C’era un tempo in cui le nostre vite virtuali procedevano, come quelle vere, in ordine cronologico — senza filtri o algoritmi a dirci cosa potevamo vedere e in che ordine.
Eugen Rochko, creatore del social network Mastodon, vuole bucare le nostre filter bubble riportandoci a esperienze virtuali più oneste, o quanto meno più aperte.
Mastodon – lanciato non più di sei mesi fa – è una versione open-source del più famoso Twitter, ma con qualche differenza chiave: i post degli utenti possono essere espansi fino a 500 caratteri, ogni utente può rendere i singoli post privati e soprattutto la timeline viene visualizzata in ordine cronologico. La questione della cronologia è probabilmente una delle tematiche più calde quando si parla di social network: Twitter, che ha assistito ad un crollo costante delle performance negli ultimi anni, ha deciso nel 2016 di correre ai ripari seguendo suo fratello più grande Facebook nella rivoluzione algoritmica e rendendo la propria timeline non più cronologicamente attendibile.
La scelta non piacque troppo agli utenti più fedeli dell’uccellino blu e il CEO Jack Dorsey si vide costretto a rassicurare immediatamente i propri iscritti e di conseguenza i finanziatori dell’azienda.
Hello Twitter! Regarding #RIPTwitter: I want you all to know we're always listening. We never planned to reorder timelines next week.
— jack (@jack) February 6, 2016
Non è un caso che in mezzo a questo piccolo ciclone intramediatico, Mastodon abbia registrato un’impennata di iscrizioni. Nei primi sei mesi dalla nascita il social network infatti ha ottenuto più di 25,000 iscritti, mentre negli ultimi giorni il traffico è talmente aumentato da costringere il suo fondatore a interrompere il sistema di iscrizione per alleggerire i server dal carico di lavoro.
Ma il social network di Rochko ha un altro jolly nella manica oltre ai post in ordine cronologico. Il sistema è strutturato in maniera simile ad un servizio mail o ai feed RSS: ognuno può creare un server e ospitare lì il proprio network di conversazioni e amici, in questo modo un servizio più distribuito permette di condividere post pubblici con chi è all’interno del server — il tutto supportato dalla struttura portante di Mastodon.
Mastodon non è il primo social network che tenta di porre rimedio ai difetti dei grandi social come Facebook e Twitter: nel 2012 App.net – un twitter nato in crowdfunding – aveva già provato a mettere una pezza sulle più grandi increspature del suo alter ego, ma molti altri si sono aggiunti alla corsa per rendere i social “un posto migliore” — Diaspora, Ello e Peach sono solo alcuni di questi.
Non è ancora chiaro se Mastodon riuscirà nella sua crociata contro la centralizzazione dei social network o se sarà destinato all’estinzione, in ogni caso a breve il fondatore renderà nuovamente accessibili le iscrizioni permettendovi di assaporare di nuovo l’aria che si respirava nel lontano 2008.
Nel frattempo comunque tra i media la confusione regna sovrana.
Jeez @mashable… that love affair didn't last long. #mastodon pic.twitter.com/OzOq7P2fkt
— Tom Moran (@UXTomM) April 5, 2017