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Alla manifestazione dello sciopero generale a Milano c’erano più di 20 mila lavoratrici e lavoratori: partendo da piazza Cairoli, il corteo ha sfilato in varie strade della città per esprimere il dissenso del “paese reale” verso la legge di bilancio del governo Draghi

A Milano c’era Vittoria che lavora nelle mense scolastiche con contratto da “scodellatrice” a 500 euro al mese — non ha la possibilità di lavorare più di 15 ore a settimana. C’erano  le lavoratrici e i lavoratori di McDonald’s e del settore della ristorazione, che non hanno visto miglioramenti in busta paga con la manovra. C’era il settore della logistica con i precari di Ups e di Amazon, da Piacenza. C’erano i pensionati e anche gli studenti del Liceo Copernico di Bologna, arrivati a Milano con le rivendicazioni dei Fridays for Future.

Allo sciopero generale del 16 dicembre 2021 – indetto dai sindacati Cgil e Uil con Cisl contraria – c’era il paese reale. La manifestazione segna il solco tra chi c’era e chi ha definito “irresponsabile,” “inutile,” o “inadeguata” la mobilitazione di centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici che hanno deciso di protestare contro la manovra finanziaria e il governo Draghi. Lo scorso sciopero generale risale al 2014, per protestare contro il Jobs act, approvato dal governo Renzi. Da quel momento non sembra che sia cambiato molto. Le parole chiave per il mondo del lavoro, rivendicate anche dalle piazze del 2021 sono le stesse: fine della precarizzazione del lavoro, pensioni più eque, investimento sui giovani, aiuto alle fasce più deboli.

La manifestazione di Milano ha raccolto tutto il nord Italia, con una partecipazione complessiva stimata dagli organizzatori di 20 mila persone. La partecipazione è stata condivisa anche nei grandi accentramenti industriali come il polo Pirelli, dove è arrivata all’80%, il gruppo Bormioli con il 75% e il gruppo Parmareggio — con partecipazione all’85%. 

Il corteo milanese è partito da piazza Cairoli per arrivare al palco di piazza Sempione, dove si sono alternati numerosi esponenti delle sigle sindacali regionali. “Questo governo è la sommatoria di forze politiche che guardano al passato. Il Pnrr doveva riprogettare il paese, invece non c’è visione industriale e di innovazione promessa,” ha affermato Tania Sacchetti, delegata della segreteria nazionale Cgil.

Ivana Veronese, segretaria nazionale Uil, sottolinea che la crisi economica ha colpito soprattutto le donne: “Sono le donne che hanno pagato di più in tutta la pandemia, 386 mila donne hanno perso il lavoro. Nella ripresa l’occupazione femminile non è aumentata, non è sufficiente, l’Italia sta sprecando risorse e sta sprecando la possibilità delle donne di vivere in autonomia e libertà. Poi non ci lamentiamo che le donne non fanno più figli. E immaginiamo quanto sia importante il lavoro per una donna vittima di violenza. E vogliamo lavoro vero! Noi oggi scioperiamo per tutti ma scioperiamo soprattutto per le nostre donne!”.

Dal palco sono arrivate anche le istanze dei giovani precari, con la testimonianza di Antonio, 25 anni, delegato Cgil di Padova: “Come me tanti compagni hanno dovuto lavorare per pagarsi anche gli studi. La dignità non sta solo nell’essere pagati, ma anche nella possibilità di fare progetti. Il sindacato mi ha accompagnato, ho fatto moltissimi lavori precari e sono stato assunto con contratti a chiamata o a termine. Siamo intrappolati in un sistema di incertezza. Lavoro da sei anni ma ho meno di un anno riscattabile per la pensione.” 

Oltre che a Milano, si sono tenute grandi manifestazioni anche a Roma, Bari, Cagliari e Palermo. A Roma erano presenti ovviamente Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri. Nei rispettivi interventi — li potete recuperare qui — i due segretari generali hanno rivendicato l’importanza della propria azione. Landini ha commentato seccamente che “sta aumentando la distanza tra il palazzo della politica e il Paese,” e che “quello che divide il paese non è lo sciopero generale ma l’evasione fiscale, la precarietà sul lavoro, l’ingiustizia verso le classi più disagiate.” Bombardieri invece ha difeso la decisione di scioperare dalle tante critiche ricevute dalle destre: “Oggi ci sono cinque piazze piene. È strano dire che non rappresentiamo il paese reale.”

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