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Il partito di Matteo Renzi si è ufficialmente allineato alle richieste di modifiche della Lega, che costringerebbe la legge a una terza lettura parlamentare, dove potrebbe essere fermata — definitivamente — dall’ostruzionismo delle destre

Dopo qualche giorno di mezze parole e sibillini avvertimenti sulla mancanza dei voti in aula, il partito di Matteo Renzi è uscito allo scoperto, chiedendo di modificare il ddl Zan eliminando — come chiedono le destre — il riferimento all’“identità di genere.” Non solo: Iv propone anche di sopprimere l’articolo 4 — quello che specifica che sono tutelate la libertà d’espressione e le condotte riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, “purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti” — e di modificare l’articolo 7, introducendo una formula (“nel rispetto della piena autonomia scolastica”) che accontenterebbe il Vaticano sulla questione delle iniziative da organizzare per la Giornata nazionale contro l’omobitransfobia.

Il testo degli emendamenti riprende una proposta di legge presentata da Ivan Scalfarotto nel 2018. Secondo Renzi e gli altri esponenti di Iv, le modifiche servono a “salvare” il ddl Zan, che così com’è non passerebbe: intervistato su Repubblica, Renzi sostiene che un compromesso sia meglio che non avere nessuna legge. Maria Elena Boschi scarica esplicitamente sul Pd la responsabilità di volere affossare la legge con il proprio “atteggiamento suicida.” “La legge va fatta, è urgente, ma non le va affidato per nulla al mondo una finalità pedagogica. Proprio perché deve colpire gli abusi, i crimini, le prevaricazioni, deve essere scritta bene e non dare adito a dubbi interpretativi,” chiosa Davide Faraone.

È difficile credere alla buona fede di queste prese di posizione: qualsiasi modifica al ddl — che peraltro Italia Viva ha già votato così com’è alla Camera “perché lì c’erano i numeri,” secondo Renzi — comporterebbe una terza lettura parlamentare, con tempi dilatati e nuove occasioni di ostruzionismo da parte delle destre. Insomma: con ogni probabilità il ddl finirebbe nel cassetto. L’improvvisa volontà di mediazione di Iv si basa sul “sospetto” che, a scrutinio segreto, nella discussione in aula al Senato potrebbero mancare i voti anche da parte di Pd e M5S, ma il dato di fatto è che ora mancano i voti di Italia Viva — e senza questi è certo che la maggioranza non c’è.

Pd e M5S hanno definito “irricevibili” le proposte di emendamento di Iv, e sono determinati a portare in aula il testo così com’è: il 6 luglio il Senato voterà sul calendario e la discussione sul testo potrebbe iniziare già il 13 luglio, ma senza i voti dei renziani non sembrano esserci possibilità di farlo passare.

Ma le destre sarebbero disposte a votare il ddl con le modifiche chieste da Italia Viva? Matteo Salvini sta facendo intendere di sì, definendo “interessanti” le proposte renziane e dicendo che “un accordo sul testo in Senato si può trovare in cinque minuti.” Anche qui è difficile vedere della buona fede: la Lega infatti votò contro, nel 2018, al ddl Scalfarotto da cui sono ripresi ora gli emendamenti al ddl Zan. Per Salvini e Meloni la mossa di Renzi rappresenta una vittoria immediata: l’iter del ddl Zan, a un passo dall’approvazione, si ferma. Quello che succederà poi, si vedrà.

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