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foto via Twitter @PalestineRCS

Nonostante gli annunci statunitensi del giorno precedente, i bombardamenti e i combattimenti in strada a Gaza sono continuati per tutto il giorno, senza nessuna delle promesse 4 ore di pausa umanitaria. Dall’inizio dell’aggressione israeliana sono state uccise 11.078 persone — tra cui 4.506 minorenni. Sono i dati più aggiornati del ministero della Salute di Gaza, che però non contano ovviamente le centinaia — forse migliaia — di persone che sono rimaste intrappolate sotto le macerie. Prosegue nel frattempo l’intensificazione degli attacchi delle IDF contro gli ospedali palestinesi. La Mezzaluna rossa palestinese ha denunciato che soldati israeliani hanno aperto il fuoco contro alcune delle persone sfollate — “principalmente bambini” — ospitate nell’ospedale al–Quds. Nell’attacco ha perso la vita una persona, e ci sono 28 feriti, di cui due in condizioni critiche. Parlando con Al Jazeera, il direttore dell’ospedale al–Shifa, Muhammad Abu Salmiya ha dichiarato che “oggi è stato un giorno di guerra contro gli ospedali.” “I malati e i feriti riempiono tutti i corridori dell’ospedale, e non possiamo praticare nessuna operazione chirurgica. Non abbiamo un singolo letto dove mettere le vittime. Parliamo di decisioni difficili — scegliere tra chi salvare e chi lasciare morire. Mentre vi parlo sono in piedi davanti a 100 cadaveri.” Parlando al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Tedros Adhanom Ghebreyesus, il direttore generale dell’OMS, ha detto che “nessuno è al sicuro” a Gaza. In media, ha sottolineato Tedros, viene ucciso un bambino ogni 10 minuti.

Tutte le azioni consistenti per la de-escalation restano ancora limitate al mondo arabo: l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani si è recato al Cairo per incontrare il leader egiziano al–Sisi. Il Qatar, con la supervisione degli Stati Uniti, sta coordinando i tentativi di mediazione tra Israele e Hamas per un cessate il fuoco anche di breve durata — in cambio della liberazione di alcuni dei prigionieri catturati durante l’attacco del 7 ottobre. Ieri si è recato in Egitto anche il capo del politburo di Hamas, Ismail Haniyeh. Non si sa molto di quanto abbia discusso: è solo noto che la delegazione del gruppo si è incontrata con l’intelligence egiziana “per discutere della situazione a Gaza.” Anche il Qatar ha espresso preoccupazione per gli attacchi agli ospedali, in particolare lo stabilimento di al–Shifa, dove il Qatar teme che l’esercito israeliano stia preparando un “nuovo massacro.” Oggi i ministri degli Esteri di 22 paesi arabi si incontreranno a Riad, per discutere su come confrontarsi contro l’escalation contro la Palestina. Domenica, invece, si terrà un meeting dell’Organizzazione della cooperazione islamica. Il ministro dell’Informazione della Giordania, Samih Al-Maaytah, ha dichiarato che per ora l’azione dei paesi arabi era concentrata nel cercare di esercitare “pressione politica sull’amministrazione statunitense per raggiungere un cessate il fuoco, per alleviare le sofferenze umane dei palestinesi.”

Intanto, in Israele la repressione del dissenso è sempre più violenta. Dopo l’arresto di alcuni oppositori politici araboisraeliani e la purga di decine di studenti e alcuni studiosi palestinesi dalle università — Meron Rapoport descrive la deriva di Israele verso il fascismo: un paese dove leggere e guardare contenuti sgraditi allo stato — anche senza osare discuterne — è criminalizzato. Nessun canale televisivo, ad esempio, ha trasmesso il discorso del leader di Hezbollah Hasan Nasrallah, perché farlo avrebbe “aiutato il nemico.” Rapoport si chiede quante libertà verranno ripristinate e quale sarà il clima nel paese una volta finita la guerra.

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