Tuttavia, l’approvazione degli emendamenti — 438 voti a favore, 226 contrari, e 39 astenuti — rende difficile immaginare capovolgimenti in voti futuri.
Ogni singolo stato dovrà poi tradurre la direttiva in legge, ma eventuali difformità nell’applicazione causeranno ulteriore frammentazione delle norme europee sul diritto d’autore — e ogni stato deve comunque in qualche modo trasformare la direttiva in legge.
La guerra di internet per la propria libertà non è ancora finita, ma non è mai sembrata piú difficile.
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