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56 anni dopo l’omicidio di Malcolm X la sua famiglia ha pubblicato una lettera di un ex agente della polizia di New York che sembra confermare l’esistenza di un complotto per assassinare il leader dei diritti civili statunitense

La lettera è stata scritta nel 2011 da un poliziotto che lavorava sotto copertura, Raymond Wood, ed è stata resa nota postuma il 20 febbraio, in una conferenza stampa della sua famiglia. Nella confessione, l’agente descrive come i suoi supervisori nel dipartimento di polizia di New York gli avessero ordinato di spingere due uomini che lavoravano come security per Malcolm X a compiere dei crimini. I due furono poi effettivamente arrestati — e in questo modo erano assenti al Audubon Ballroom quando Malcolm X fu ucciso.

“Sono stato un poliziotto nero sotto copertura dal maggio del 1964 al maggio del 1971,” scriveva Wood nella lettera, “e ho partecipato in azioni che furono deplorevoli, e hanno danneggiato le persone nere come me.” Il suo incarico era esplicito: trovare prove di attività criminale — o come scopriamo ora, crearla — in modo da permettere all’FBI di screditare e arrestare i leader del movimento per i diritti civili.

Wood, nella propria ricostruzione, dice che avrebbe minacciato di dimettersi quando gli è stato chiesto di forzare la mano ad alcuni membri del movimento — ma i suoi superiori lo hanno minacciato di accusarlo di falsi crimini, se avesse provato a lasciare il posto. In quel momento stavano lavorando per creare un complotto per mettere bombe nella Statua della Libertà che implicasse i membri della security di Malcolm X.

La storia della lettera è tragica: scritta nel 2011 quando all’ex agente fu diagnosticato un cancro allo stomaco, è rimasta in un cassetto fino a questi giorni perché Wood aveva dato un’indicazione esplicita a suo cugino, presente alla conferenza stampa: renderla nota solo dopo la sua morte. Wood è morto lo scorso 24 novembre.

Il procuratore distrettuale di New York Cyrus Vance ha annunciato una revisione delle condanne per l’omicidio di Malcolm X — uno dei tre uomini condannati, Mujahid Abdul Halim, ha sempre dichiarato che gli altri due, Islam e Muhammad Aziz, fossero innocenti. Da anni l’Innocence Project lavora per cercare di dimostrare la loro innocenza. La revisione è scattata grazie a una docuserie di Netflix, “Who Killed Malcolm X,” che l’anno scorso riscosse un ampio successo.

Sia la polizia che l’FBI hanno rilasciato dichiarazioni in cui garantiscono la propria cooperazione con le indagini del procuratore distrettuale Vance.

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