Diaframma è la nostra rubrica–galleria di fotografia, fotogiornalismo e fotosintesi. Ogni settimana, una conversazione a quattr’occhi con un fotografo, e tutti i giorni una foto nuova su Instagram, per scoprire il loro portfolio. Questa settimana abbiamo parlato con Andrea Coco che ci racconta del suo reportage su Turi Vaccaro, unico plowshares italiano.
Nato a Catania, Andrea Coco studia animazione 3d, per poi trasferirsi a Londra per studiare visual effects, collaborando nel frattempo con un team di short movie. È durante questo periodo si appassiona alla fotografia. Di ritorno in Sicilia, dove attualmente vive e lavora, inizia a frequentare le attività di alcune associazioni fotografiche. Più tardi, continua la formazione attraverso diversi workshop in Italia e all’estero, migliorando capacità visiva e approccio al racconto foto giornalistico. Fonda 24mm Studio e, attraverso l’eccellente collaborazione del team, sta cercando di portare nel settore della fotografia il proprio know-how e la propria passione.
Chi è Andrea Coco?
Un fotografo siciliano, sposato, con una figlia. Ho iniziato la mia carriera da fotografo un po’ come tutti, da amatore, semplicemente giocando con la mia macchina fotografica, sebbene abbia maturato da subito il fatto che la fotografia stesse prendendo il sopravvento nella mia carriera artistica. Il mio background in reatà parte dalla grafica 3d, poi ho fatto alcuni master di fotografia in giro per l’Europa, collaborando con collettivi fotografici, per poi tornare nella mia terra natale. Attualmente sono titolare di uno studio di fotografia, il 24mm Studio, che è più un collettivo che uno studio vero e proprio. Il percorso da fotogiornalista è iniziato nel 2015 e in questo momento sto portando avanti lavori commerciali e personali.
Chi è Turi Vaccaro?
Turi Vaccaro è un pacifista, un plowshares, una persona che ha deciso di dedicare tutta la sua vita al pacifismo e all’antimilitarismo. Plowshares è un’organizzazione internazionale fondata dai fratelli Berrigan negli Stati Uniti negli anni Ottanta. Turi è l’unico italiano che porta avanti questa battaglia. I Plowshares non sono altro che persone che agiscono in forma simbolica distruggendo o rovinando attrezzature che abbiano caratteristiche belliche, al fine di minare qualsiasi attività. Lui peraltro è stato uno dei precursosi della rivolta siciliana contro i Muos, sistemi di telecomunicazione satellitare della Marina Militare statunitense che servono, tra le altre cose, a pilotare i droni e che si affacciano sul Mediterraneo, rivolti verso il Medioriente. Lui ha dedicato e dedica ancora tutta la sua vita a questo movimento e a queste attività di stampo pacifista.
Dove vive?
Lui è di Marianopoli, un paesino nei dintorni di Caltanissetta. Si trasferì a Torino, al nord, come tanti meridionali, con la famiglia, per andare a lavorare in uno stabilimento della FIAT, dove lavorò fino a quando non si rese conto che la casa automobilistica produceva macchine anche a scopo militare. Allora si è messo in cassa integrazione fino a licenziarsi, iniziando la sua protesta. Da quel momento è stato un continuo girovagare per l’Europa a svolgere questa sua attività pacifista.
Quindi ha famiglia.
Sì, anche se non si è mai sposato. Ultimamente sta coltivando rapporti con la nipotina. La sua famiglia ad ogni modo si trova a Rotterdam, sebbene non abbia più contatti costanti.
Attualmente dove si trova?
Non mi è dato saperlo, non ho idea di dove possa essere. Tieni presente che non avendo un cellulare io riesco a contattarlo grazie ai contatti di case di accoglienza di tutta Italia, da nord a sud. Trovarlo non è facile, ma riesco sempre a trovarlo, o meglio, è lui che trova me.
Non ha un posto fisso in cui stare quindi.
Esatto, dorme sempre in giro, all’aria aperta per scelta. Avrebbe dei tetti sotto cui stare tra Torino e Rotterdam, ma per sua scelta di vita dorme dove trova posto.
Come l’hai incontrato e come mai hai deciso di fare un reportage?
Per caso, come tutte le grandi storie: quella Turi è una storia d’amore per la sua persona. Tempo fa un amico mi parlava e mi consigliava di andare a fare fotografie al Muos, sottolineando il fatto che ci fossero diverse personalità e associazioni pacifiste. Lì tutti parlavano di un tal Turi Vaccaro. Così andai e lo incontrai, inziando a scattare fotografare e facendo qualche intervista video. Non pensavo lui si facesse seguire, ma da quel momento iniziai un vero e proprio percorso che è durato due anni. Non è un lavoro finito, è work in progress, anche perchè bisogna considerare che i tempi sono lenti, come la vita di Turi: non sempre è facile rintracciarlo quindi le occasioni in cui portare avanti il progetto non sono così frequenti.
Nelle foto, a differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, Turi non sempre è solo, anzi, il contrario.
Assolutamente: a suo modo, ha una vita sociale. Dico a suo modo perchè comunque non è facile stringere rapporti duraturi con lui. Non è una persona che si emargina dal contesto sociale, bensì lo affronta e cerca di combatterlo portando il suo esempio stando con le altre persone. È una persona di estrema simpatia ed è molto piacevole passare del tempo con lui.
La mostra di Andrea Coco è visitabile fino all’11 maggio in Cascina Martesana, e fa parte di un ciclo di mostre dal titolo Altri Mondi, curato da Paola Riccardi. Qui potete trovare il programma completo.
L’autore ringrazia Marco Gemmellaro che rappresenta SPARKLE S.R.L. e anche ISAV per aver creduto nel progetto e aver sponsorizzato la preview della mostra in Duomo a Milano.