Arrivano da Brescia e si presentano con un sound ricercato internazionale. Una mescolanza di generi che difficilmente li rende etichettabili.
Impossibile però rimanere indifferenti davanti al loro disco di debutto “Standard Cream”, anche solo per l’originalità del progetto.
Loro sono Typo Clan e suoneranno il 23 marzo al Magnolia per Wow – Roba fresca a Milano proprio in apertura del loro concittadino Frah Quintale.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con loro per conoscerli meglio.
Cosa c’è dietro l’idea del collettivo? Una necessità per il live o la voglia di contaminarsi e sperimentare che quindi potrà in futuro anche ulteriormente allargarsi dal nucleo centrale?
Il Clan è una volontà nata da una necessità. L’idea è di essere produttori della nostra musica e di poter sperimentare liberamente, quindi con noi lavorano figure artisticamente coerenti, che sanno tradurre tecnicamente quello che abbiamo in testa.
Il nucleo centrale rimarrà sempre lo stesso con il desiderio di allargare i propri orizzonti attraverso la collaborazione con quanti più artisti possibili.
Dal vivo quindi cosa ci dobbiamo aspettare, com’è un vostro concerto, come vi dividete i ruoli sul palco?
Sul palco siamo in 5. Essendo tutti polistrumentisti ci divertiamo in base alle necessità dei brani e della scaletta a scambiarci i ruoli. Avremmo potuto scegliere di presentare un concerto in due o tre elementi, basato su basi e campionamenti, ma abbiamo scelto la “vecchia” formula per favorire la dinamica e l’impatto sonoro del live.
Nella vostra musica vi piace sentirvi liberi anche di sbagliare, capita. Eppure sembrate molto attenti al progetto. Una cosa non esclude l’altra certo ma quanta cura e attenzione mettete in quello che fate e quanto invece è libertà di espressione, tutti contro tutti portiere volante?
La nostra filosofia è non scendere a compromessi nel processo compositivo, essere completamente liberi di esprimerci come vogliamo. Si parte da lì e poi si inizia a curare i progetto in tutti i suoi dettagli. L’ambizione è quello di poter fare musica per lavoro e per fare questo è giusto essere consapevoli e professionali.
Ultimamente sembra che tutti i nomi nuovi più interessanti arrivino da Brescia. C’è un motivo particolare? Voi vi sentite vicini alla vostra città o è qualcosa che non notate?
Brescia è una grande provincia industriale in cui regnano il lavoro e la produttività. Siamo cresciuti in una città che ha sempre messo in mostra questo suo lato ma che, di contrasto, ha sempre trovato il modo di combattere questa noia e questo senso di non appartenenza di molti.
La naturale conseguenza è che viviamo una città musicalmente prolifica e la quantità sicuramente aiuta.
Nel vostro disco di esordio “Standard Cream” c’è una mescolanza di generi molto interessante, allo stesso tempo però sembra che una vostra identità l’abbiate comunque trovata. Come è andato tutto il processo creativo che vi ha portato a queste tracce.
I pezzi nascono da idee abbozzate di uno o dell’altro per poi fissarsi empiricamente nella composizione finale. Partiamo solitamente da un ritmo o da una traccia melodica vocale per poi costruirne il mondo sonoro circostante. A volte partiamo invece da una fotografia, piuttosto che da un film…
Abbiamo davvero sviluppato una nuova sensibilità artistica in questi 3 anni e la nostra identità nasce e cresce da nuovi ascolti comuni e da contaminazioni l’uno con l’altro del proprio passato musicale.
Ultima domanda: come ci state o meglio come vorreste stare in una scena italiana sempre più incentrata sul cantato, sui testi in italiano, dove anche i rapper ormai non rappano più con un progetto come il vostro che invece ha dei riferimenti decisamente internazionali?
Siamo una band che canta in inglese, con espliciti riferimenti internazionali e che propone un live a cinque. Quindi ci rendiamo conto che la nostra musica è molto in contrasto con il mercato attuale italiano. Bisognerà sgomitare di più e a questo noi sta bene, a patto che si abbia sempre la possibilità di fare quello che ci piace fare, nei modi e negli stili a noi più consoni.
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