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Nonostante gli accordi di cessate il fuoco, i bombardamenti turchi nel Kurdistan siriano non sono mai finiti, e ora, con la situazione politica in Turchia sempre più instabile, molti temono Erdogan si stia preparando a una quarta invasione

Tre giorni fa la testata turca Sabah ha denunciato con sdegno la presenza di bandiere e insegne curde in Strappare lungo i bordi, la serie animata di Zerocalcare per Netflix. La vicinanza dell’artista alla causa curda non è ovviamente una notizia — almeno per il pubblico italiano che lo segue da anni — ma la polemica turca ci offre una utile scusa per tornare a parlare per un’ora di Kurdistan siriano, ridotto, dopo tre operazioni di vera e propria guerra, in patchwork geopolitico, con piccole strisce di territorio sotto il controllo di militanti e attori esteri diversi.

Le tre incursioni turche, infatti, hanno reso lo scacchiere, già molto complesso — tra operazioni russe e statunitensi contro ISIL praticamente ingestibile e presenza delle forze fedeli ad Assad — praticamente invivibile. Le tre operazioni sono state condotte rispettivamente nel 2016, nel 2018 e nel 2019: quest’ultima in aperta opposizione alle operazioni statunitensi, che negli anni precedenti, prima del tradimento di Trump, aveva investito ingenti risorse per addestrare le SDF.

Due anni dopo, la zona attorno a Idlib, l’ultima area completamente in mano ai ribelli, è costellata di avamposti di milizie vicine ad Ankara, e le strade che collegano la regione sono “sorvegliate” da pattuglie coordinate da Turchia e Russia. 

Show Notes

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In copertina: grab Netflix / Strappare lungo i bordi