Articolo a cura di Free2Change
Tutti hanno voluto dire la propria in fatto di sostenibilità, ma qual è la migliore forza politica in materia ambientale in Italia?
Il 4 marzo, in Italia, è il giorno delle elezioni politiche per il rinnovo del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati. Sappiamo chi sono i candidati, ma conosciamo le loro proposte in ambito di sostenibilità?
Noi di Free2Change siamo andati a spulciare programmi delle principali coalizioni alla ricerca di iniziative verdi, con particolare cura alle intenzioni riguardanti i cambiamenti climatici. Abbiamo trovato che tutti hanno voluto dire la propria in fatto di sostenibilità, anche coloro che probabilmente non avrebbero mai menzionato la locuzione “pannello solare”, se questa non fosse capace di portare qualche voto in più.
Centrosinistra
La coalizione capitanata dal Partito Democratico arriva a queste elezioni con un background ambiguo per quanto riguarda l’atteggiamento verso l’ambiente. Storicamente, questo gruppo ha incluso al suo interno personalità capaci di ottime proposte sostenibili, come Bersani e i suoi certificati verdi nel lontano 1999, o Prodi, sotto la cui guida l’Unione Europea aveva intrapreso il percorso culminato nel Piano 20 20 20; tuttavia, dell’ultima legislatura, si ricorda la netta opposizione al referendum sulle trivelle del 2016 e la mancata proroga del Conto energia, ovvero i cosiddetti incentivi sul fotovoltaico — anche se a parziale rimedio è arrivato il disegno di legge di Bilancio 2018, in favore soprattutto delle biomasse.
Il programma di questa coalizione (sintetizzato qui) è focalizzato soprattutto sul coniugare crescita economica e sostenibilità, puntando soprattutto su green economy, efficienza energetica, mobilità. L’impressione è che il partito di Matteo Renzi intenda seguire le direttive dell’Unione Europea anche per quanto riguarda la sostenibilità. A differenza di altre coalizioni, però, questa sembra cercare di indicare obiettivi fattibili. Probabilmente questo atteggiamento cautelativo ne rappresenta un punto debole; le riduzioni di combustibili fossili, benché consistenti, non sembrano sufficienti per rispettare l’obiettivo degli Accordi di Parigi.
La presenza nella coalizione di liste spiccatamente verdi (come +Europa o soprattutto Insieme2018) fa incrementare il voto di mezzo punto: diamo un 7.
Centrodestra
Il gruppo Forza Italia / Lega / FdI non ha mai fatto dell’ambiente il proprio cavallo di battaglia, anzi. In passato Silvio Berlusconi si è schierato apertamente a sostegno di posizioni negazioniste, cercando che di rallentare le iniziative politiche ambientaliste nel contesto internazionale. D’altro canto Matteo Salvini ha manifestato sgarbo di fronte all’idea che ci possano essere (pure!) migranti climatici — o per lo meno che i cambiamenti climatici siano un buon motivo per emigrare altrove.
Cionondimeno, il programma del centrodestra inserisce nell’ultimo dei suoi 10 punti un’accozzaglia di proposte — che vanno dal “sostegno al turismo” alla “sicurezza negli approvvigionamenti” — fra le quali troviamo anche “tutela dell’ambiente”, “efficientamento della rete” e “sostegno alle energie rinnovabili”. Approfondendo il programma in altri punti, si enumerano altre iniziative che hanno qualcosa da spartire con le posizione ambientaliste, ma sembrano più legate all’idea della difesa del territorio e ai prodotti locali, come l’avversione ai termovalorizzatori e agli OGM (guardate sempre qui). Senz’altro è da premiarsi la coerenza, con un mezzo punto in più: 4,5
Movimento 5 stelle
A differenza delle precedenti coalizioni, il Movimento 5 stelle ha sempre fatto dell’ambiente uno dei cardini del proprio programma. Questo partito non ha mai avuto modo di mettere in pratica le proprie idee in fatto di sostenibilità, non essendo mai stato al governo; numerose sono però le iniziative che vedono i pentastellati opporsi a progetti visti come ambientalmente dannosi (No Tav, No Tap, No Triv).
Le proposte del M5S per queste elezioni politiche sono estremamente ambiziose: l’abbandono dei combustibili fossili è previsto per il 2050, obiettivo probabilmente in linea con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi, e ben superiore a quello che si pone l’Unione Europea (80%) e che alcuni studi ritengono fattibile (90%). Una forte spinta è assegnata all’energia solare e alla mobilità dolce.
Eccellente, verrebbe da dire; ma il programma non accenna ad alcuno strumento economico per effettuare queste manovre: non c’è menzione di alcuna carbon tax o di incentivi o tassazioni, o tutto ciò che si prospetta come un provvedimento impopolare.
Se a ciò aggiungiamo alcune scelte che appaiono poco comprensibili, come il privilegiare sempre e comunque piccoli impianti eolici contro i meno paesaggistici (ma assai più efficienti) grandi impianti, o l’ennesima avversione agli inceneritori, si capisce che il programma del Movimento 5 stelle va premiato per l’audacia, ma necessita di una revisione per la coerenza interna. Possiamo dare un 6,5 di incoraggiamento.
Liberi e Uguali
Dopo SEL, la nuova faccia della rappresentanza di sinistra (che riunisce Articolo 1 – MDP, Sinistra Italiana e Possibile) in Italia porta il volto di Pietro Grasso. Il partito riunisce fra le fila molti dei delusi dal PD, fra il già citato Bersani; analizzeremo il loro programma cercando di ignorare la propensione dei partiti italiani di sinistra alla mitosi, che potrebbe essere deleteria nel momento in cui si ambisce a prendere decisioni per il lungo–medio termine.
Liberi e Uguali pone un grande peso strategico sulla lotta al cambiamento climatico. Il programma risulta estremamente ambizioso, al pari di quello dei pentastellati, con il 100% di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2050; tuttavia, a differenza del M5S, LeU non esita a toccare il tema fiscale, finalmente menzionando la “carbon tax” che tanto aspettavamo, unito a programmi di incentivi pubblici e lo stop ai sussidi ad attività dannose per l’ambiente. Un peso non indifferente, infine, è assegnato alla difesa del suolo, sia in termini di dissesto idrogeologico che di consumo antropico.
Il programma è fin troppo ambizioso, ma gli strumenti indicati sembrano efficaci; resta da vedere quale peso avranno Grasso e compagni nella rappresentanza parlamentare; concediamo un generoso 7,5
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Dati alla mano, non sembra che i partiti più quotati secondo i sondaggi potranno garantire all’ambiente il ruolo che merita. Una visione ottimistica potrebbe vedere l’ambizione del M5S unita al pragmatismo del PD; si sa, tuttavia, che l’ambiente non rappresenta un vero argomento di compromesso sui tavoli in cui, dopo il 4 marzo, ricominceranno le inevitabili negoziazioni per formare il nuovo governo.
Non ci resta sperare che qualunque sia la prossima maggioranza di governo, il supporto a una transizione sostenibile e alle energie rinnovabili, menzionato più o meno convintamente da quasi tutti i partiti, sia effettivamente messo in pratica con misure concrete, a cominciare dall’attuazione dei decreti in elaborazione (come quello per il sostegno alle rinnovabili) e degli obiettivi indicati nella Strategia Energetica Nazionale.