in copertina un’immagine tratta dalla pagina Facebook di “Fragments of Extinction”
Dal 2002 David Monacchi gira il mondo per registrare che suono fanno le foreste primarie, rifugio della grande biodiversità del pianeta, prima che il cambiamento climatico le metta definitivamente a tacere.
David Monacchi, compositore, ricercatore, sound artist e docente di musica elettroacustica al Conservatorio G. Rossini di Pesaro, ha registrato per anni i suoni della foresta equatoriale dando vita a “Fragments of extinction,” un progetto che ha lo scopo di lasciare una testimonianza alle future generazioni sull’altissimo tasso di biodiversità presente un tempo sul nostro pianeta. Il suo lavoro mira inoltre a portare all’attenzione pubblica il dramma della perdita di biodiversità che sta affliggendo la Terra, rischiando di portarla verso la sesta estinzione di massa.
Le registrazioni finora hanno interessato le foreste primarie — ovvero le foreste intatte, che si trovano ancora nel loro stato originario — situate nella regione equatoriale di tre aree del pianeta, e sono state eseguite in tre momenti diversi: nel 2008 in Africa, tra il 2010 e il 2012 nel Borneo e nel 2014 in Ecuador.
“È in atto una catastrofe silenziosa, assolutamente non trattata dai media. La vita sta globalmente collassando in quella che viene definita la sesta estinzione di massa, che questa volta è provocata dall’impatto cosciente di una specie, l’homo sapiens, sulla biosfera.”
Così Monacchi ha definito il dramma globale che si troveranno ad affrontare le future generazioni. Il lavoro del ricercatore ha interessato in questi anni gli ecosistemi più antichi e intatti del pianeta e, a differenza di altri studi scientifici, non si è concentrato sull’analisi di una singola specie animale bensì sulla registrazione, attraverso microfoni e strumentazioni estremamente sofisticate, di un paesaggio sonoro che rendesse il grado di complessità degli ecosistemi e quanto le specie animali siano interdipendenti. Oggi Monacchi sostiene di non aver tempo per fare un confronto tra le registrazioni passate e la situazione attuale, l’urgenza è quella di fissare un’impronta sonora da tramandare alle prossime generazioni prima che sia troppo tardi.
Nel 1993 il biologo E.O. Wilson ipotizzò un tasso di estinzione di 30 mila specie l’anno — 3 specie l’ora. Allora le previsioni non tenevano però conto del cambiamento climatico. Che negli ultimi anni l’estinzione delle specie animali e vegetali sia decisamente accelerata ormai è cosa nota all’interno della comunità scientifica. Così come è chiaro che le cause di questa anomalia siano da imputare sostanzialmente all’utilizzo di combustibili fossili da parte dell’uomo. Accertato il problema e le cause, oggi ci si trova a dover predisporre in fretta una soluzione per far si che gli effetti del riscaldamento globale, su scala globale, siano meno disastrosi di quanto potrebbero essere se si continuasse a inquinare con gli standard attuali.
Il lavoro di David Monacchi, così come il messaggio politico lanciato da Greta Thunberg all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, mira a sensibilizzare la classe politica e i giovani — peraltro in gran parte già cresciuti con una coscienza ambientale — e a “convertire” le generazioni più vecchie. A questo proposito Monacchi ha realizzato anche un teatro eco-acustico in grado di garantire un’immersione ancora più completa e diretta negli ecosistemi da lui studiati. Il teatro, inizialmente costruito in via sperimentale all’interno del Conservatorio G. Rossini di Pesaro, si trova oggi all’interno del museo di storia naturale Naturama, a Svendborg, in Danimarca. Ma se siete curiosi di sapere che rumore fa una foresta equatoriale al crepuscolo, il momento della giornata in cui l’attività degli animali raggiunge il suo picco, potete già farlo visitando il sito del progetto — mi raccomando fatelo, ne vale la pena. Vi renderete conto di quanto i rumori della foresta equatoriale amazzonica si differenzino dalla sua cugina africana, ma soprattutto realizzerete la perdita di biodiversità a cui stiamo andando incontro facendo finta che non stia accadendo nulla di anormale.
“Se oggi andassimo nello stesso identico luogo, nella stessa stagione, nella stessa ora del giorno e con le stesse tecnologie, la registrazione probabilmente sarebbe già più povera e meno organizzata.”
David Monacchi si riferisce a una registrazione fatta in Amazzonia nel 2002. Dopo il disastro a cui è andata incontro la foresta negli ultimi mesi — qui si può vedere la dinamica delle emissioni di monossido di carbonio prodotte dai roghi dolosi tra l’8 e il 22 agosto e registrate dall’AIRS — il tema della perdita di biodiversità è quanto mai attuale e per fortuna vede sempre meno persone — va detto purtroppo, spesso, molto potenti — opporsi alla ricerca di una soluzione. In questo senso il presidente del Brasile Jair M. Bolsonaro che dichiara sia sbagliato affermare che l’Amazzonia faccia parte del patrimonio dell’umanità rappresenta una triste eccezione.
Ascoltando il suono degli ecosistemi più vitali e fragili del nostro pianeta probabilmente non contribuiremo nell’immediato alla soluzione del problema, ci convinceremo però di quanto sia giusto, oggi, manifestare affinché cambino le priorità della politica, che non dovranno essere più focalizzate sull’espansione economica no matter what it takes, ma si dovranno concentrare sulla progettazione di un futuro sostenibile per le nuove generazioni con un’unica macro priorità: la salvaguardia ambientale.
Lo scorso 22 settembre Monacchi ha parlato di “Fragments of Extinction” a Pordenonelegge nell’ambito della conferenza “L’arca dei suoni originari.”
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