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Un nuovo report denuncia la crescente industria che vive sulle spalle dello scetticismo antivaccinista, e quanto Facebook, Instagram e YouTube guadagnano a lasciar diffondere notizie false o deformate, pericolose soprattutto in tempi di pandemia

Un nuovo report della Ong britannica Center for Countering Digital Hate (CCDH) denuncia come la pandemia sia stata una stagione positiva non solo per i complottisti, ma per la vasta industria che lucra sui timori e le paure delle persone comuni. 

Il report è accompagnato da un sondaggio commissionato a YouGov, che rileva, per il Regno Unito, numeri che fanno paura: un cittadino su sei, sul campione esaminato, si dice contrario a vaccinarsi, e altrettanti dicono di non aver ancora deciso. Se anche queste persone dovessero essere radicalizzate in senso scetticista si arriverebbe a un terzo di persone che rifiuta il vaccino — una minaccia evidente allo sforzo per la vaccinazione, che sarà necessario per porre definitivamente un freno al contagio.

Questi numeri si fanno ancora più inquietanti tra le persone che dichiarano di utilizzare i social network come principale metodo di informazione: tra questi, già ora, la percentuale di persone che dicono che rifiuteranno il vaccino sale al 25%.

Sebbene i social network non siano la sola fonte di fake news, neanche lontanamente, il documento rivela come i meccanismi di incentivazione interni a Facebook e YouTube rendano Big Tech un perfetto alleato della crescente industria che lucra sul complottismo.

Nonostante Facebook, YouTube e Twitter abbiano lo scorso anno operato una stretta sulle operazioni dei gruppi che diffondono scetticismo per i vaccini, il report evidenzia che le misure attivate non siano state sufficienti, e anzi, le teorie del complotto abbiano continuato a diffondersi sul social network, alimentando a loro volta individui che investono copiosamente in pubblicità sui servizi con cui raggiungono le proprie vittime i propri clienti. La Ong propone di dividere così il vero e proprio ecosistema dietro le quinte dello scetticismo sui vaccini: 

  • Gli attivisti a tempo pieno, che si guadagnano da vivere producendo contenuti cospirazionisti;
  • Gli imprenditori che usano le teorie del complotto come funnel per vendere prodotti dedicati al pubblico scettico dei vaccini;
  • I teorici del complotto che non condividono contenuti con costanza, ma che usano questi canali per raggiungere nuovi clienti;
  • Le comunità che condividono i contenuti contro i vaccini: la maggioranza di questi sono gruppi e pagine su Facebook, e solo una minoranza sono collegate direttamente agli imprenditori — la maggioranza sono semplicemente sincere.

Dietro questa fitta rete, però, ci sono solo due persone, che finanziano numerose no–profit anti–vax, l’imprenditore Joseph Mercola garantisce fondi al “National Vaccine Information Center,” e all’“Organic Consumers Association” e Bernard Selz, che ha diversi investimenti nel settore farmaceutico, ovviamente, finanzia l’“Informed Action Consent Network,” che a sua volta finanzia i principali produttori di contenuti complottisti. Tra loro il più in vista è la “Children’s Health Defence,” fondata nel 2016 da Robert F. Kennedy Jr., che sì, è davvero un nipote del presidente statunitense. Negli ultimi mesi Kennedy ha calcato particolarmente la mano su quelli che sono diventati i due temi principali della retorica contro il vaccino per il Covid–19: Bill Gates e il 5G.

Come per ogni altro settore della realtà, in questi mesi il social network che ha visto la maggior crescita dell’attività a tema no-vax è Instagram, dove in totale ci sono 7,3 milioni di utenti che si interessano di argomenti antivaccinisti, con una crescita dall’inizio della pandemia di più di un milione di persone. Immediatamente dopo viene Facebook, dove gli utenti che si interessano di scetticismo sui vaccini sono 28 milioni di persone, con una crescita di 854 mila utenti dall’inizio della pandemia. Facebook ha un ruolo fondamentale nell’ecosistema: è la vetrina attraverso cui sono venduti i prodotti di medicina alternativa. Sommando gli undici imprenditori individuati dalla Ong, l’industria ha fruttato a Facebook 13,6 milioni di dollari in post sponsorizzati.

Anche su YouTube la crescita è enorme, nonostante il ban del famoso teorico del complotto David Icke: il seguito dei canali anti–vax è in totale di 21,3 milioni di persone, di cui 5,8 milioni raggiunti grazie alla pandemia. La pandemia ha permesso agli “esperti” contro i vaccini di bucare presso il pubblico di contenuti cospirazionisti generalisti. In particolare, Kennedy è stato ospite in un video del canale di teorie del complotto Valuetainment, in un’intervista che ha raggiunto quasi un milioni di visualizzazioni — il triplo di quanto facciano normalmente i video di Kennedy.

I guadagni per i social network non si concludono alle pubblicità, però: i produttori di contenuti anti–vax mantengono engaged un pubblico ampio. Utilizzando i dati pubblici sul valore degli utenti dei vari social network, la Ong sottolinea quanto il rapporto tra imprenditori anti–vax e aziende “Big Tech” sia di grande reciproco vantaggio: dal pubblico di 38,7 milioni su Facebook e Instagram, l’azienda guadagna potenzialmente fino a 989 milioni di dollari; YouTube fino a 797 mila dollari, e Twitter fino a 5,6 milioni di dollari.

Blogger, designer, cose web e co–fondatore di the Submarine.