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in copertina, i marine statunitensi in Iraq, foto via Archivi Nazionali statunitensi

A Baghdad nel 2007 Paul Slough, Evan Liberty, Dustin Heard e Nicholas Slatten hanno aperto il fuoco contro i civili, uccidendo 14 persone, tra cui due bambini. Si tratta di una delle pagine più cupe della guerra in Iraq, che gli Stati Uniti ora vogliono cancellare

Come i retroscena avevano anticipato più volte nelle scorse settimane, ieri Trump ha graziato 15 persone e commutato 5 pene. Tra tutte, le più allarmanti sono però quelle per Paul Slough, Evan Liberty, Dustin Heard e Nicholas Slatten, quattro mercenari addetti alla sicurezza di Blackwater — la compagnia militare privata ora nota col nome di Academi — condannati per una strage di 14 civili compiuta Baghdad nel 2007, che aveva sollevato uno scandalo internazionale per l’uso di contractor privati in una zona di guerra. I quattro avevano aperto il fuoco indiscriminatamente contro un gruppo di civili disarmati in quello che è ricordato come il massacro di piazza Nisour, uno dei punti più bassi della guerra statunitense in Iraq — tanto da portare la Camera dei rappresentati ad approvare nello stesso anno una legge per estendere la giurisdizione militare extraterritoriale, così da permettere alle corti statunitensi di processare i contractor per reati avvenuti all’estero.

Nel comunicato della Casa bianca, si legge che le grazie ai quattro addetti alla sicurezza sono “ampiamente supportate dall’opinione pubblica” e li si ringrazia per il loro servizio militare, chiamandoli anche “veterani.” Non c’è una menzione del numero di civili uccisi — 14, tra cui due bambini di nove e undici anni — né dei 17 feriti, limitandosi a parlare di “una situazione che diventò violenta,” che “risultò” — chissà come — “nella sfortunata morte di civili iracheni.” Sono passati cinque anni dalla loro condanna, evidentemente abbastanza per cancellare le parole durissime degli inquirenti, che avevano inquadrato così i contractor: “Gli imputati non hanno accettato alcuna responsabilità delle loro azioni criminali e, finora, hanno negato qualsiasi illecito.” La difesa aveva dichiarato che i quattro avevano dovuto rispondere con violenza dopo che altri avevano aperto il fuoco. Ma in seguito questa circostanza è stata smentita: i contractor avevano aperto il fuoco di propria iniziativa, usando armi automatiche e anche lanciando granate contro i civili una volta arrivati nella piazza, dove si erano registrati scontri ben prima del loro intervento. Il loro compito, anzi, era proprio quello di controllare che la situazione fosse ancora stabile.. Parlando di “situazione violenta,” insomma, la Casa bianca torna ad avallare una versione che la giustizia ha già smentito.

Non si tratta infatti di uno dei tanti incidenti su cui, almeno a livello ufficiale, rimangono ancora versioni contrastanti. Fin da subito le forze dell’ordine irachene furono categoriche nell’affermare che gli uomini di Blackwater non avevano nessun motivo per aprire il fuoco — una versione dei fatti poi sostanzialmente confermata anche dall’indagine dell’FBI, che riuscì a imputare ai quattro solo tre dei 17 omicidi compiuti quel giorno. Anche una delle guardie di Blackwater collaborò con l’accusa confermando questa ricostruzione. La stessa compagnia militare privata ammise la propria responsabilità patteggiando in una causa intentata dai familiari di sei delle vittime — per una cifra che non è mai stata divulgata.

Graziare i quattro criminali di guerra è un grave affronto diplomatico all’Iraq: nei mesi successivi all’incidente la diplomazia statunitense si impegnò molto per ottenere che il processo si svolgesse negli Stati Uniti. Non è chiaro, tuttavia, se il governo iracheno, in questo momento impegnato ad affrontare una durissima crisi economica, abbia intenzione di reagire in qualche modo — o se preferisca aspettare la fine della presidenza Trump. 

Da Fallujah alla strage di piazza Nisour, per capire quale fosse il clima, e l’ideologia, di quegli anni, è utile recuperare questa conversazione tra Mehdi Hasan e il fondatore di Blackwater Erik Prince, a Head to Head di Al Jazeera, quando l’analista politico chiede a Prince di giustificare il fatto di aver chiamato gli avversari dell’esercito statunitense “barbari.”

Trump, a poche settimane dalla fine della propria presidenza, non si è accontentato di liberare i quattro mercenari. Tra gli altri fortunati che hanno ricevuto la grazia ci sono:

  • George Papadopoulos, l’ex assistente del suo comitato elettorale che si era dichiarato colpevole di aver mentito agli inquirenti nel contesto delle indagini sull’ingerenza russa, ed era stato condannato a 14 giorni di carcere — sì — e 12 mesi di libertà vigilata.
  • Alex van der Zwaan, un avvocato olandese che si era dichiarato colpevole dello stesso reato, per il quale era stato condannato a 30 giorni di carcere;
  • Chris Collins, un altro membro repubblicano del Congresso che era stato condannato a due anni e due mesi per crimini finanziari — aveva aiutato il figlio e altre persone a evitare 800 mila dollari di perdite in borsa — e per aver mentito all’FBI.
  • Duncan Hunter, ex membro del Congresso che si era dichiarato colpevole di aver impiegato per uso personale alcuni fondi destinati alla campagna elettorale. La grazia gli permetterà di scansare una condanna di 11 mesi di carcere a El Paso, che sarebbe iniziata tra due settimane. Il procuratore che ha seguito il caso si è detto “inorridito, ma non sorpreso” dalla grazia:

Trump ha anche graziato o commutato la pena ad alcune persone condannate per crimini relativi allo spaccio, ma che non avevano compiuto crimini violenti. Con l’eccezione dei quattro stragisti di Blackwater — condannati appunto per strage e omicidio, Slatten all’ergastolo, Slough, Liberty e Heard a trent’anni di carcere — le condanne per questi crimini mettono di nuovo in luce il classismo del sistema giudiziario statunitense. Ad esempio, Crystal Munoz ha passato 12 anni in carcere — con una condanna di quasi 20 — per aver spacciato marijuana; Tynice Nichole Hall ha trascorso 14 anni in carcere su una condanna di 18 per aver permesso che il suo appartamento fosse usato per distribuire droghe. Fate voi il confronto con i giorni ricevuti da chi ha mentito nelle indagini su una sospettata cospirazione internazionale e ai mesi dati per reati fiscali da centinaia di migliaia di dollari. 

Le grazie alle persone condannate per crimini relativi allo spaccio per merito dell’attivismo di Alice Johnson, che aveva ricevuto la clemenza da Trump nel 2018, dopo una mobilitazione di massa, da Mic a Kim Kardashian, da parte di un presidente che più volte aveva detto di essere a favore di condannare a morte chi spaccia. Johnson è rimasta vicina a Trump e ai repubblicani, e lo scorso agosto aveva parlato alla Convenzione nazionale del partito. Il giorno dopo, Trump le ha concesso la grazia completa.

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