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Negli Stati Uniti si avvicinano le elezioni di novembre: Twitter e Reddit questa volta non vogliono essere accusati di aver facilitato la diffusione del discorso d’odio, mentre Facebook si fa trascinare da una campagna di boicottaggio. Ma rischia di essere comunque troppo tardi

Negli Stati Uniti si avvicinano le elezioni presidenziali, e il clima politico e sociale è sempre più teso. Come sempre negli ultimi anni, i principali social network del mondo sono al centro dell’attenzione per il loro ruolo di catalizzatori di discorso d’odio, teorie del complotto, e molto altro.

Questa volta, qualcosa è diverso: Twitter ha iniziato a prendere piccole misure contro la comunicazione sempre più violenta dell’amministrazione Trump, seguito con estrema riluttanza da Facebook — che non ha potuto fare a meno di rimuovere una pubblicità di stampo esplicitamente nazistoide pubblicata sulla pagina del presidente.

Facebook, incalzato anche da una crescente campagna di boicottaggio da parte di bran anche enormi, come Starbucks e Coca–Cola, ha cancellato una parte consistente dei gruppi e account del “movimento” boogaloo: degli estremisti neonazisti vestiti con delle camicie hawaiiane e armati fino ai denti, che si preparano attivamente per combattere una “guerra civile” razzista. Ma, com’era prevedibile, il social network ha fatto troppo poco e troppo tardi — i boogaloo non sono più un meme per ridere, ma sono una minaccia concreta.

Al termine della puntata affrontiamo anche le politiche di Facebook e di Twitter degli ultimi anni, e cerchiamo di capire come e se è possibile conciliare l’importanza dello spazio pubblico online con l’esistenza di grandi multinazionali che lo controllano.

Show notes

In questa puntata sono con voi: Stefano Colombo @stefthesube Alessandro Massone @amassone. Per non perderti nemmeno un episodio di TRAPPIST, abbonati su Spotify e Apple Podcasts.

In copertina, foto via Twitter